| Capitolo 1
Mentre Harry usciva dal centro come James Black e decideva cosa fare della sua vita, a Londra molte persone continuavano a sentire la sua mancanza. Era Novembre inoltrato, e si iniziava a respirare l’aria natalizia. Harry aveva scelto la città di Venezia per stabilirsi, almeno provvisoriamente. Era deciso a trovarsi un lavoro e rinunciare alla magia, dare un taglio netto col passato e riprendersi in mano la sua vita, o meglio quello che ne era rimasto. Solo, ma consapevole che le persone che non aveva mai smesso di amare erano in qualche modo felici.
I giorni passarono ed il Natale arrivò. Il 24 sera, in una casa ancora protetta da potenti magie, si incontrarono gli amici di un tempo. L’abitudine del trascorrere la vigilia insieme era rimasta, nonostante tutto, anche se quell’anno sulle facce di alcuni dei presenti era dipinta un’espressione diversa dal solito. C’erano Ron ed Hermione, insieme al loro primo figlio Harry Sirius Weasley. Ron era ormai un Auror affermato, e lei una delle migliori medimaghe che il San Mungo avesse mai avuto. Ginny e Dean, che ormai convivevano da un paio di anni e stavano progettando il loro matrimonio. Lei era ormai una famosissima giocatrice di Quidditch, mentre lui aveva aperto un locale insieme a Seamus, nella Londra babbana. Seamus e Blaise, ormai una coppia fissa fin dalla fine della guerra; Blaise lavorava al Ministero e la sera, quando poteva, aiutava il compagno nel suo locale. Negli ultimi tempi erano diventati sempre più strani e tesi, e gli amici ne capirono il motivo solo quando Blaise aveva sputato, praticamente sotto interrogatorio, che erano in attesa di avere in affidamento un bambino. Neville e Luna, novelli sposi, si erano trasferiti in Scozia per il lavoro di Neville, che alle dipendenze del Ministero aveva sviluppato e fatto della sua passione per l’Erbologia la sua professione, mentre Luna dirigeva da lì Il Cavillo. Era un piacere in più averli, visto che la lontananza li separava ancora di più dai loro vecchi amici. Draco e Pansy, una coppia solo di nome. Erano sposati, ed ufficialmente risiedevano a Londra, anche se Draco, divenuto professore di Difesa alle Arti Oscure, trascorreva 9 mesi su 12 a Hogwarts. Pansy era sempre stata innamorata del biondo, ma aveva capito bene che il suo cuore era di Harry, fin quando li aveva visti scendere in cucina quella mattina di Natale di tanto tempo prima, mano nella mano. Eppure, quando lui era morto, era stata capace di donare la sua vita al ragazzo che aveva sempre amato, per dargli almeno un po’ di conforto. Severus, il cui nome e la cui posizione erano stati riabilitati grazie alle testimonianze di tutti i presenti, era preso in una fitta conversazione con Molly e Arthur Weasley, il nuovo Ministro della Magia. Remus, intanto, faceva scorrere il suo sguardo da Minerva e Alastor ai ragazzi, mentre la rabbia ed il senso di colpa lo invadevano sempre di più. Da quando Harry si era svegliato, non era ancora riuscito ad accettare la sua decisione. Così, richiamò l’attenzione della Preside e di Moody, e si diresse con loro in uno dei salottini di Grimmauld Place. Appena furono dentro e la porta chiusa disse: “Dobbiamo dir loro la verità, poi saranno loro a decidere” “Lo sai che non possiamo, dobbiamo rispettare il volere di Harry. E poi sono certa che lui si nasconderebbe…” rispose la McGranitt, accigliandosi. Ma il licantropo ribatté: “Harry ha solo paura, ma sono sicuro che lo vorrebbe anche lui.”. La Preside stava per rispondere, quando la porta si aprì. Hermione li squadrò con aria cupa e leggermente allarmata. “Vi ho sentito parlare di Harry…” soffiò. Lupin cercò di sorridere nel modo più rassicurante possibile, ma la ragazza scosse lentamente la testa. “Cosa vuol dire esattamente che Harry HA paura?!?” insistette, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime. I tre non sapevano cosa dire, Hermione era sempre stata molto intelligente, e qualunque cosa avessero tentato di dirle, lei avrebbe capito che le stavano mentendo. Alla fine fu lo stesso Remus a prendere la parola, raccontando velocemente la verità ad Hermione i cui occhi diventavano sempre più lucidi. Non riusciva a crederci. Il suo migliore amico, quello che negli ultimi cinque anni e mezzo aveva creduto morto, in realtà girovagava da solo per l’Italia. Solo una domanda le venne alle labbra: “Come avete potuto? COME?!?” La Preside cercò calmarla in modo da non attirare l’attenzione degli altri, dicendole: “Perché è ciò che lui ha deciso, per sé e per voi.” “So che è difficile, ma non ha voluto sentire ragioni. E se tieni a lui come dici, dovrai tenere per te ciò che hai scoperto.”, borbottò Alastor, ma la ragazza rispose: “Come potete chiedermelo? Come posso tornare di là e guardare Ron, guardare Draco. E far finta di nulla?” mentre le lacrime finalmente trovavano sfogo. “E’ soprattutto per Draco che Harry ha deciso di andarsene.” Spiegò dolcemente Remus. “Nemmeno io sono d’accordo con la sua scelta, ma…” Hermione avrebbe voluto controbattere, ma una voce arrivò dal corridoio. Ron li richiamava a gran voce, protestando per la cena che si stava inesorabilmente raffreddando. Un’ultima occhiata veloce ed i quattro si diressero nel salone, addobbato a festa. Le foto di Harry sul camino acceso, li fissavano, gioiose e giudici: lui e Draco, lui con Ron ed Hermione, lui insieme a Remus e Sirius… La serata passò lenta, tra chiacchiere e sguardi che ogni tanto continuavano ad intristirsi, altri che non riuscivano a soffermarsi su nulla. Hermione non mangiò quasi nulla, e per il resto della sera fu quasi un’ombra. Sapeva che quel peso le sarebbe gravato sulle spalle per sempre, ma ancora non riusciva a decidersi a fare i conti con esso.
A chilometri di distanza, in una stanza di un albergo di Venezia, Harry Potter stava steso sul suo letto, sgranocchiando qualcosa, perso anche lui nei pensieri, in contemplazione di alcune foto, che aveva chiesto a Remus, come ricordo di una vita che ormai non c’era più. Non poteva sapere che in quella che era, a tutti gli effetti, casa sua, e dove adesso ormai il licantropo viveva solo, le persone che lui più amava erano riunite allo stesso tavolo, né tanto meno poteva immaginare che qualcosa presto sarebbe di nuovo cambiato per lui…
Una volta rientrati a casa, Ron guardò Hermione e le chiese: “Ehi amore, mi spieghi cos’hai? E’ tutta la sera che sei strana, da quando sei tornata dal salottino con McGranitt, Alastor e Remus… è per caso successo qualcosa?” Hermione si sforzò di sorridere. “No, tranquillo, sono solo un po’ stanca. Lo sai che il Natale mi mette sempre malinconia…” E mentre mentiva al suo amatissimo marito, pensava che, nonostante Ron non fosse mai stato un tipo troppo sveglio, per alcune cose la conosceva davvero bene, e che davvero non sapeva se e come sarebbe mai riuscita a tenergli nascosto questo segreto. Ripensò al fatto che nemmeno Remus era molto convinto e che forse, se ne avesse riparlato con lui in privato, si sarebbe potuto fare qualcosa.
Intanto, poco distante, un’altra coppia stava avendo una discussione… Draco era arrivato alla conclusione che non poteva più costringere Pansy a vivere una vita così, e cercava di convincerla che separarsi era l’unica soluzione. “Piccola, è già un po’ che ci penso… io non potrò mai amarti come meriti, sei come una sorella per me e niente di più, lo sai, l’hai sempre saputo. E’ una sofferenza per entrambi continuare così.” Ma lei non voleva sentire ragioni: “Dray, perché non mi vuoi al tuo fianco? Lo sai che va bene anche così, so di non poter pretendere di più, ma per favore non allontanarmi.” “Pansy, ormai ho deciso. Sono tre anni, ormai, non possiamo continuare a mentire a noi stessi e continuare a recitare la parte della coppietta felice, finiamola qui, per favore.”
Le vacanze erano finite troppo presto per Pansy, che vide Draco lasciare definitivamente la loro casa. Aveva già dato disposizioni perché lei avesse tutto ciò di cui aveva bisogno, e lui, intanto, avrebbe avuto tempo fino alla fine dell’anno scolastico per trovarsi un posto dove vivere, oppure sarebbe rimasto ad Hogwarts, come facevano anche altri Professori. Non poteva sapere che Pansy sarebbe corsa a confidarsi con Hermione; e non poteva sapere che Hermione avrebbe reagito correndo da Remus; così come non poteva immaginare che qualcosa di strano stava per accadergli…
Capitolo 2
Draco era da poco rientrato a scuola, si trovava insieme a tutti gli altri Professori e agli alunni in Sala Grande per il pranzo, quando entrò veloce l’unica Professoressa che raramente vi metteva piede, la Cooman, la quale gli si avvicinò quasi furtiva dicendogli: “Oggi l’Occhio mi ha mostrato il ritorno del tuo amore perduto…”. A quelle parole la McGranitt si irrigidì impercettibilmente, mentre il ragazzo la guardò torvo. “Che cosa vorrebbe dire” sibilò, urtato. “Il suo corpo è lontano, ma il suo cuore è sempre al tuo fianco.” insistette la donna. Draco si rese conto che la Professoressa di Divinazione era strana, ancora più del solito, come se non fosse lei a parlare. Rabbrividì, e a mezza voce soffiò “Harry”. “Ma il suo nome è cambiato, ha dovuto… James… James Black!”. Sibilla ebbe un sussulto violento, che spaventò il biondo. Sentendo quel nome, la Preside si alzò di scatto, rovesciando la sua sedia e facendo voltare tutti. “Adesso basta Sibilla! Non è divertente, lascia in pace Draco, per favore”, ma il Professore notò una strana luce negli occhi della donna, come se quelle parole avessero avuto il loro effetto. Intanto la Cooman non diede segni di reazione, né di turbamento, alle dure parole della McGranitt. Si voltò, e con fare vagamente svampito, si incamminò verso l’uscita.
Subito dopo il pranzo, Draco si recò nell’ufficio della Preside. “Oh, buon pomeriggio Draco, cosa posso fare per te?” lo accolse lei, leggermente tesa. “Vorrei solo che mi spiegassi il perché di quella reazione a tavola, Minerva, non è da te perdere così le staffe” rispose spiccio il ragazzo, e vide che la donna non riusciva a guardarlo a lungo negli occhi, “Niente, solo non voglio che continui a torturare te e la memoria di Harry, tutto qui”, mormorò lei, senza convinzione. “Tutto qui eh? Sei proprio sicura che non ci sia altro?” “Cosa vuoi che ci sia, non le darai credito, vero?” “Come potrei? Siete stati tu, Remus ed Alastor a vedere il corpo senza vita di Harry. E non ci avreste mai mentito, giusto?” “No, infatti. E adesso scusami, ma ho da fare” e detto questo la donna congedò il Professore, che prima di uscire le comunicò che forse quell’estate sarebbe rimasto al castello, visto che lui e Pansy avevano deciso di divorziare, lasciandola completamente scioccata. Draco tornò nella sua stanza con una strana sensazione, ed una vocina che gli ronzava in testa. Le parole di Sibilla lo avevano scosso, su questo non c’era alcun dubbio, e presto si ritrovò a pensare a tanti piccoli dettagli, che da soli gli erano parsi insignificanti: in effetti, era qualche mese che si sentiva impazzire, ogni notte sognava Harry, il suo Harry che lo chiamava, che gli diceva che non aveva mai smesso di amarlo e che avrebbe voluto tornare da lui, ma che non si sarebbe mai messo in mezzo alla felicità sua e di Pansy. In effetti, erano stati quei sogni a convincerlo che era arrivato il momento di mettere fine alla sua finta vita coniugale. Ed ora, questa “cosa”; era come se tutto gli stesse gridando che Harry fosse vivo, ma non era possibile. Eppure, eppure dopo più di cinque anni, una sensazione di confusione, mescolata alla speranza era improvvisamente sorta nel suo cuore e lui non sapeva che fare.
Intanto, a Venezia, Harry aveva trovato lavoro come panettiere, aveva degli orari assurdi e pochissimo tempo da dedicare ad altro, ma gli andava bene così. Pensare era l’ultima cosa in cui voleva cimentarsi, e tenersi occupato era la sua via di fuga. Aveva affittato un piccolo monolocale in quella città sempre piena di turisti, e quando non era al negozio si dilettava a fare un giro in gondola oppure camminare per Piazza San Marco. Aveva anche fatto un paio di amicizie con gli altri ragazzi che lavoravano con lui, oltre che con il proprietario della trattoria dove andava quotidianamente a mangiare. I giorni trascorrevano tranquilli, nonostante il peso sul cuore che, Harry lo sapeva, non sarebbe mai andato via. Continuava a sognare Draco, era qualche mese ormai, e sempre gli diceva che non lo aveva mai dimenticato, che lo amava sempre e che se avesse potuto sarebbe tornato da lui, ma non voleva essere un problema nel suo matrimonio con Pansy. Avrebbe voluto avere altre notizie, un po’ si era pentito di aver chiesto a Remus, a Minerva e a Alastor di non mettersi in contatto con lui, ma doveva ricominciare da capo e per farlo doveva tagliare ogni ponte col passato, non doveva essere debole.
Quel che non poteva immaginare era che la sua dolce amica Hermione, dopo aver contattato Remus, si era recata ad Hogwarts per spiegare alla McGranitt che non sussisteva più alcun motivo per nascondere a tutti la verità. Entrambi si precipitarono nell’ufficio della donna, che appena li vide intuì il motivo della loro visita: “Hermione, Remus…” “Preside, ho parlato due giorni fa con Pansy…” “So già cosa vuoi dirmi, cara, Draco mi ha avvisata che quest’estate rimarrà a scuola, vista la separazione…” “Quindi, Minerva, capirai che adesso non c’è più motivo di continuare a tenere nascosto che Harry è vivo” aggiunse Remus “visto che il motivo principale per il quale non voleva che si sapesse era proprio perché non voleva interferire tra i due…” “Credo che la situazione sia più complicata, Remus, come sai Harry ha deciso di rinunciare alla magia e di vivere tra i babbani e inoltre non sappiamo dove sia esattamente e…” “Minerva, sai benissimo però che ogni tre mesi si dovrà recare al centro per un controllo, basterebbe contattare loro per sapere quando avrà il prossimo e magari farci trovare lì”, la interruppe il licantropo. “Si, ma se solo sospettasse una nostra presenza fuggirebbe, sai benissimo che percepirebbe le nostre auree magiche!”. “Ma potreste fargli recapitare una lettera, almeno quella la leggerebbe!” propose allora la ragazza. “In verità, Hermione, Harry anche su questo punto è stato categorico, nessun contatto personale né scritto, ha deciso di dare un taglio netto alla sua vita passata” disse sconsolato Remus. “Beh, non mi interessa!” si animò la ragazza. “Gli altri devono sapere, non me ne andrò di qui finché non li avremo avvisati tutti, nessuno di noi si lascerà intimorire dalla testardaggine di Harry e sono sicura che se anche solo uno di noi si recasse in Italia, lui non scapperebbe, perché siamo i suoi amici!” “Hermione…” tentò la Preside, ma la ex-Grifondoro non la fece terminare. “Chiama lei gli altri o devo farlo io?”
Nello stesso istante, Harry sentì come un dolce tepore avvolgerlo… era a lavoro e si disse che era stata solo la sua immaginazione, o forse il calore del forno, eppure qualcosa gli diceva che non era così, ma cosa mai poteva essere quella strana sensazione? Non riusciva a spiegarselo, era come una carezza.
Un’ora più tardi, nell’ufficio della Preside di Hogwarts, si trovarono riunite le stesse persone che avevano passato la vigilia insieme. Draco iniziava ad irritarsi sempre di più per tutta quella situazione, sentiva che qualcosa non andava, e sapeva anche che riguardava Harry, così, senza aspettare oltre disse: “Minerva, perché siamo tutti qui? Si può sapere cosa sta succedendo? Non c’entrerà mica quello che ha detto Sibilla? Si tratta di Harry?” A quelle parole tutti spalancarono gli occhi ed Hermione non riuscì a trattenersi: “Cosa ha detto la Cooman?” Fu però Piton, ancora all’oscuro di tutto, a spiegare della patetica esibizione della Professoressa di Divinazione, non potendo immaginare quanto la donna in questo caso avesse avuto ragione. Hermione e Remus a quel punto esplosero: “Che cosa?!?”, Ma mentre il licantropo iniziò a tremare di rabbia, la bruna continuò: “Che cosa ci voleva di più per convincersi?! DEVONO sapere!!” I ragazzi, e soprattutto Draco e Ron, la guardarono allibiti – cosa sapeva che loro ignoravano? – e a quel punto la Preside non poté più fingere: “Severus, Molly, Arthur, ragazzi… lo so che la notizia vi sconvolgerà, ma Harry è…” E detto questo iniziò a raccontare tutta la storia.
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