Ritrovarsi..., quando l'amore è più forte della morte

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view post Posted on 28/4/2007, 23:11
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salve a tutti/e! questa è stata la prima fic, ne ho postata poco fa un'altra ed ho deciso di aggiungere anche questa, pur avendola già conclusa altrove... spero vi piaccia!

DISCLAIMER: Harry Potter e tutti i personaggi della saga sono di proprietà di JK Rowling e di chiunque ne possieda i diritti. Questa storia non ha alcun fine di lucro, né intende infrangere alcuna legge su diritti di pubblicazione e copyright.
ATTENZIONE: tutti i personaggi di questa storia sono immaginari e non hanno alcun legame con la realtà. Qualsiasi nome e riferimento a fatti o persone reali è da ritenersi ASSOLUTAMENTE casuale.



Prologo


Quanto tempo era passato dal suo “risveglio”? Ormai mesi. Mesi in cui aveva dovuto reimparare a fare tutto: camminare, leggere, scrivere e anche parlare, perché certo era passato molto tempo dall’ultima volta. Mesi in cui aveva ripercorso con la mente i ricordi del “prima” di quel coma che lo aveva tenuto avvolto in un limbo per cinque lunghi anni… dal giorno dell’ultimo incontro con Voldemort, dalla sua vittoria che non aveva mai potuto festeggiare, che nessuno aveva festeggiato in maniera sentita, visto che, per tutti, quel giorno lui, Harry Potter il Salvatore del Mondo Magico, era morto.


*Flashback*

Il campo di battaglia era pieno di corpi senza vita e di sangue che scorreva; pochi Mangiamorte erano ancora in piedi, ma in grado di dare parecchio filo da torcere ad Auror e membri dell’Ordine della Fenice, i quali tuttavia sembravano comunque riuscire ad avere la meglio.
Harry Potter stava lottando senza risparmiarsi, temendo in cuor suo che quando fosse arrivato il momento, la fine del Lord Oscuro avrebbe decretato anche la sua: la Profezia era un’arma a doppio taglio, se da un lato poteva essere letta pensando che solo uno dei due avrebbe potuto sopravvivere, dall’altro più di una volta aveva pensato che forse la verità era che se uno dei due fosse morto, all’altro sarebbe toccata la stessa sorte.
Naturalmente anche le forze del bene avevano avuto le loro perdite; alcuni dei ragazzi di Hogwarts, membri dell’ES e poi dell’Ordine appena compiuta la maggiore età, alcuni Auror, tra cui Tonks…
La situazione era arrivata ad un momento quasi di stallo.
E poi, all’improvviso, l’arrivo di Voldemort, che fino ad allora si era tenuto nascosto chissà dove. Ed in attimo era come se il tempo avesse iniziato a scorrere troppo velocemente, Harry aveva creato una barriera attorno a lui e al suo nemico, tenendo fuori i suoi amici, i suoi compagni di battaglia e soprattutto il suo amore. Il duello decisivo era solo tra loro due e il suo destino doveva compiersi, ma nessuno a parte lui avrebbe dovuto sacrificarsi.
Al di fuori della barriera, si innalzarono le urla di Draco, Ron ed Hermione, che non riuscivano ad accettare che Harry li avesse tagliati fuori così, lasciandoli impotenti. Certo, tutti loro sapevano bene che l’amico fosse preoccupato per la loro sorte, più che per la sua, ma mai avrebbero pensato che li avrebbe protetti andando a rinchiudersi da solo in una trappola.
Mentre anche gli ultimi Mangiamorte venivano uccisi o schiantati, un urlo agghiacciante riuscì a superare la barriera. Tutti si irrigidirono e poi sentirono un boato… la barriera si infranse, e la scena che si presentò davanti agli occhi fece gelare loro il sangue nelle vene: i resti di Voldemort erano solo un ammasso indistinto, ma ciò che li sconvolse fu la vista di Harry a terra, in una pozza di sangue, esanime.
Non avrebbe più aperto gli occhi…

*Fine flashback*


Harry, invece, era stato portato in Italia, in un centro magico specializzato. Solo la McGranitt, Remus e Moody sapevano la verità, ma anche loro avevano perso le speranze, perchè i medici avevano detto che non si sarebbe mai svegliato.
Ogni tanto andavano a fargli visita, anche se vedere quel corpo immobile in un letto era straziante. Ciononostante, nemmeno una volta avevano ceduto alle richieste dei medici di mettere fine a quelle inutili sofferenze.
Il giorno in cui aveva riaperto gli occhi, un allarme collegato ad un apparecchio che registrava tutte le sue reazioni era immediatamente scattato, e un piccolo oggetto che ognuno di loro custodiva gelosamente aveva iniziato a brillare, avvisandoli che qualcosa era cambiato. Subito i tre, insieme ai medici del centro italiano, erano accorsi temendo che fosse arrivato il momento della fine.

Mai si sarebbero aspettati di aprire la porta della stanza e trovare due occhi verde speranza aperti, che li fissavano spauriti e confusi.

Era trascorso troppo tempo, la voce di Harry ci mise del tempo ad uscire, ed i muscoli ormai atrofizzati a muoversi; ma Harry non si rassegnò e sopportò tutto: il dolore, la rabbia, il senso di impotenza… anche se quando la ormai preside di Hogwarts gli raccontò cosa era successo e cosa tutto il Mondo Magico credeva, sentì qualcosa spezzarsi nuovamente dentro di sé.
Evidentemente, la potenza magica che aveva raggiunto lo aveva protetto dal suo destino di morte, costringendolo ad un lungo coma senza speranza. Ma, in un certo senso, la profezia si era comunque avverata, perché per tutta la comunità magica Harry Potter era morto, il giorno dopo la battaglia. Dichiarato morto dalle stesse persone che ora lo circondavano, attonite, viste le possibilità quasi nulle di un suo risveglio. I suoi amici, alla fine, avevano dovuto accettare la realtà ed erano andati oltre e anche “lui” si era fatto una famiglia… perché la vita inesorabilmente non aspetta e va avanti…
Su sua richiesta Remus, anche se un po’ controvoglia, gli aveva raccontato che Ron ed Hermione si erano sposati e anche Neville e Luna; Ginny e Dean invece vivevano insieme, così come, sorprendentemente, Seamus e Blaise. Sapere che i suoi amici fossero felici lo aveva riempito di gioia: la guerra aveva portato via loro molto e sperava che adesso potessero solo avere il meglio.
Ma ciò che però lo tormentava era la notizia che Draco, il suo Draco, avesse sposato Pansy… non lo biasimava certo, ma non per questo faceva meno male.
In quei mesi non si era fatto domande in proposito, ma ormai il momento in cui sarebbe potuto uscire era imminente, e cosa avrebbe fatto allora? Tornare indietro, in Inghilterra, gli sembrava improponibile, e nonostante la McGranitt gli avesse assicurato che si sarebbero inventati qualcosa, lui aveva rifiutato. Per quanto lo desiderasse con tutto il cuore, non voleva sconvolgere la vita di nessuno.
Con questi pensieri si era steso nel suo letto, ed aveva lasciato che i ricordi tornassero a galla: il suo sesto ed ultimo anno ad Hogwarts, la morte di Silente per mano di Piton, la sua fuga insieme a Draco, la rabbia e l’odio provati, i funerali, la decisione di rifugiarsi a Grimmauld Place alla fine dell’anno scolastico, la lettera che Silente gli aveva lasciato, in cui gli spiegava che anche la sua morte faceva parte di un piano più ampio, che il Professor Piton non aveva colpe se non quello di aver dovuto rispettare un doppio giuramento a Narcissa Malfoy e Silente stesso; in cui gli chiedeva di aiutare i due fuggitivi, dar loro rifugio quando si fossero presentati alla porta della sede dell’Ordine, a costo di mettersi contro tutti; in cui gli chiedeva perdono per averlo dovuto abbandonare, ma lo esortava a non lasciarsi abbattere e continuare a combattere. E ancora, il loro arrivo, il turbamento di Draco nell’apprendere che Piton facesse il doppio gioco, i lunghissimi ed estenuanti interrogatori a cui i due erano stati sottoposti, la rabbia e il dolore che si potevano leggere negli occhi di tutti, la diffidenza… e poi lo spiraglio di una possibile amicizia, le lezioni di Occlumanzia, la ricerca degli Horcruxes, l’arrivo all’Ordine anche di Blaise e Pansy che avevano chiesto aiuto alla Preside per sfuggire ai genitori e al loro destino di Mangiamorte, i rapporti ancora tesi, le sfuriate di Ron e la pazienza di Hermione che cercava di mediare, le continue missioni e gli attacchi, la guerra che stava diventando sempre più reale.
Per quanto si sforzasse, non riusciva a ricordare quando esattamente lui e Draco avevano iniziato a guardarsi con stima, quando le loro conversazioni non erano state più un susseguirsi di insulti, ma qualcosa di civile e poi sempre più piacevole; ricordava il primo bacio, quello si… era stato durante il loro primo Natale lontano dalla scuola, dalla maggior parte dei loro amici, tornati per frequentare il settimo anno. A Grimmauld Place c’erano solo lui, Ron ed Hermione; Draco, Blaise e Pansy e poi Remus, Piton, e gli altri membri dell’Ordine e naturalmente la famiglia Weasley quasi al completo. Lui e Draco avevano preso l’abitudine di incontrarsi per chiacchierare un po’, dopo che tutti erano andati a dormire e anche quella sera era stato così, si erano rifugiati sul tetto della vecchia casa, sotto i fiocchi di neve… ad un certo punto i loro sguardi si erano incatenati, e un attimo dopo si stavano baciando dolcemente.
Harry, sopraffatto dalle sensazioni fortissime, era scappato, sicuro che per Draco fosse stato solo uno sfizio, un gioco, ma l’altro l’aveva raggiunto in camera, e ne avevano parlato, e da quella notte erano diventati una coppia. Naturalmente la notizia era stata accolta in maniera contrastante, ma col passare del tempo anche Ron e Pansy, che all’inizio si erano dimostrati i più contrari a quell’unione, erano arrivati alla conclusione che i rispettivi amici erano innamorati e felici, e si erano rassegnati. L’ex-Grifondoro ricordava molto bene anche la loro prima volta; per nessuno dei due era la prima esperienza, eppure si erano ritrovati entrambi impacciati, l’uno davanti all’altro, ma lasciarsi andare ed amarsi alla fine era venuto naturale ed era stato molto dolce.

Poi era arrivato il giorno della battaglia, era marzo ormai, e tutto per lui era finito. Era riuscito a sconfiggere il Lord Oscuro, ma ad un prezzo altissimo.
Quel giorno, Harry aveva perso tutto.
Anche sé stesso.
Passare le giornate così, a fissare il soffitto della sua camera, continuando a tormentarsi per un passato che lui sentiva incredibilmente vicino, e che invece era ormai lontano cinque anni, lo aveva definitivamente convinto che l’unica cosa da fare fosse continuare a fingersi morto, per tutti quanti. E nonostante questo gli facesse male al cuore, nessuno, né la McGranitt, né Remus, riuscirono più a dissuaderlo.
Harry Potter non sarebbe stato mai più Harry Potter.
L’Italia era abbastanza lontana, e abbastanza discreta, da permettergli di ricominciare tutto daccapo, con un nome nuovo, una testa nuova, una vita nuova.
O almeno questo era quello che aveva creduto.


ringrazio fin da ora tutti coloro saranno così gentili da lasciare un loro pensiero... un grazie speciale a colei che ha Betato questa fic, ovvero Stateira
 
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view post Posted on 29/4/2007, 15:25

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mi è piaciuta davvero tanto!! complimenti!
 
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view post Posted on 29/4/2007, 16:53
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oh grazie, ma quindi l'hai già letta tutta?
 
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Capitolo 1


Mentre Harry usciva dal centro come James Black e decideva cosa fare della sua vita, a Londra molte persone continuavano a sentire la sua mancanza.
Era Novembre inoltrato, e si iniziava a respirare l’aria natalizia. Harry aveva scelto la città di Venezia per stabilirsi, almeno provvisoriamente. Era deciso a trovarsi un lavoro e rinunciare alla magia, dare un taglio netto col passato e riprendersi in mano la sua vita, o meglio quello che ne era rimasto. Solo, ma consapevole che le persone che non aveva mai smesso di amare erano in qualche modo felici.

I giorni passarono ed il Natale arrivò. Il 24 sera, in una casa ancora protetta da potenti magie, si incontrarono gli amici di un tempo. L’abitudine del trascorrere la vigilia insieme era rimasta, nonostante tutto, anche se quell’anno sulle facce di alcuni dei presenti era dipinta un’espressione diversa dal solito.
C’erano Ron ed Hermione, insieme al loro primo figlio Harry Sirius Weasley. Ron era ormai un Auror affermato, e lei una delle migliori medimaghe che il San Mungo avesse mai avuto.
Ginny e Dean, che ormai convivevano da un paio di anni e stavano progettando il loro matrimonio. Lei era ormai una famosissima giocatrice di Quidditch, mentre lui aveva aperto un locale insieme a Seamus, nella Londra babbana.
Seamus e Blaise, ormai una coppia fissa fin dalla fine della guerra; Blaise lavorava al Ministero e la sera, quando poteva, aiutava il compagno nel suo locale. Negli ultimi tempi erano diventati sempre più strani e tesi, e gli amici ne capirono il motivo solo quando Blaise aveva sputato, praticamente sotto interrogatorio, che erano in attesa di avere in affidamento un bambino.
Neville e Luna, novelli sposi, si erano trasferiti in Scozia per il lavoro di Neville, che alle dipendenze del Ministero aveva sviluppato e fatto della sua passione per l’Erbologia la sua professione, mentre Luna dirigeva da lì Il Cavillo. Era un piacere in più averli, visto che la lontananza li separava ancora di più dai loro vecchi amici.
Draco e Pansy, una coppia solo di nome. Erano sposati, ed ufficialmente risiedevano a Londra, anche se Draco, divenuto professore di Difesa alle Arti Oscure, trascorreva 9 mesi su 12 a Hogwarts. Pansy era sempre stata innamorata del biondo, ma aveva capito bene che il suo cuore era di Harry, fin quando li aveva visti scendere in cucina quella mattina di Natale di tanto tempo prima, mano nella mano. Eppure, quando lui era morto, era stata capace di donare la sua vita al ragazzo che aveva sempre amato, per dargli almeno un po’ di conforto.
Severus, il cui nome e la cui posizione erano stati riabilitati grazie alle testimonianze di tutti i presenti, era preso in una fitta conversazione con Molly e Arthur Weasley, il nuovo Ministro della Magia.
Remus, intanto, faceva scorrere il suo sguardo da Minerva e Alastor ai ragazzi, mentre la rabbia ed il senso di colpa lo invadevano sempre di più. Da quando Harry si era svegliato, non era ancora riuscito ad accettare la sua decisione. Così, richiamò l’attenzione della Preside e di Moody, e si diresse con loro in uno dei salottini di Grimmauld Place.
Appena furono dentro e la porta chiusa disse: “Dobbiamo dir loro la verità, poi saranno loro a decidere”
“Lo sai che non possiamo, dobbiamo rispettare il volere di Harry. E poi sono certa che lui si nasconderebbe…” rispose la McGranitt, accigliandosi.
Ma il licantropo ribatté: “Harry ha solo paura, ma sono sicuro che lo vorrebbe anche lui.”.
La Preside stava per rispondere, quando la porta si aprì.
Hermione li squadrò con aria cupa e leggermente allarmata.
“Vi ho sentito parlare di Harry…” soffiò.
Lupin cercò di sorridere nel modo più rassicurante possibile, ma la ragazza scosse lentamente la testa. “Cosa vuol dire esattamente che Harry HA paura?!?” insistette, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.
I tre non sapevano cosa dire, Hermione era sempre stata molto intelligente, e qualunque cosa avessero tentato di dirle, lei avrebbe capito che le stavano mentendo.
Alla fine fu lo stesso Remus a prendere la parola, raccontando velocemente la verità ad Hermione i cui occhi diventavano sempre più lucidi.
Non riusciva a crederci.
Il suo migliore amico, quello che negli ultimi cinque anni e mezzo aveva creduto morto, in realtà girovagava da solo per l’Italia.
Solo una domanda le venne alle labbra: “Come avete potuto? COME?!?”
La Preside cercò calmarla in modo da non attirare l’attenzione degli altri, dicendole: “Perché è ciò che lui ha deciso, per sé e per voi.”
“So che è difficile, ma non ha voluto sentire ragioni. E se tieni a lui come dici, dovrai tenere per te ciò che hai scoperto.”, borbottò Alastor, ma la ragazza rispose: “Come potete chiedermelo? Come posso tornare di là e guardare Ron, guardare Draco. E far finta di nulla?” mentre le lacrime finalmente trovavano sfogo.
“E’ soprattutto per Draco che Harry ha deciso di andarsene.” Spiegò dolcemente Remus. “Nemmeno io sono d’accordo con la sua scelta, ma…”
Hermione avrebbe voluto controbattere, ma una voce arrivò dal corridoio. Ron li richiamava a gran voce, protestando per la cena che si stava inesorabilmente raffreddando.
Un’ultima occhiata veloce ed i quattro si diressero nel salone, addobbato a festa.
Le foto di Harry sul camino acceso, li fissavano, gioiose e giudici: lui e Draco, lui con Ron ed Hermione, lui insieme a Remus e Sirius…
La serata passò lenta, tra chiacchiere e sguardi che ogni tanto continuavano ad intristirsi, altri che non riuscivano a soffermarsi su nulla.
Hermione non mangiò quasi nulla, e per il resto della sera fu quasi un’ombra. Sapeva che quel peso le sarebbe gravato sulle spalle per sempre, ma ancora non riusciva a decidersi a fare i conti con esso.

A chilometri di distanza, in una stanza di un albergo di Venezia, Harry Potter stava steso sul suo letto, sgranocchiando qualcosa, perso anche lui nei pensieri, in contemplazione di alcune foto, che aveva chiesto a Remus, come ricordo di una vita che ormai non c’era più.
Non poteva sapere che in quella che era, a tutti gli effetti, casa sua, e dove adesso ormai il licantropo viveva solo, le persone che lui più amava erano riunite allo stesso tavolo, né tanto meno poteva immaginare che qualcosa presto sarebbe di nuovo cambiato per lui…

Una volta rientrati a casa, Ron guardò Hermione e le chiese: “Ehi amore, mi spieghi cos’hai? E’ tutta la sera che sei strana, da quando sei tornata dal salottino con McGranitt, Alastor e Remus… è per caso successo qualcosa?”
Hermione si sforzò di sorridere. “No, tranquillo, sono solo un po’ stanca. Lo sai che il Natale mi mette sempre malinconia…”
E mentre mentiva al suo amatissimo marito, pensava che, nonostante Ron non fosse mai stato un tipo troppo sveglio, per alcune cose la conosceva davvero bene, e che davvero non sapeva se e come sarebbe mai riuscita a tenergli nascosto questo segreto. Ripensò al fatto che nemmeno Remus era molto convinto e che forse, se ne avesse riparlato con lui in privato, si sarebbe potuto fare qualcosa.

Intanto, poco distante, un’altra coppia stava avendo una discussione… Draco era arrivato alla conclusione che non poteva più costringere Pansy a vivere una vita così, e cercava di convincerla che separarsi era l’unica soluzione.
“Piccola, è già un po’ che ci penso… io non potrò mai amarti come meriti, sei come una sorella per me e niente di più, lo sai, l’hai sempre saputo. E’ una sofferenza per entrambi continuare così.”
Ma lei non voleva sentire ragioni: “Dray, perché non mi vuoi al tuo fianco? Lo sai che va bene anche così, so di non poter pretendere di più, ma per favore non allontanarmi.”
“Pansy, ormai ho deciso. Sono tre anni, ormai, non possiamo continuare a mentire a noi stessi e continuare a recitare la parte della coppietta felice, finiamola qui, per favore.”

Le vacanze erano finite troppo presto per Pansy, che vide Draco lasciare definitivamente la loro casa. Aveva già dato disposizioni perché lei avesse tutto ciò di cui aveva bisogno, e lui, intanto, avrebbe avuto tempo fino alla fine dell’anno scolastico per trovarsi un posto dove vivere, oppure sarebbe rimasto ad Hogwarts, come facevano anche altri Professori. Non poteva sapere che Pansy sarebbe corsa a confidarsi con Hermione; e non poteva sapere che Hermione avrebbe reagito correndo da Remus; così come non poteva immaginare che qualcosa di strano stava per accadergli…





Capitolo 2


Draco era da poco rientrato a scuola, si trovava insieme a tutti gli altri Professori e agli alunni in Sala Grande per il pranzo, quando entrò veloce l’unica Professoressa che raramente vi metteva piede, la Cooman, la quale gli si avvicinò quasi furtiva dicendogli: “Oggi l’Occhio mi ha mostrato il ritorno del tuo amore perduto…”.
A quelle parole la McGranitt si irrigidì impercettibilmente, mentre il ragazzo la guardò torvo.
“Che cosa vorrebbe dire” sibilò, urtato.
“Il suo corpo è lontano, ma il suo cuore è sempre al tuo fianco.” insistette la donna. Draco si rese conto che la Professoressa di Divinazione era strana, ancora più del solito, come se non fosse lei a parlare. Rabbrividì, e a mezza voce soffiò “Harry”.
“Ma il suo nome è cambiato, ha dovuto… James… James Black!”. Sibilla ebbe un sussulto violento, che spaventò il biondo. Sentendo quel nome, la Preside si alzò di scatto, rovesciando la sua sedia e facendo voltare tutti.
“Adesso basta Sibilla! Non è divertente, lascia in pace Draco, per favore”, ma il Professore notò una strana luce negli occhi della donna, come se quelle parole avessero avuto il loro effetto. Intanto la Cooman non diede segni di reazione, né di turbamento, alle dure parole della McGranitt. Si voltò, e con fare vagamente svampito, si incamminò verso l’uscita.

Subito dopo il pranzo, Draco si recò nell’ufficio della Preside.
“Oh, buon pomeriggio Draco, cosa posso fare per te?” lo accolse lei, leggermente tesa.
“Vorrei solo che mi spiegassi il perché di quella reazione a tavola, Minerva, non è da te perdere così le staffe” rispose spiccio il ragazzo, e vide che la donna non riusciva a guardarlo a lungo negli occhi, “Niente, solo non voglio che continui a torturare te e la memoria di Harry, tutto qui”, mormorò lei, senza convinzione.
“Tutto qui eh? Sei proprio sicura che non ci sia altro?”
“Cosa vuoi che ci sia, non le darai credito, vero?”
“Come potrei? Siete stati tu, Remus ed Alastor a vedere il corpo senza vita di Harry. E non ci avreste mai mentito, giusto?”
“No, infatti. E adesso scusami, ma ho da fare” e detto questo la donna congedò il Professore, che prima di uscire le comunicò che forse quell’estate sarebbe rimasto al castello, visto che lui e Pansy avevano deciso di divorziare, lasciandola completamente scioccata.
Draco tornò nella sua stanza con una strana sensazione, ed una vocina che gli ronzava in testa.
Le parole di Sibilla lo avevano scosso, su questo non c’era alcun dubbio, e presto si ritrovò a pensare a tanti piccoli dettagli, che da soli gli erano parsi insignificanti: in effetti, era qualche mese che si sentiva impazzire, ogni notte sognava Harry, il suo Harry che lo chiamava, che gli diceva che non aveva mai smesso di amarlo e che avrebbe voluto tornare da lui, ma che non si sarebbe mai messo in mezzo alla felicità sua e di Pansy. In effetti, erano stati quei sogni a convincerlo che era arrivato il momento di mettere fine alla sua finta vita coniugale. Ed ora, questa “cosa”; era come se tutto gli stesse gridando che Harry fosse vivo, ma non era possibile. Eppure, eppure dopo più di cinque anni, una sensazione di confusione, mescolata alla speranza era improvvisamente sorta nel suo cuore e lui non sapeva che fare.

Intanto, a Venezia, Harry aveva trovato lavoro come panettiere, aveva degli orari assurdi e pochissimo tempo da dedicare ad altro, ma gli andava bene così. Pensare era l’ultima cosa in cui voleva cimentarsi, e tenersi occupato era la sua via di fuga. Aveva affittato un piccolo monolocale in quella città sempre piena di turisti, e quando non era al negozio si dilettava a fare un giro in gondola oppure camminare per Piazza San Marco.
Aveva anche fatto un paio di amicizie con gli altri ragazzi che lavoravano con lui, oltre che con il proprietario della trattoria dove andava quotidianamente a mangiare. I giorni trascorrevano tranquilli, nonostante il peso sul cuore che, Harry lo sapeva, non sarebbe mai andato via. Continuava a sognare Draco, era qualche mese ormai, e sempre gli diceva che non lo aveva mai dimenticato, che lo amava sempre e che se avesse potuto sarebbe tornato da lui, ma non voleva essere un problema nel suo matrimonio con Pansy.
Avrebbe voluto avere altre notizie, un po’ si era pentito di aver chiesto a Remus, a Minerva e a Alastor di non mettersi in contatto con lui, ma doveva ricominciare da capo e per farlo doveva tagliare ogni ponte col passato, non doveva essere debole.

Quel che non poteva immaginare era che la sua dolce amica Hermione, dopo aver contattato Remus, si era recata ad Hogwarts per spiegare alla McGranitt che non sussisteva più alcun motivo per nascondere a tutti la verità. Entrambi si precipitarono nell’ufficio della donna, che appena li vide intuì il motivo della loro visita:
“Hermione, Remus…”
“Preside, ho parlato due giorni fa con Pansy…”
“So già cosa vuoi dirmi, cara, Draco mi ha avvisata che quest’estate rimarrà a scuola, vista la separazione…”
“Quindi, Minerva, capirai che adesso non c’è più motivo di continuare a tenere nascosto che Harry è vivo” aggiunse Remus “visto che il motivo principale per il quale non voleva che si sapesse era proprio perché non voleva interferire tra i due…”
“Credo che la situazione sia più complicata, Remus, come sai Harry ha deciso di rinunciare alla magia e di vivere tra i babbani e inoltre non sappiamo dove sia esattamente e…”
“Minerva, sai benissimo però che ogni tre mesi si dovrà recare al centro per un controllo, basterebbe contattare loro per sapere quando avrà il prossimo e magari farci trovare lì”, la interruppe il licantropo.
“Si, ma se solo sospettasse una nostra presenza fuggirebbe, sai benissimo che percepirebbe le nostre auree magiche!”.
“Ma potreste fargli recapitare una lettera, almeno quella la leggerebbe!” propose allora la ragazza.
“In verità, Hermione, Harry anche su questo punto è stato categorico, nessun contatto personale né scritto, ha deciso di dare un taglio netto alla sua vita passata” disse sconsolato Remus.
“Beh, non mi interessa!” si animò la ragazza. “Gli altri devono sapere, non me ne andrò di qui finché non li avremo avvisati tutti, nessuno di noi si lascerà intimorire dalla testardaggine di Harry e sono sicura che se anche solo uno di noi si recasse in Italia, lui non scapperebbe, perché siamo i suoi amici!”
“Hermione…” tentò la Preside, ma la ex-Grifondoro non la fece terminare.
“Chiama lei gli altri o devo farlo io?”

Nello stesso istante, Harry sentì come un dolce tepore avvolgerlo… era a lavoro e si disse che era stata solo la sua immaginazione, o forse il calore del forno, eppure qualcosa gli diceva che non era così, ma cosa mai poteva essere quella strana sensazione? Non riusciva a spiegarselo, era come una carezza.

Un’ora più tardi, nell’ufficio della Preside di Hogwarts, si trovarono riunite le stesse persone che avevano passato la vigilia insieme. Draco iniziava ad irritarsi sempre di più per tutta quella situazione, sentiva che qualcosa non andava, e sapeva anche che riguardava Harry, così, senza aspettare oltre disse: “Minerva, perché siamo tutti qui? Si può sapere cosa sta succedendo? Non c’entrerà mica quello che ha detto Sibilla? Si tratta di Harry?”
A quelle parole tutti spalancarono gli occhi ed Hermione non riuscì a trattenersi: “Cosa ha detto la Cooman?”
Fu però Piton, ancora all’oscuro di tutto, a spiegare della patetica esibizione della Professoressa di Divinazione, non potendo immaginare quanto la donna in questo caso avesse avuto ragione.
Hermione e Remus a quel punto esplosero: “Che cosa?!?”,
Ma mentre il licantropo iniziò a tremare di rabbia, la bruna continuò: “Che cosa ci voleva di più per convincersi?! DEVONO sapere!!”
I ragazzi, e soprattutto Draco e Ron, la guardarono allibiti – cosa sapeva che loro ignoravano? – e a quel punto la Preside non poté più fingere: “Severus, Molly, Arthur, ragazzi… lo so che la notizia vi sconvolgerà, ma Harry è…”
E detto questo iniziò a raccontare tutta la storia.
 
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°-° Lady Slytherin °-°
view post Posted on 4/5/2007, 00:13




L'ho già etta l'ho già letta ^^ E mi è piaciuta molto ^^
 
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view post Posted on 16/5/2007, 22:47
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Capitolo 3


“… ed ha i suoi motivi per aver preso questa decisione, che sono personali, e quindi non starò qui a discuterne con voi.” terminò severamente la Preside.
Draco camminava per la stanza avanti e indietro, trattenendosi appena dall’esplodere.
Ron piangeva silenziosamente stringendo a sé Ginny.
Luna e Neville si tenevano per mano e non riuscivano a proferire parola.
Blaise cercava di calmare il tremore di Seamus, senza però riuscirci molto bene visto che a stento riusciva a controllare il proprio.
Pansy stava a testa bassa, come persa nei suoi pensieri.
Molly guardava suo marito, che stringeva i pugni, e poi Minerva, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime al pensiero di quel ragazzo di nuovo solo e abbandonato a sé stesso.
Severus non riusciva a credere alle parole della donna. Era soprattutto grazie a Potter, che aveva sempre maltrattato e detestato, se adesso era libero e poteva ancora insegnare, e non poteva fare a meno di sentirsi in colpa per non aver capito tanti piccoli atteggiamenti che gli avrebbero permesso di scoprire prima la verità.
Gli altri avevano semplicemente mille pensieri per la testa.
Fu Ron a rompere il silenzio, con la voce tremante: “Hermione.”
La moglie lo guardò, sapendo cosa le sarebbe stato chiesto da lì a un momento e che la rabbia del marito sarebbe stata giustificata.
“Tu lo sapevi già, non è vero?” cercando una conferma di cui, in verità, non aveva poi molto bisogno, infatti continuò senza aspettare la risposta “Mi basta guardarti per capire che è così. Eppure non hai detto nulla, né a me né agli altri. Dimmi solo come hai potuto tenerci nascosta una cosa del genere!” alzando sempre più il tono di voce.
La ragazza iniziò balbettando un “Io…”, ma subito Remus intervenne.
“Non è colpa sua, da quando l’ha scoperto per caso a Natale, ha passato il tempo a cercare di convincere Minerva a dirvi tutto. Anche oggi, se siamo qui, è perché le ha detto chiaramente che con o senza il suo permesso vi avrebbe detto ogni cosa…”
Ma la seconda parte della frase andò quasi perduta, coperta dall’urlo di Draco: “Da Natale?!? Merlino, è trascorso quasi un mese! Come puoi averci guardato in faccia, sorridendoci come se niente fosse?!” mentre le lacrime iniziavano a scorrergli senza che se ne rendesse conto.
A quel punto anche Hermione iniziò a singhiozzare: “Mi dispiace, io… non volevo, per me è stato tremendo non potervi dire nulla, ve lo giuro… io…”
“Adesso basta.” intervenne Ginny. “Ron, Draco… non prendetevela con lei, non ci ha taciuto LEI” e dicendo questo guardò significativamente la Preside, Remus ed Alastor “la verità per più di cinque anni. E continuare a recriminare adesso non servirebbe comunque a niente. Piuttosto decidiamo cosa fare per andarci a riprendere il nostro Harry.”
“Io mi chiedo solo come avete potuto, tenervi tutto dentro per questi anni… per noi saperlo vivo avrebbe fatto un’enorme differenza e poi, quando finalmente si è svegliato lo avete lasciato andare!” aggiunse Molly, risentita.
“Molly ha ragione.” asserì Severus, stupendo non poco i presenti. “I medici avevano detto che non c’erano speranze e hanno più volte cercato di convincervi ad arrendervi, ma quando si è svegliato, perché non siete venuti subito da noi? Io davvero non capisco!”
“Perché, inizialmente, quando siamo entrati in quella stanza, convinti che fosse arrivata la fine, ed abbiamo visto che invece si era svegliato, lui non è riuscito subito a parlare; inoltre i medici ci hanno detto che avrebbe anche potuto aver dimenticato ogni cosa di sé e del suo passato, così come avrebbe potuto ricadere subito in coma. Così abbiamo aspettato per questo, poi perché… quando ha chiesto di voi e… ed ha saputo che… ecco, vedete…” Minerva incespicò nelle proprie parole, in difficoltà.
Solo allora Pansy, che era rimasta silenziosa e in disparte per tutto il tempo, parlò: “E’ perché ha saputo che io e Draco ci siamo sposati, non è vero?” la sua domanda era più un’affermazione che fece cadere il silenzio, mentre Draco spalancava gli occhi colpito da quella semplice verità, dopo aver passato l’ultima mezzora a dannarsi chiedendosi il motivo per il quale l’unico vero amore della sua vista avesse scelto consapevolmente di non tornare da lui…
*eppure lo avevo anche sognato, che sciocco che sono!* pensò.
“Io vado in Italia.” Annunciò con decisione. “A costo di setacciarla tutta, di metterci anni, lo troverò!”
“E pensi che ti lascerei andare da solo?” lo fermò Ron, quando già Draco stava per infilare la porta. “Non se ne parla nemmeno, io vengo con te! E non credo che sarò l’unico” e girandosi a guardare gli altri che immediatamente annuirono, mentre Hermione parlando per tutti aggiunse: “Veniamo anche noi, più siamo più facile sarà trovarlo; inoltre abbiamo il vantaggio di sapere che dovrà tornare al centro, quindi se proprio non dovessimo riuscirci per conto nostro vorrà dire che andremo lì… però, Preside, dovrebbe contattare i medici.”
“Bene” disse la donna, e subito si avviò al camino per contattare il centro.
Il medimago che rispose le spiegò che Harry era stato da loro la settimana prima e che, quindi, prima di altri tre mesi il Signor Potter non sarebbe tornato, ma che le avrebbe comunicato il giorno, nel momento in cui si fosse messo in contatto con loro. Minerva lo ringraziò, e sospirando si rivolse ai presenti.
“Avete sentito, no? Ci faranno sapere.”
“E tu pensi che io starò qui ad aspettare? Scordatelo! Io parto oggi stesso!”
“Ma Draco, ragiona. Potresti non concludere nulla e sprecare tempo, invece stando qui potremmo pensare ad un modo di avvicinarci a lui”
“Che vuoi dire con ‘avvicinarci a lui’?”
“Che probabilmente quando andremo al centro percepirà le nostre auree magiche, e non so se sarà molto propenso ad incontrarci, dobbiamo essere pronti anche a questo.” spiegò la Preside, cercando di mantenere un tono gentile. “Non dimenticare quanto è potente Harry. Il coma non ha certo fatto diminuire il suo potere e adesso non è più un diciassettenne, ma un ventitreenne con una forza magica senza eguali”.
A quelle parole Draco sussultò leggermente, ancora non aveva messo a fuoco questo particolare. Cercò di immaginarsi il suo Harry. Dopo tutti quegli anni, i suoi occhi sarebbero stati ancora di quel verde brillante che lui ricordava? I suoi capelli sempre spettinati? E il suo corpo? Come era cresciuto in tutto questo tempo? Si sentiva un idiota con tutti quei pensieri, ma non riusciva a farne a meno, avrebbe di nuovo stretto quel corpo a sé, avrebbe familiarizzato con le sue nuove forme… l’idea di aspettare ancora lo faceva fremere di rabbia, ma sapeva che Minerva aveva ragione. Solo, come far passare quei mesi? Poi il suo sguardo si posò su Pansy, che si era rimessa seduta, ma con gli occhi rivolti a lui e vi lesse la rassegnazione e il dolore, e si sentì egoista, perché lui in quel momento avrebbe voluto ridere di gioia, avrebbe voluto che tutto il mondo sapesse che il suo amore era vivo e che lui lo avrebbe ritrovato.
Si avvicinò a lei. “Pansy, io…”
Ma lei non lo lasciò finire, gli poso un dito sulla bocca a zittirlo e gli disse: “Non dire niente, l’ho sempre saputo… sapevo che era lui che il tuo cuore continuava ad amare. Però perdonami se non verrò con voi a cercarlo, proprio non me la sento…” e, detto questo, si alzò facendo un cenno di saluto a tutti ed uscì senza voltarsi indietro.
Ron, forse per spezzare il silenzio che era nuovamente sceso nella stanza, alzò lo sguardo, deciso “Allora Preside, ci illumini… cosa dovremmo fare secondo lei?”





Capitolo 4


Era il 10 Maggio 2004, il tempo in quei quasi quattro mesi era trascorso per tutti loro con una lentezza disarmante. Ma finalmente i medici avevano avvisato la McGranitt che Potter sarebbe stato da loro quel giorno, e avevano concordato con lei una Passaporta, che Draco aveva incantato con le sue stesse mani. Aveva tremato come un bambino, nel momento di toccarla, ma sapeva di non essere il solo.

Harry, ormai, era a pochi minuti di distanza da lui, dai suoi occhi, dalle sue braccia.

Il ragazzo in questione varcò la porta del centro tra le colline toscane, alle 11.00 di mattina precise. In quei mesi aveva cercato in tutti i modi di rifarsi una vita, il lavoro gli piaceva, e tornare a vivere come un babbano non gli era dispiaciuto affatto. Aveva fatto delle amicizie e c’era uno dei ragazzi del gruppo che aveva iniziato a mostrare un certo interesse per lui, ma si sentiva come se il cuore fosse arido, incapace di provare qualunque emozione, figuriamoci se poteva sfiorarlo l’idea di innamorarsi di nuovo.
Di notte, molti incubi tormentavano ancora il suo sonno, rendendolo agitato. I Mangiamorte che scagliavano maledizioni sui suoi amici, Draco costretto ad uccidere sua madre, lui che finalmente vendicava Sirius lanciando l’anatema mortale contro Bellatrix, Ron che si ritrovava per la prima volta davanti al fratello Percy a sua volta marchiato, Tonks che cadeva per mano di Lucius Malfoy e Remus che lo uccideva a sua volta… si svegliava urlando e sudando, ma mentre prima il suo pensiero andava a toccarsi la cicatrice, adesso quel simbolo era sparito dalla sua fronte, segno di una guerra che finalmente si era conclusa.
Ma cosa restava nel suo cuore? Dolore, tristezza, un vuoto che sentiva incolmabile, ma che, maledizione, doveva riuscire a riempire, in qualche modo. Così aveva deciso che se la visita fosse andata bene, se i medici gli avessero detto che dopo un anno poteva considerarsi completamente fuori pericolo, sarebbe ripartito…
Avrebbe trovato il modo di mettersi in contatto con Remus, avrebbe recuperato un po’ di denaro dalla sua camera blindata alla Gringott, e poi si sarebbe messo in viaggio… senza una meta precisa, solo con l’idea di “sentirsi vivo”.
Mentre la visita procedeva, iniziò a sentire un’energia magica in eccesso al di fuori della clinica. Cercò di concentrarsi e distinse chiaramente sette auree magiche che conosceva fin troppo bene ed iniziò ad agitarsi: Draco, Ron, Hermione, Ginny, Remus, Minerva e Severus… cosa ci facevano lì? E soprattutto perché c’era anche chi non sapeva che lui fosse vivo? E poi lo colse una strana agitazione… Draco era lì! E lui avrebbe voluto vederlo, stringerlo a sé, baciarlo, sentire il suo sapore… Ma la consapevolezza del non poterlo più avere, perché lui ormai era sposato con Pansy, lo ferì più di quanto potesse sopportare. Si alzò, guardando duramente il medico che lo visitava.
“Ha avvisato lei la Preside che oggi avrei fatto la visita, vero?”
“No, ma che dice…”
“E allora mi spieghi perché è qui fuori! Insieme ad altre persone che conosco e che non dovrebbero esserci!”
“Ma come…?” cercò di dire l’uomo, stupito.
Harry non lo lasciò finire: “Devo andarmene.”
“Signor Potter aspetti…”
“Il mio nome è Black, James Black e adesso mi indichi un’uscita!”
“C’è un’uscita posteriore, vi si può accedere dalle scale di emergenza”
L’ex-Grifondoro gli rivolse un’occhiata cupa. “Grazie” ringhiò.

Fuori dall’edificio, l’agitazione era alle stelle. Tutti sapevano che Harry si sarebbe sentito braccato, ed avevano paura della sua reazione… per questo erano tutti lì, davanti all’entrata, senza che nessuno riuscisse a dire solo una parola.
Draco, soprattutto, aveva un brutto, bruttissimo presentimento. Conosceva molto bene Harry, e il suo straordinario potere, e non poteva ignorare il timore che lui riuscisse già a sentirli. Se le cose stavano come temeva, allora bisognava assolutamente muoversi, e in fretta.
“Mi faccio un giro attorno all’edificio” disse, incamminandosi velocemente.

Fece il giro del centro fino a sbucare sul retro. Era molto grande ed era circondato da una bassa boscaglia. Stava per girare l’angolo quando improvvisamente avvertì una forza magica incredibile, e percorse di corsa l’ultimo metro.

Lui era lì, a non più di cinquanta metri.

La persona che da anni abitava nel suo cuore, colui per il quale avrebbe dato tutto… era diverso, era cresciuto, era diventato un giovane uomo con lunghi e mossi capelli corvini, il fisico adulto e asciutto. Quando Harry si accorse della presenza di qualcuno e si voltò, i loro occhi si incatenarono, e i cuori di entrambi persero un battito. Erano vicini come non lo erano da troppo tempo, eppure ancora troppo lontani.
Draco vide un’unica lacrima scendere sul viso di Harry, ma nel momento stesso in cui mosse i primi passi per avvicinarsi all’uomo che amava e ai suoi fantastici occhi verde smeraldo, questi si smaterializzò. E Draco gridò, con quanto fiato aveva in gola e si lasciò cadere a terra.

Poco dopo lo raggiunsero gli altri, che lo videro come fuori di sé, e cercarono in tutti i modi di attirare la sua attenzione, mentre il biondo continuava a ripetersi sempre la stessa identica frase *mi ha guardato negli occhi e se n’è andato*. Come se fosse una litania.
Severus gli si avvicinò e cercò di farlo alzare, ma lui si scostò malamente, lo guardò truce e, dando finalmente libero sfogo ai suoi pensieri, gridò: “Mi ha guardato negli occhi e se n’è andato! Non mi ha dato il tempo nemmeno di raggiungerlo o dirgli nulla. Se n’è ANDATO!!!”, per poi lasciarsi andare nell’abbraccio del Professore, mentre gli altri lo guardavano senza sapere cosa dire.

Harry si era smaterializzato direttamente a casa sua. Aveva il cuore che gli batteva freneticamente nel petto, non si era accorto di stare piangendo, non riusciva a calmarsi. Per un attimo lo aveva avuto davanti, aveva visto i suoi occhi grigio-azzurri guardarlo con amore, che lo accarezzavano con la stessa intensità che ricordava… ed aveva avuto paura… paura che se l’avesse lasciato avvicinare non sarebbe più riuscito a restare fermo nelle sue convinzioni.
Ed era scappato, lontano e si era sentito morire di nuovo. Un’altra volta. Rendendosi conto che non sarebbe riuscito a fuggire per sempre, perché quell’attimo era stato già troppo. Cosa avrebbe dovuto fare adesso?

Intanto, il gruppo partito con la speranza di riportare Harry Potter a casa, rientrò a Hogwarts con l’angoscia nel cuore… ad attenderli nell’ufficio della Preside, c’era chi era rimasto in attesa, tutti eccetto Pansy, partita per chissà dove. La notizia del fallimento della “missione” gettò tutti nello sconforto, ma Draco disse che non si sarebbe arreso e sarebbe ripartito per l’Italia l’indomani stesso, lo avrebbe ritrovato e volente o nolente, lo avrebbe riportato a casa. Quello che non potevano immaginare era che Harry, per lo stesso motivo, aveva deciso di lasciare la Penisola e spostarsi in Francia, in modo tale da rendersi di nuovo irrintracciabile… era abbastanza sicuro che gli amici a quel punto avrebbero fatto di tutto per ritrovarlo.

Tuttavia, il destino, si sa, a volte decide per noi diversamente da come avremmo voluto. Ed Harry avrebbe presto fatto un incontro inaspettato, proprio dove pensava che sarebbe stato “al sicuro”.


un grazie a chi la sta leggendo ^^
 
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moon day
view post Posted on 11/5/2012, 21:34




è davvero bella!!!!!!! voglio sapere il continuo!!!!!!!!!!!! Brava sono commossa!!!!!!!!!!! :sorry:
 
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6 replies since 28/4/2007, 23:11   158 views
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