L'ambiguo malanno - L'omosessuale e la società, La mia tesina^^

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°Lily°
view post Posted on 25/6/2008, 18:58




Per inaugurare la sezione ho pensato di postare qui la mia tesina di maturità se a qualcuno interessasse.
Visto che comunque tratta dell'omosessualità pensavo potesse essere inerente alla sezioneXD

Buona lettura ai pazzi che decidono di provarla XD

Copertina:




SPOILER (click to view)
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L’ Ambiguo Malanno
L’omosessuale e la società




Indice:
Introduzione
Sigmund Freud: - Vita e opere
- L’omosessualità come inversione
- Cause dell’inversione
- L’omosessuale e la società
Neofreudiani: - L’omosessualità è una malattia
- La cancellazione dal registro delle malattie
Quali sono le cause dell’omosessualità? : - Teorie genetiche e biologiche
- Teorie comportamentali
L’omosessualità nell’ottica nazista : - La situazione nella Germania pre-nazista
- L’ambiguità della politica omosessuale nazista
- L’avvento di Hitler e l’inizio delle persecuzioni
- Gli omosessuali nei campi di concentramento
- Le cure e le pene
Società di tolleranza : - L’omosessualità nell’antica Grecia
- La società greca e il ruolo della pederastia
- Altri esempi nella letteratura
- L’omosessualità adulta
- La prostituzione maschile
Oscar Wilde: - The Victorian Age
- Literature: a way to express himself
- “The picture of Dorian Gray”
- The correspondence between the novel and the life
- The consequences of the novel in the Victorian society
- Traduzione
Umberto Saba: - Vita
- L’ “Ernesto”: una narrazione a sfondo autobiografico
- Un romanzo come liberazione psicologica
- “Ernesto” e la poesia
Testi in greco.


Introduzione



Il titolo di questa tesina è in realtà quello di un saggio di Eva Cantarella riguardante la condizione della donna nell’antichità greca e romana, tratto a sua volta dall’Ippolito di Euripide (vv. 616-617). Tuttavia mi è parso che questo titolo potesse adattarsi perfettamente all’argomento che mi appresto a discutere.
L’omosessualità non è certo un tema semplice da trattare perché, anche nella vita di tutti i giorni, non sai mai chi puoi trovarti di fronte e spesso intraprendere un discorso in tal senso può risultare fonte di discussioni prodigiose tra chi sostiene una tesi e chi un’altra.
Forse è proprio questo il motivo che mi ha spinta a scegliere una materia tanto scottante: è una questione di forte attualità e nonostante questo, nella storia, è sempre costantemente stata presente, anche se forse si evitava di parlarne.
Quello che voglio fare in questo testo non è tanto argomentare casualmente su un tema che si dimostra essere più vasto del previsto, ma concentrarmi proprio su un settore fondamentale, ovvero l’omosessualità maschile agli occhi dei letterati, delle comunità scientifiche, degli enti politico-amministrativi ed ovviamente degli omosessuali stessi. Per intraprendere questo argomento intendo fare non un’analisi cronologica del fenomeno ma bensì divisa in due categorie:
1. in quali occasioni e da chi l’omosessualità è stata considerata una malattia e chi ha strumentalizzato tali studi per perseguitare gli omosessuali;
2. in quali occasioni, al contrario, fu completamente accettata seppur con alcuni limiti.
E’ mia intenzione quindi ottenere un quadro generale della società di oggi dove tutte queste sfumature sono compresenti e tra loro mescolate anche se solitamente assumono forme molto più blande e meno integraliste, almeno nelle intenzioni.
Ed infine vi sarà una terza parte in cui racconterò di due personaggi che hanno vissuto in società profondamente contrarie all’omosessualità (in cui essa veniva punita col carcere) ed il loro modo per manifestare ciò che realmente si sentivano di essere.
Non ho ottenuto fonti sufficienti per descrivere anche casi in cui l’omosessualità fosse vista positivamente ed accettata come normalità senza condizioni di sorta, ma è inutile negare la mia speranza che un giorno, forse, sarà possibile scrivere della società, che oggi consideriamo contemporanea, come una luogo in cui si è iniziato a considerare l’omosessualità come un qualcosa di assolutamente normale e non nocivo né per la società stessa né per i suoi componenti eterosessuali.

SIGMUND FREUD

Vita ed Opere



Importanti furono gli studi e le considerazioni riguardanti il tema dell’omosessualità del padre della psicanalisi, Sigmund Freud anche se spesso sull’argomento il suo pensiero fu complesso e contraddittorio.
Egli nacque il 6 maggio del 1856 da una famiglia ebrea di origini modeste in Moravia. Ben presto la famiglia si trasferì a Vienna dove Freud conoscerà il dottor Joseph Breuer con cui entrerà in collaborazione nel 1887. I due studiosi avevano ipotizzato la possibilità di "depurare" i pazienti isterici dalle memorie traumatiche, solitamente di tipo sessuale, che si riteneva fossero la causa dei loro sintomi, in quanto davano origine ad un conflitto interiore inconscio tra la parte pulsionale e la morale assimilata. In base a questo modello, il medico creava le condizioni che potevano aiutare il paziente a parlare di memorie dimenticate, in modo da riportarle ad un livello cosciente. Questa situazione dava al soggetto esaminato la possibilità di "scaricare" le energie psichiche, e di conseguenza provocava la scomparsa dei sintomi. A questo punto Freud iniziò il proprio lavoro di autoanalisi che culminò nella pubblicazione della sua opera massima: “L’interpretazione dei sogni” (1900). In seguito ottenne la carica di professore all’università di Vienna e in quegli anni scrisse molte importanti opere (tra cui: Tre saggi sulla sessualità del 1905) alcune delle quali dedicano ampio spazio al suddetto tema della sessualità, compresa l’omosessualità. Nel 1933 i nazisti prendono il potere in Germania Nel 1938, dunque, Freud si trasferisce con la famiglia a Londra, dove muore l'anno seguente il 23 settembre.

L’omosessualità come inversione


Freud, nel 1935, rispondendo alla lettera di una mamma americana che gli chiedeva una terapia per il figlio gay, aveva affermato che l'omosessualità non è né una degenerazione né una colpa ma una "variante della funzione sessuale". Proprio per questo motivo Freud chiama gli omosessuali col termine di “invertiti”, perché aventi delle “pulsioni sessuali contrarie” dovute al mancato superamento del complesso di Edipo. Infatti egli riteneva che gli esseri umani sono intrinsecamente bisessuali e che le loro pulsioni omosessuali infantili rappresentino qualcosa di assolutamente normale all’interno dello sviluppo sessuale; infatti queste pulsioni, una volta sublimate, vanno a costituire la base dell’amicizia tra persone dello stesso sesso; quindi un certo grado di omosessualità è necessario per lo sviluppo di una personalità perfettamente eterosessuale.
Secondo Freud esistono tre tipi di "invertiti":
1.Gli invertiti integrali(il loro oggetto sessuale può solo essere omosessuale);
2.Gli invertiti anfigenici (ermafroditi psicosessuali,il loro oggetto sessuale può appartenere sia allo stesso sesso sia all'altro)
3.Gli invertiti occasionali (in certe condizioni esterne particolari, possono prendere per oggetto sessuale una persona del medesimo sesso).
La forma più estrema di inversione tende a manifestarsi già molto precocemente e gli individui in questione accettano tranquillamente la loro differenza. Infatti il comportamento di ogni invertito dipende dalla concezione che ha di se stesso e della propria particolarità. Alcuni infatti accettano la propria condizione come un qualcosa di assolutamente naturale e rivendicano la loro naturalezza chiedendo che sia riconosciuta come tale dalla società. Altri invece si ribellano ad essa e la avvertono come una costrizione morbosa di cui liberarsi.

Caratteri dell’inversione


L’inversione fu in un primo momento considerata come il segno di una degenerazione nervosa congenita. Questo probabilmente dipese dal fatto che i medici osservavano il fenomeno su persone che soffrivano già di disturbi nervosi. A questo punto egli si chiese se l’inversione fosse una degenerazione o fosse di natura congenita.
Ma cosa poteva essere considerato una degenerazione?
Freud si rispose che una degenerazione vi è qualora:
a. Si trovino riunite insieme molte deviazioni gravi;
b. Risultino molto alterate le capacità vitali dell’individuo.
Da questo osservò che:
1. L’inversione si manifesta in individui che non hanno altre gravi deviazioni rispetto alla normalità;
2. L’efficienza psichica di questi soggetti non risulta inferiore o menomata ma che anzi spesso uomini omosessuali si sono distinti, nella storia, per le loro capacità artistiche o per il loro genio (Platone, Leonardo, Michelangelo, etc.);
3. Non tutti gli omosessuali sono dei nevrotici.
Non bisogna considerare, quindi, gli invertiti come dei degenerati, infatti non si può parlare di degenerazione là dove non si presentino contemporaneamente parecchie gravi deviazioni dalla norma.
Il carattere congenito invece venne attribuito solo alla prima classe di invertiti per il fatto che il loro istinto sessuale non ha dimostrato, nel corso della vita, significativi cambiamenti mentre alle altre due categorie ovviamente questa spiegazione non può essere applicata.
Vi è quindi un’altra tesi, quella che vede l’inversione come un carattere acquisito dell’istinto sessuale; da qui nacquero le seguenti considerazioni:
1. In numerosi invertiti, durante l’infanzia, è intervenuta un’impressione sessuale che ha lasciato nei soggetti un effetto permanente sottoforma di tendenza all’omosessualità;
2. In molti casi è possibile indicare influenze ambientali che hanno portato alla fissazione dell’inversione.
3. L’inversione può essere eliminata dalla suggestione ipnotica il che sarebbe impossibile se l’omosessualità fosse di natura congenita.
Tuttavia bisogna tener conto che molte persone, seppur soggette alle stesse influenze sessuali, in età adulta non hanno dimostrato alcun segno di omosessualità

Cause dell’inversione


La causa fu poi parzialmente identificata, come ho già detto, nel mancato superamento del complesso di Edipo dovuto all’eccessivo attaccamento alla figura materna.
Le persone invertite attraversano, negli anni dell'infanzia, una fase di "fissazione", intensa ma breve, sulla donna (perlopiù la madre); da una parte ne idealizzano la figura classificandola come intoccabile e giungendo alla sensazione inconscia che nessuna donna possa essere toccata, dall’altra si identificano con la donna ed assumono sé stessi come oggetto sessuale, vale a dire, partendo dal narcisismo, cercano uomini simili alla loro persona che li vogliano amare come li ha amati la loro madre. La decisione sul comportamento sessuale definitivo avviene solo dopo la pubertà ed è il risultato di una serie di fattori, che sono in parte di natura costituzionale, in parte di natura accidentale. Tra i fattori accidentali c'è anche il fatto che la presenza di ambedue i genitori ha grandissima importanza. Secondo Freud quindi la mancanza di un padre forte nell'infanzia favorisce non di rado l'inversione, anche se ben sappiamo che non sempre questo avviene e non è possibile considerare tale assunto come una legge fondamentale.

L’omosessuale e la società



In un saggio del 1929, Il disagio della civiltà, Freud ritiene che la civiltà sia una tappa necessaria nel divenire dell’umanità ma che essa comporti inevitabilmente un certo grado di infelicità. Essa infatti obbliga l’uomo ad inibire molti desideri e pulsioni e a rinunciare al soddisfacimento di molte esigenze, a meno che non le possa deviare verso delle mete socialmente e moralmente accettabili (qui sta il processo di sublimazione). Le ragioni che inducono una società a reprimere la libido sono chiare : da un lato essa deve neutralizzare una forza che opera in modo individualistico e amorale, minando i presupposti stessi della convivenza civile; dall’altro la società non può fare a meno delle forze e dell’energia dei suoi membri e dunque deve obbligare ciascuno di essi ad “investire” l’energia libidica in prestazioni di tipo socialmente accettabile. Vi è quindi la necessità di reprimere gli istinti distruttivi, e la civiltà lo fa attraverso norme, divieti e permessi, metodi educativi all’interno della famiglia e poi nella scuola, nella società ecc. Però, visto che è impensabile il dominio assoluto del Super Io sull’Es, allora un certo grado di disagio, di infelicità, di sofferenza, di nevrosi è inevitabilmente connesso con la civiltà stessa. In somma, l’uomo non può sopravvivere senza civiltà ma nella civiltà non può mai vivere del tutto felice.
Ovviamente gli omosessuali non sono da meno non potendo sottrarsi alla morale. Una repressione secondo Freud si può sempre avere ma non è comunque una vera e propria repressione, infatti gli impulsi sessuali trovano espressione in altri modi che però sono dannosi al soggetto e finiscono per renderlo inutile a se stesso ed alla società. Da questa repressione nascono le nevrosi ed un progressivo impoverimento interno dell’individuo.
In conclusione secondo Freud gli omosessuali non devono essere emarginati né tantomeno derisi, la società deve imparare ad accettarli in quanto parte integrante della società stessa, essi non manifestano una personalità depravata e nel momento in cui si accettano totalmente per quello che sono saranno in grado di vivere in modo del tutto equilibrato sanando così il profondo disagio che proviene da una malsana ed inutile repressione di quegli impulsi che ormai sono parte dell’individuo stesso.



NEOFREUDIANI: L’omosessualità è una malattia



Freud aveva ipotizzato che una delle possibili cause dell’origine dell’omosessualità fosse dovuta alla figura materna durante l’infanzia. Molti psicoanalisti dopo di lui hanno pensato, e pensano tutt’ora, che questa sia individuabile come la causa più probabile. Ritenere che la non conformità sessuale sia dovuta ad un’eccessiva vicinanza alla madre è una convinzione diffusa a livello popolare; gli psicoanalisti allora, riferendo i racconti dei loro pazienti, hanno cercato di trasformare queste credenze culturali in fatti scientifici, ricadendo inevitabilmente in una pseudoscienza di origine induttiva (come direbbe Popper).
E’ stato esempio di questa tendenza Irving Bieber (1930-1991) che condusse uno studio su uomini omosessuali in analisi, ed interpretò così analiticamente i loro racconti:
La maggior parte dei genitori-H (parents of homosexual patients, ossia genitori di pazienti omosessuali) considerati nel nostro studio, viveva una relazione coniugale insoddisfacente. La maggioranza delle madri-H (madri di pazienti omosessuali) intratteneva con il proprio figlio-H una relazione troppo intima e vincolante. Nella maggior parte dei casi, si trattava del figlio preferito... in due terzi dei casi, la madre affermava chiaramente di preferire il figlio al marito, e si alleava con il figlio in caso di opposizione al coniuge. Nella metà delle situazioni analizzate, il paziente era il confidente della madre
In parole povere, egli sosteneva che nel caso dei suoi pazienti che manifestavano l’inversione dell’omosessualità, il fatto di sminuire l’autorità paterna da parte della madre costituisse un fattore che contribuiva a provocare l’omosessualità maschile. Secondo lui quindi le ‹‹migliori relazioni intergenitoriali››, ossia quelle che presentavano minori probabilità di portare all'omosessualità, corrispondevano alla situazione delle famiglie dei loro pazienti eterosessuali in cui ‹‹il padre domina senza per altro sminuire il valore della madre››. Tuttavia è risaputo che spesso gli psicoanalisti di quel periodo fossero inclini a portare avanti i valori della famiglia tradizionale in cui è presente la figura del maschio dominante, tuttavia per quanto quei valori potessero essere o meno condivisi, non si poteva certo parlare di scienza; infatti in uno studio condotto in seguito su un campione molto più vasto di omosessuali si riscontrò che non vi erano particolari correlazioni tra le dinamiche familiari durante l’infanzia e un atteggiamento omosessuale nell’età adulta.
Freud si era manifestato abbastanza scettico sul fatto di poter effettivamente mutare l’orientamento sessuale di pazienti adulti. I neofreudiani però definirono ‹‹l'omosessualità come un adeguamento biosociale e psicosessuale patologico dovuto a paure incontrollate relative all'espressione di impulsi eterosessuali. Dal nostro punto di vista, ogni omosessuale è, in realtà, un eterosessuale 'latente'›› (Bieber, 1962). Essi sostenevano che l’impulso omosessuale non nasceva da una bisessualità intrinseca (che invece Freud pensava fosse parte dello sviluppo del bambino), ma che traeva origine da un conflitto nevrotico. Fu in particolare l’opera di Charles Socarides (1922-2005) ad inquadrare l’omosessualità come prodotto di un conflitto e per questo suscettibile di un trattamento psicoanalitico e di una conseguente cura. Proponeva una concettualizzazione dell'omosessualità come adattamento neurotico, che ipotizzava potesse essere completamente "superato". In particolare, Socarides sosteneva che l'omosessualità maschile si sviluppa nei primi due anni della vita del bambino, durante la fase pre-edipale della formazione della personalitá. Egli rivide la causa principale nel rapporto conflittuale a tre tra il bambino che cerca di affermarsi come un uomo, una madre esageratamente dominante che proibisce al bambino di separarsi da lei ed un padre distante e debole che non è in grado di porsi come modello di mascolinitá per il bambino, non aiuta il bambino a separarsi dalla madre non riuscendo ad imporsi sulla figura materna. Il bambino inizia a ricorrere all'omosessualità per compiacere la madre e nello stesso tempo sfuggire da lei, cercando di incorporare fisicamente la mascolinitá che il padre gli rifiuta e la madre gli proibisce. In realtá, però, secondo Socarides, anche quando incorre in un rapporto con un altro uomo, un omosessuale è disperatamente alla ricerca della propria mascolinitá. Per questo motivo egli va aiutato a riappropriarsene attraverso un adeguato percorso analitico.

La cancellazione dal registro delle malattie



Nel 1973 l’American Psychiatric Association (APA) tuttavia prese atto dell'assenza di prove scientifiche che giustificassero la catalogazione dell'omosessualità come patologia psichiatrica, cancellandola dal suo elenco delle malattie mentali, il Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders. La decisione arrivò solo dopo un sofferto dibattito durato decenni e accelerato da un'azione di contestazione da parte di psichiatri vicini alle idee del neonato movimento di liberazione omosessuale. Tuttavia Bieber e Socarides continuarono la loro battaglia per reinserire l’omosessualità nell'elenco delle malattie mentali, fondando a tale scopo apposite organizzazioni internazionali molto attive e molto ben finanziate, in genere d'ispirazione religiosa. Tuttavia le motivazioni che avevano portato alla cancellazione erano molte e molto ben fondate, ricordiamo ad esempio:

- La limitatezza del campione studiato che aveva fatto sì che i risultati non fossero significativi.
- Errori sistematici dovuti alla selezione del campione di studio, infatti la gran parte degli studi sugli omosessuali era stata compiuta su pazienti psichiatrici, e i disturbi da essi provati erano stati attribuiti all'omosessualità senza tenere conto che le due cose potessero non essere affatto collegate. Infatti se si fosse analizzato un omosessuale psicologicamente non compromesso i risultati ottenuti sarebbero stati ben diversi. Un'altra forma di errore selettivo consisteva nell'accettazione in terapia solo di pazienti bisessuali o "sessualmente confusi", con l'esclusione degli omosessuali "confermati". In questi casi, la percentuali di "guarigioni" risultava altissima, ma solo per il fatto che le persone "in cura" non erano mai state omosessuali.
- Alcuni terapeuti sostenevano di aver raggiunto altissimi tassi di "guarigione" di omosessuali omettendo però di riferire se col passare del tempo i pazienti fossero tornati o meno al loro comportamento precedente. Alcune ricerche in tal senso andavano rivelando percentuali significative di ritorno al comportamento omosessuale.

Quali sono le cause dell’omosessualità?



Tendenzialmente possiamo suddividere le teorie esistenti in due categorie, a seconda del tipo di fattore che si ritiene determini (o predisponga) l'orientamento sessuale.
Alcune teorie fanno riferimento al cosiddetto determinismo biologico, secondo il quale sarebbero fattori biologici (ad esempio genetici o ormonali) a determinare o predisporre l'orientamento sessuale.
Le altre teorie (ad esempio la psicoanalisi), sono riconducibili al dominio della psicologia e analizzano il comportamento e l'orientamento sessuale in termini di mente o di esperienze.
Alcune teorie non ricadono però fra quelle sopra elencate perché rifiutano il concetto stesso di "tendenza omosessuale", e quindi la ricerca delle sue cause. Da un punto di vista religioso, ad esempio, esistono teorie che spiegano il comportamento omosessuale in termini di "vizio".

Teorie genetiche e biologiche



Ormoni - Per un certo periodo i ricercatori hanno sostenuto che la determinazione dell'orientamento sessuale fosse dovuta sostanzialmente alla quantità maggiore o minore di ormoni femminili (in particolare l'estradiolo) o maschili (testosterone) presenti nell'individuo nella fase prenatale, indirizzati al cervello durante la settima settimana di sviluppo. La tesi tuttavia é stata in buona parte abbandonata, in quanto ciò avrebbe significato che un'ampia percentuale di maschi, in condizioni cliniche da comportare una carenza di ormoni androgeni nella fase prenatale, sarebbe dovuta essere omosessuale, così come lo sarebbe dovuto essere ogni individuo di sesso femminile esposto in età prenatale ad un eccesso di adrogeni.

Ipotalamo - Nel 1977 Roger Gorski dell'Univerità di Los Angeles, nota che nel cervello dei topi il nucleo che determina il comportamento sessuale é più grosso nei maschi che nelle femmine, scoperta confermata anche da Laura Allen, della stessa università, la quale nel 1989 afferma che anche nel cervello umano il nucleo del comportamento sessuale (INAH-3) è diverso fra maschi e femmine. Il ricercatore olandese Dick Swaab nel 1991 rileva la presenza nel cervello umano di un altro nucleo, l'SNC, il quale non varia secondo il comportamento sessuale (maschio o femmina), ma secondo l'orientamento sessuale. Il maggior impulso alla tesi della causa ipotalamica é dato da Simon LeVay, un neuroanatomista del Salk Institute for biological studies di La Jolla, California, il quale nel 1993 pubblica una ricerca secondo cui sia l'INAH-3 di Allen che l'SNC di Swaab variano non solo a seconda del sesso, ma anche dell'orientamento sessuale. Tale tesi é però contraddetta da William Byne, il quale afferma che LeVay si é servito per arrivare a questa conclusione di cervelli di maschi omosessuali provenienti da persone ammalate di AIDS: l'ingrossamento dei due nuclei potrebbe essere infatti attribuito a disfunzioni ormonali dovute alla malattia.

Cromosomi - Il gruppo di ricerca guidato da Dean Hamer, del National Institut of Heatl, asserisce di aver individuato nella regione del cromosoma X, denominata "xq28", contenente centinaia di geni, il gene determinante l'omosessualità. Studiando l'albero genealogico materno di 114 maschi omosessuali, Hamer ha accertato che il 13,5% dei loro fratelli é gay, come pure il 7,5% dei cugini maschi e degli zii, individuando una percentuale molto maggiore rispetto a quella della media della popolazione. L'incidenza dell'omosessualità nella famiglia paterna é risultata invece nella media della popolazione. Hamer sostiene quindi che l'omosessualità sia trasmissibile solo per via materna e che responsabile sia probabilmente un gene del cromosoma X. James Watson, scopritore nel 1953 con Francis Crick del DNA, in un'intervista al Sunday Telegraph, rivendica il diritto per la madre di abortire nel caso in cui il figlio abbia imperfezioni, tra le quali nomina l'omosessualità.

Teorie Comportamentali


Ecco qui riassunte anche le teorie, già esposte dai Neofreudiani ed approfondite negli ultimi decenni anche da Joseph Nicolosi uno dei più noti esponenti nella ricerca e nella terapia dell’omosessualità, secondo le quali l’omosessualità risulta essere il sintomo di un problema emotivo e rappresenta bisogni emotivi insoddisfatti nell’infanzia, specialmente nella relazione con il genitore dello stesso sesso:
• assenza del padre
• padre insignificante e non autorevole
• padre che non ama, non ascolta e non aiuta a crescere il figlio
• assenza di modelli maschili alternativi
• una madre iper-coinvolta, intrusiva e talvolta dominante
• un ragazzo costituzionalmente sensibile, introspettivo e raffinato che è esposto ad un rischio maggiore di sentirsi carente nell'identità sessuale
• difficoltà di relazionarsi con i coetanei
• abusi sessuali subiti nell’infanzia
• interpretazione negativa della figura paterna, per aspetti caratterologici del bambino, anche se il genitore non è inadeguato.
• un precoce condizionamento dovuto ad atti sbagliati e ripetuti a un punto tale da trasformarsi in abitudini

Il bambino, per questi motivi, attua il cosiddetto "distacco difensivo" cioè rifiuta il padre come modello e in quanto maschio.

L’OMOSESSUALITA’ NELL’OTTICA NAZISTA


La situazione nella Germania Pre-Nazista
La forte ondata positivista che travolse l’Europa fin dalla metà dell’800 non risparmiò ovviamente la Germania di quegli anni. L’idea secondo cui la scienza potesse spiegare ogni avvenimento, ogni manifestazione naturale e, dall’avvento della psicanalisi, anche i fenomeni propri della psicologia umana, aveva portato ad una nuova coscienza nelle masse. Occupandosi della sessualità umana se ne studiano, come abbiamo già visto, le 'devianze', così va a crearsi la categoria clinica dell'omosessualità nel tentativo quindi di porre rimedio al male curabile dell'omosessualità e insieme di canonizzare la famiglia tradizionale. Con le spiegazioni dell'omosessualità come problema ereditario, medico, psichiatrico, si afferma la teoria dell'omofilia epidemica; la spiegazione epidemica distingue gli omosessuali attivi e passivi nella seduzione e nell'atto sessuale. Il controllo sociale cerca di occuparsi innanzitutto dell'omosessualità acquisita, a proposito della quale medici, antropologi, scienziati, studiosi delle malattie nervose, ritengono possibili cure e guarigione, mentre la cosiddetta omosessualità innata non appare curabile ma solo reprimibile.
Tuttavia la Berlino dell’Ottocento vede una crescente riappropriazione di spazi da parte degli omosessuali tedeschi, infatti nella capitale tedesca nel 1900 vi sono ben 30 bar omosessuali e tre decenni dopo si arriverà a quota 130 oltre ad una gran quantità di circoli letterari e “serate per uomini” in cui venivano allestiti spettacoli che proponevano, ad esempio, una versione omosessuale delle opere teatrali in voga a quel tempo. L’Eldorado è il locale dove la vita omosessuale si esprime maggiormente nelle sue forme più varie e stravaganti mentre anche l’omosessualità femminile comincia a farsi strada nelle notti berlinesi. Così scrive lo storico americano Gerard Koskovich:
Per gli omosessuali che fino a quel momento avevano conosciuto solo l’isolamento e l’imbarazzo, la scoperta dell’esistenza di una vita omosessuale urbana aveva talvolta l’effetto di una rivelazione. […] Il sentimento provato da molti omosessuali davanti alla libertà Berlinese traspariva dal nome dato al locale notturno omosessuale che, dagli anni Venti all’inizio degli anni Trenta, aveva assicurato le piacevoli notti della capitale tedesca […]: Eldorado. Il nome faceva ovviamente riferimento al paese mitico che i Conquistadores avevano invano cercato di scoprire. E, perché tutti potessero rendersene conto, due grandi pannelli affissi al di sopra dell’entrata proclamavano ai nuovi arrivati: “Voi l’avete trovato!”
Ma la situazione ben presto cambiò, le luci notturne, i balli dai colori sgargianti e le feste rumorose si spensero di colpo sostituiti dalla paura, come racconta Harry Straps, omosessuale berlinese testimone del cambiamento degli anni Trenta:
Ho perso molti amici. Nessuno l’ha scampata. Da parte mia sono stato così scaltro da far scomparire ogni traccia di omosessualità e ogni lettera compromettente che avrebbe potuto farmi arrestare.
Accanto ai sostenitori della tolleranza infatti, già nella Germania Pre-Nazista, vi sono i ben più numerosi attaccanti dei costumi omosessuali. Nella crociata contro l'omosessualità si distinguono non solo medici e antropologi, ma anche movimenti reazionari e di destra, difensori della moralità e della famiglia tradizionale, e le chiese, quella protestante in primo luogo. Nella Germania uscita sconfitta dalla Prima Guerra Mondiale, la fragile democrazia di Weimar si trova dilaniata dall'inflazione, dalla disoccupazione, dalla crescita di movimenti nazionalisti e reazionari, dalle tensioni sociali; l'estrema destra cresce grazie al clima d'insicurezza e di paura diffuso tra la popolazione e tra i suoi primi bersagli, dopo comunisti ed ebrei, vi sono altri gruppi disprezzati quali gli omosessuali, un ottimo bersaglio su cui sfogare frustrazioni e disagi.
Uno dei maggiori esponenti della protesta omosessuale dei primi del 900 fu il dottor Magnus Hirschfeld, fondatore del Comitato scientifico e umanitario. Egli non nega che l’omosessualità sia di fatto una malattia ma è completamente contro la discriminazione a livello penale degli omosessuali. L’articolo 175 del codice penale tedesco infatti recitava:
“Ogni individuo di sesso maschile che ha avuto un comportamento indecente con un altro individuo di sesso maschile o con un animale, o che accetti di partecipare ad attività di tale natura, verrà punito con la prigione”.
Egli ebbe anche un proficuo rapporto con Freud che non cessò mai di opporsi alla discriminazione degli omosessuali. L’intento di Magnus è quello di sottrarre l’omosessualità alla sua immagine popolare e tentare di strapparla dalla sua condanna penale, ma avrà ben pochi successi. Nel 1921, un gruppo razzista attenta alla sua vita all'uscita da una conferenza a Monaco; due anni dopo, a Vienna, Hirschfeld subisce un secondo attentato mentre giornali nazisti o simpatizzanti della destra estrema si scagliano contro locali ed esponenti omosessuali o transessuali. Particolarmente attivo contro i gay è il giornale nazista "Völkischer Beobachter" ("Osservatore Popolare"); che grida allo scandalo quando, nel 1928, Hirschfeld viene invitato in una scuola superiore a parlare del suicidio giovanile.


 L'organo ufficiale del Partito Nazista, il Volkischer Beobachter del 31 ottobre 1928. Il titolo su nove colonne recita: "Gli omosessuali come oratori nelle scuole. A Magnus Hirschfeld, il combattente per l'abolizione del l'articolo 175 è consentito parlare nelle scuole superiori. Questa è la distruzione della gioventù! Madri tedesche, donne lavoratrici volete che i vostri figli siano irretiti dagli omosessuali?"

Lo stesso anno, il partito nazionalsocialista dichiara propri nemici gli omosessuali, accusandoli di diffondere il loro "male" nella società tedesca e di intaccare la sua sana mascolinità e la sua capacità riproduttiva. Gli attacchi e le irrisioni della stampa nazista sono inequivocabili, esse difendono la virilità in quanto considerata l’unico reale mezzo su cui fare appoggio nella battaglia contro tutto ciò che minaccia il popolo tedesco e la sua purezza.

I nazisti pubblicarono, nel 1930, sul loro giornale in occasione della modifica del paragrafo 175 sopra citato un’invettiva serrata contro ogni rapporto sessuale non conforme alla normalità definendo queste “aberrazioni” come “proprie dell’animo ebreo” e legittimando così ancora una volta la loro ideologia anti-semita affiancandola a quella omofoba; insieme all'antisemitismo, l'omofobia rientra infatti nella peculiare ideologia nazionalsocialista della purezza razziale: dunque, la sodomia non è più solo un crimine, ma un attentato alla preservazione della razza ariana. Come altri partiti di destra e sostenitori di valori borghesi, i nazisti interpretano l'omofilia nell'ottica della decadenza generale favorita dalla Repubblica di Weimar e considerano quindi l'omosessualità un'aberrazione sociale. Sempre in quell’articolo del 1930 si legge che gli omosessuali “troveranno la punizione che meritano: il ceppo o l’espulsione.” Dove si esplicita per la prima volta il destino auspicato per gli omosessuali, ovvero la deportazione.
Anche gli intellettuali non fanno che avvalorare questa tesi: tra gli studiosi che considerano l’omosessualità un problema medico, si distingue il dottore danese Carl Vaernet (1893-1965), poi incaricato di svolgere esperimenti medici su cavie omosessuali nei lager, mentre il giurista Rudolf Klare propende per una spiegazione sociale epidemica. Le premesse ideologiche della persecuzione sono da lui poste al convegno di Zurigo del 1934, in cui Klare propone pene più severe e persino lo sterminio fisico, includendo per la prima volta tra gli omosessuali da perseguire anche le lesbiche, ignorate dall'articolo 175. A giustificazione della propria posizione, Klare affermerà poi nel suo libro che “ i degenerati devono essere eliminati per la purezza della razza".

L’ambiguità della politica omosessuale nazista



Ma a questa completa discriminazione e a questo profondo disprezzo verso l’omosessualità come devianza, il Partito non fu sempre fedele: quando sembra più opportuno, il Partito Nazionalsocialista attua una relativa tolleranza, ad esempio verso membri più o meno importanti del partito e nei confronti dell'esercito. Nell'ideologia nazista sono poi ambiguamente presenti alcuni aspetti omosessuali dei movimenti giovanili, quali il cameratismo, i legami con la natura, la forza fisica, l'esaltazione della bellezza corporea maschile e virile. Inoltre, all'interno delle file delle SA ("Sturm Abteilungen", i "Reparti d’Assalto") ci sono molti omosessuali, che uniscono il cameratismo alla glorificazione della mascolinità; il loro capo Ernest Röhm (1887-1934), che ha aiutato Adolf Hitler (1889-1945) a conquistare il potere, è tra i più noti omosessuali eccellenti. La sua omosessualità fu spesso utilizzata come arma di ricatto e quando i suoi nemici cercano di farlo cadere in disgrazia usando contro di lui le sue preferenze sessuali, Hitler lo difende in nome del rispetto della vita privata che nulla ha a che vedere con l'appartenenza a un gruppo di combattimento come le SA o con l'ideologia nazionalsocialista. Come a dire che morale nazista e preferenze sessuali non entrano in conflitto: lo dimostrerebbero anche la tolleranza verso l'attore e regista teatrale gay Gustaf Gründgens (1889-1963), protetto dal gerarca nazista Hermann Göring (1893-1946), e il fatto che in occasione delle Olimpiadi berlinesi del 1936 sia concessa la riapertura di alcuni bar omosessuali - anche se forse si tratta di una misura di facciata, tesa a mostrare agli ospiti stranieri una tolleranza che in realtà non esiste. Nel 1934 tuttavia, la famosa "Notte dei Lunghi Coltelli" vede l'eliminazione delle SA e del suo capo Rohm.
Allo stesso tempo, la persecuzione di alcune personalità che si oppongono al regime può avvenire con il pretesto della loro omosessualità: accade a Werner von Fritsch (1880-1939), Comandante in Capo dell'Esercito e ostile alle SS (Schutz-Staffeln, squadre di protezione): egli si trova coinvolto nei giochi di potere e di alleanza tra generali in lotta per il comando delle Forze armate, subisce un complotto in cui viene accusato di aver avuto rapporti omosessuali ed è costretto a dimettersi; una successiva inchiesta pretesa dall'Esercito dimostrerà che si è trattato di un complotto della Gestapo, ma l'indagine sarà insabbiata, mentre l'esercito che ha sempre difeso von Fritsch sarà accontentato solo con il suo proscioglimento dall'accusa di omosessualità, senza però che egli sia reintegrato al comando.
Pare, tra l’altro, che lo stesso Hitler fosse omosessuale anche se non è mai stata trovata prova certa a tali supposizioni.

L’avvento di Hitler e l’inizio delle persecuzioni



Nel 1933 Hitler è nominato cancelliere e nel 1934 il paragrafo 175 viene inasprito. Le pene detentive passano dai cinque ai dieci anni e presto anche i baci tra uomini, gli abbracci e pensino le fantasie omosessuali cadono sotto l’interdetto della legge. La delazione aumenterà e con essa gli arresti mentre gli interrogatori sotto tortura allungheranno gli schedari degli omosessuali, soprattutto di membri importanti della società in modo che il Partito riesca ad esercitare su di loro una forte pressione.
Trattando dello sterminio fisico degli omosessuali, si impone una premessa: se è innegabile il fatto che i nazisti hanno teorizzato la diversità degli omosessuali, i pericoli di cui sarebbero portatori e la conseguente necessità di perseguirli penalmente, e se essi sono giunti all'uccisione di molti omosessuali, tuttavia, essendo gli omosessuali tedeschi comunque degli ariani, i nazisti auspicano la loro 'rieducazione' alla eterosessualità, in modo da tornare a procreare per la nazione. E’ vero che la propaganda e la pubblicistica nazista hanno toni omofobi assai violenti e incitano all'eliminazione fisica degli omosessuali, ma nei fatti ogni sospettato che riesca a dimostrare la propria innocenza è rilasciato e le misure attuate sono punitive e correttive. Di fatto, comunque, l'eliminazione fisica si è verificata. La preoccupazione principale dunque dei nazisti è rivolta alla purezza ed alla sopravvivenza della razza. Heinrich Himmler infatti, nel febbraio del 1937, pronunciò un discorso di fronte ai più alti dignitari nazisti. Egli inizia il suo discorso facendo delle stime, calcola infatti che il 10% degli uomini sono omosessuali il che significa che il numero di uomini ariani in grado di procreare si riduce drasticamente. E, citando Himmler stesso, “un popolo che ha molti bambini può ambire al dominio del mondo. Un popolo di razza nobile ma che ha pochissimi bambini possiede solo un biglietto per l’aldilà.”. Per questo motivo il distogliersi dall’esigenza di procreazione è fonte o generazione di vizio e per questo va eliminata. Per Himmler nessuna tolleranza va esercitata nei riguardi di coloro che trasmettono questa “malattia contagiosa” che impedisce alla razza ariana di crescere e svilupparsi in modo da affermare il proprio dominio sul mondo. Gli omosessuali sono una minaccia mortale all’avvenire della razza eletta. Dice Himmler:
Alcuni omosessuali pensano: “Quello che faccio è affare mio, una questione puramente privata.” Tuttavia, qualsiasi cosa accada nella sfera sessuale non è di competenza solo del singolo individuo, ma riguarda la vita e la morte della nazione, significa dominio del mondo o regressione ad una debolezza politica e militare paragonabile a quella di un piccolo Stato come la Svizzera.
Inoltre Himmler tentò di delegittimare l’amore omosessuale sostenendo che dopo essere stato appena “pizzicato […] l’omosessuale racconta dunque tutto a ruota libera, con la speranza che così potrà salvare la propria pelle” concludendo quindi che “Non vi è nessuna fedeltà nell’amore tra uomo e uomo, anche se queste persone pretendono di amarsi”.
Da questo momento le retate di omosessuali diventano sistematiche ed estese a tutto il territorio tedesco. Il destino degli omosessuali ariani è esposto con chiarezza. Molti verranno catturati, imprigionati e torturati in attesa della fine. Ma molti si essi venivano posti di fronte ad un bivio, la deportazione nei campi di concentramento o la castrazione, considerata il metodo migliore per debellare la minaccia di un’espansione omosessuale che riducesse non solo le nascite ma anche la virilità della razza. Da ciò si capisce quindi che l’intento nazista non era lo sterminio totale degli omosessuali ma, come ho detto prima, una sorta di educazione e limitazione. Anche se, come vedremo, la deportazione e l’eliminazione vi furono eccome.

Gli omosessuali nei campi di concentramento



In un discorso dell'agosto 1941, Adolf Hitler dichiara che gli omosessuali sono criminali nemici della nazione, e che l'omosessualità è punibile con la morte; egli esprime poi particolare disappunto per l’estensione del fenomeno nella Gioventù Hitleriana e nelle forze di polizia. Particolarmente dure le sanzioni per le SS, che incorrono nella pena capitale, dal momento che dovrebbero essere esempio per la nazione e vegliare sulla sua moralità.
Dal 1941-42 gli omosessuali o i sospetti tali sono inviati nei campi di concentramento. Anche se la detenzione nei lager inizia per gli omosessuali già nel 1934, a Dachau e a Oranienburg; a centinaia sono poi internati soprattutto a Sachsenhausen nel 1936. Nel 1939 molti omosessuali sono deportati nel campo di concentramento di Mauthausen, in Austria ed in tanti altri campi e sottocampi sparsi per l’Europa. Essi nei lager sono identificati in un primo tempo da bracciali gialli con una "A" al centro (che sta per "Arschficker", sodomita) o dalla scritta "175" e poi da uniformi contraddistinte da triangoli rosa.
Tra il 1936 e il 1945 passano per Sachsenhausen circa 1.200 omosessuali; di questi tra il 1939 e il 1943 ne muoiono oltre 600. Non si conosce invece l'entità dei decessi in seguito a esperimenti medici volti a curarne l'omosessualità e alla castrazione.

Le cure e le pene



Gli omosessuali sono ritenuti rieducabili e per farlo viene utilizzato il lavoro nei campi di concentramento: i nazisti credono infatti che, se non tutti, molti possano essere indotti a mutare inclinazione. Pertanto, i gay sono distinti in due categorie separate: gli irriducibili e gli occasionali (distinzione riconducibile alle teorie di Freud riguardanti l’inversione). Lo sterminio può in teoria colpire solo la prima categoria considerata irrecuperabile, mentre gli omosessuali occasionali devono lavorare ed essere "guariti" costretti a frequentare prigioniere di bordello (e di essere spiati da fessure nelle pareti per verificarne i 'progressi') ed attraverso esperimenti medici volti a curarne la malattia, o con la sopra citata castrazione.

Spesso gli omosessuali vengono uccisi per il divertimento dei soldati addetti al campo che assegnano loro delle pene incredibilmente faticose che, nel momento in cui non vengono assolte, portano all’uccisione del deportato.
Nel campo di Sachsenhausen, ad esempio, una delle pene cui sono condannati i prigionieri gay consiste nel testare la durata di nuove suole sintetiche: i detenuti sono costretti a correre molto a lungo inseguiti dai cani affinché non si fermino; spesso corrono sino a cadere esausti a terra - cosa che comporta la morte certa.
Alcuni cercano di sopravvivere elargendo favori sessuali ai "Kapò" in cambio di protezione - anche se corrono sempre il rischio di essere scoperti dalle guardie e sono sempre sottoposti ai mutevoli capricci dei loro protettori, che quando si stancano di loro li mandano a morte per scegliere altri favoriti. A questo proposito riporto la testimonianza di Heinz Heger:
Non dovevo fare altro che mettermi sotto la protezione di un decano o di un kapò [..] che mi avrebbe assicurato un supplemento di cibo e che avrebbe fatto attenzione a conservarmi il mio posto. In cambio, avrei dovuto essere il suo amico, dividere con lui il letto quando lo desiderava.
Inoltre, come testimonia nella sua autobiografia il gerarca nazista Rudolf Höss (1900-1947), la notte gli omosessuali devono dormire con le mani fuori dalle coperte e con la luce accesa, in modo che sia sempre possibile controllare che non si masturbino o non si incontrino tra di loro.
Il totale annullamento dell’uomo e dell’omosessuale venne così raggiunto, in un luogo dove la sessualità non può che esprimersi come brutale egoismo ed istinto di sopravvivenza e l’uomo si riduce a snaturarsi della sua essenza per vivere, per sopravvivere.

L’omosessualità nell’antica Grecia



Per molto tempo i classicisti hanno trascurato il discorso sull’omosessualità nella Grecia antica, ma negli ultimi anni il tema è stato oggetto di indagini sempre più approfondite.
Vi sono molte testimonianze risalenti all’epoca che documentano rapporti e relazioni di natura omosessuale tra i greci. Da esse è facile dedurre che l’amore omosessuale era non solo del tutto normale, ma anche eticamente più qualificato ed idealizzato.
Esso è una pratica importata in Grecia dai Dori nell’ XI secolo e, dalle testimonianze che ci sono giunte, è palesemente infondata l’affermazione che l’omosessualità fosse socialmente riprovata o vietata dalla legge. Infatti sono giunti una gran quantità di miti riguardanti amori omosessuali, come quello di Zeus per Ganimede. Nell'Iliade di Omero, si racconta che Zeus, affascinato dalla bellezza del ragazzo, offrendo in cambio al padre una coppia di cavalli divini e un tralcio di vite d'oro, lo rapì, camuffato da aquila mentre questi stava pascolando un gregge sul monte Ida. Per questo motivo nelle opere d'arte antiche Ganimede è spesso raffigurato con un'aquila.
Con esso ve ne sono molti altri e tutti paiono confermare l’esistenza di rapporti omosessuali anche in epoca predorica. Non sono risparmiati nemmeno i poemi omerici; in essi infatti vi è una forte componente omosessuale più o meno esplicita, in cui vengono raccontate grandi amicizie, tanto intense da permetterci di credere che si tratti di rapporti di tipo amoroso, basti pensare al controverso rapporto tra Achille e Patroclo considerato di tipo amoroso sia da Eschilo sia da Platone.

La società greca e il ruolo della pederastia



La società greca può essere vista come una società organizzata e suddivisa in classi di età in cui il passaggio di un individuo da una classe ad un’altra si ottiene attraverso una serie di riti di passaggio la cui struttura è molto semplice:
L’iniziato per prima cosa deve essere allontanato dalla collettività, lontano dalla dimensione civile, per immergersi in uno stato di natura per un certo periodo di tempo al termine del quale si avrà una rinascita nella classe successiva. Ne è un esempio la società spartana.
Ma che ruolo ha l’omosessualità in tutto questo? L’omosessualità, o per meglio dire la pederastia, ha un ruolo istituzionale e didattico all’interno di questi riti. Essa diventa parte integrante del rapporto pedagogico tra adolescente ed adulto, funzionale all’educazione dei giovani greci che dall’amante prendevano le virtù di forza e virilità. A Sparta infatti, come ci viene riferito da Plutarco, i ragazzini dodicenni venivano affidati a degli “amanti” in età adulta che corrispondevano ai migliori uomini, e da questi imparavano ad essere dei veri spartiati.
A riguardo è famoso il rapporto amoroso che viene raccontato da Platone nel Simposio, riguardante la relazione amorosa tra Socrate ed Alcibiade. Alcibiade infatti, riferendosi al suo maestro, disse: “Per me nulla è più importante che divenire quanto è più possibile migliore, e io credo che per questo nessuno mi può essere di più valido aiuto che te”. Alcibiade desidera diventare l’amante di Socrate per migliorarsi e questo dimostra che gli ateniesi attribuivano all’amore omosessuale un’importante funzione pedagogica.
Si può dedurre molto riguardo al ruolo che aveva la pederastia nel mondo greco anche leggendo l’agone tra discorso giusto e discorso ingiusto ne “Le Nuvole” di Aristofane. Il discorso giusto, per difendersi dagli attacchi del suo avversario, si fa portatore dei tradizionali valori della paideia. Leggiamo infatti [vv 901-979]:
Vi dirò dunque l’antica educazione com’era, quando io fiorivo dicendo il giusto e la modestia era tenuta di conto. In primo luogo, un ragazzo non doveva sentirsi nemmeno a bisbigliare una parola; poi, dovevano sfilare per le vie in ordine, verso la casa del maestro, tutti quelli di un quartiere insieme, nudi anche se nevicava come farina da uno straccio. Poi ancora il maestro cominciava con l’insegnar loro un canto, che essi imparavano senza accavallar le cosce […]. A scuola di ginnastica poi, dovevano sedere con le gambe allungate, in modo da non mostrar nulla d’indecente a quelli che erano di fuori; e poi, alzatisi, dovevano livellar bene la sabbia e badare a non lasciar alcuna impronta della loro bellezza agli amatori. E, allora, nessun fanciullo si ungeva al di sotto dell’ombelico, cosicché i genitali fiorivano di rugiada e di pelurie, come i pomi; né alcuno, modulando mollemente la voce, si avvicinava all’amante offrendosi con lo sguardo.
[Traduzione di G. Guidorizzi]

Dalle frequenti allusioni alla sfera sessuale riguardanti i giovani discepoli del maestro e dalla loro connessione alla disciplina richiesta nelle scuole, è facile dedurre quanto tutto ciò fosse strettamente concatenato. La modestia richiesta al fanciullo si vede anche dal suo non mostrarsi, offrendosi spudoratamente all’amante e dalla sua pudicizia nei confronti degli estranei. Ma il tema pederastico è sempre costantemente presente ed accettato come del tutto normale ed anzi fondativo di una profonda formazione del giovane, non solo culturale ma anche etica ed umana.

Altri esempi nella letteratura



Callimaco, poeta ellenistico, affronta spesso questo argomento nei suoi epigrammi. In uno di essi “Il giuramento violato” leggiamo:

Calignoto ha giurato a Ionide di non tradirla
Mai con nessun altro, ragazzo o ragazza.
Ha giurato. Ma è vero quel che dicono: i giuramenti
D’amore non arrivano all’orecchio degli dei.
Ora lui brucia di passione per un ragazzo: della povera
Sposina gli importa meno di due bastoni.
[Traduzione di G. Guidorizzi]
“Ragazzo o ragazza”, dalla naturalezza con cui sono state scritte queste due parole, affiancate l’una all’altra, si percepisce quanto la situazione fosse considerata assolutamente ordinaria. Era nella normalità che un uomo si innamorasse di un ragazzo e proprio per questo motivo Calignoto giura di non farlo. Ma egli cede, ritrovandosi a bruciare di passione proprio per un ragazzo, dimentico della sua giovane moglie.

Allo stesso modo Teocrito, nel secondo Idillio, racconta di una donna abbandonata dall’amato, facendole pronunciare le seguenti parole:
Per tre volte libo e tre volte, o Signora, questo dico: Sia che una donna giace con lui, sia
anche un uomo,
tanto ne abbia oblio quanto una volta dicono che Teseo in Dia si dimenticasse di Arianna
dalla bella chioma.
[Traduzione di Raffaele Cantarella]
Ella si chiede se sia una donna o un uomo la persona che le ha portato via l’amante, quasi come se le donne fossero avvezze ad un abbandono causato da un lui invece che da una lei.

L’omosessualità adulta



Quindi: l’omosessualità era valutata positivamente solo nel momento in cui aveva una funzione pedagogica (cioè tra un adulto ed un adolescente) o era considerata normale anche fra gli adulti?
La maggioranza delle testimonianze in merito all’omosessualità tra adulti fanno intendere che essa fosse vista con sfavore. Aristofane, nelle sue commedie, ne è forse l’esempio più lampante. Egli difatti conia una serie di epiteti allusivi a relazioni omosessuali adulte contro i destinatari delle sue invettive: l’omosessualità diviene quindi uno strumento di derisione. Negli Acarnesi ad esempio, uno dei personaggi, Pseudartabas, ambasciatore del re persiano, si rivolge al protagonista Diceopoli, chiamandolo “Grecio culaperto” (“'” con ovvio intento offensivo. Oppure nelle Nuvole nel dialogo tra discorso giusto e discorso ingiusto, il primo appella il secondo dandogli del “frocio” (“”e dello “svergognato” (“”), e sono solo alcuni dei numerosissimi esempi presenti nella commedia aristofanesca. Da questo capiamo che l’omosessualità adulta non era affatto vista di buon occhio, soprattutto per quanto riguardava l’elemento passivo della coppia. Sempre nelle Nuvole leggiamo infatti che una delle pene più umilianti per un adultero era il subire una penetrazione da un ravanello; questa umiliazione è data, forse, dal fatto che nel momento in cui l’uomo subisce passivamente il rapporto sessuale egli viene assimilato alla donna che, come è ben noto, nell’antica Grecia era in una posizione di netta inferiorità rispetto all’uomo, al pari di bambini e schiavi. Da questo sentimento nasce quindi il giudizio negativo della società greca nei confronti dell’omosessualità adulta, vista come un profondo disonore e un motivo di vergogna e quindi, di conseguenza, oggetto di scherno.

La prostituzione maschile



I Greci consideravano lecita la prostituzione femminile, mentre punivano come reato quella maschile.
Le ragioni di questo non sono affatto, come ho sopra dimostrato, individuabili come prova e conseguenza del fatto che l’omosessualità fosse socialmente riprovata. Il rapporto pederastico era un rapporto non mercificabile in quanto esso era il momento privilegiato dello scambio interpersonale. Mentre i doni erano ammessi, in quanto legittimo tentativo di conquista dell’amante, la remunerazione in denaro eliminava dal legame la sua caratteristica di libera scelta in vista della propria formazione morale ed etica. La prostituzione snaturava il rapporto privandolo così della sua funzione primaria ovvero quella pedagogica riducendo il cittadino a mero oggetto che, privato della sua libertà di agire, sarà considerato indegno di partecipare alla vita della polis composta di soli uomini liberi. Egli veniva così esplulso, privato della sua decisionalità politica, attraverso la pena più grave dopo la pena di morte ovvero l’atimia.

Ma la Grecia antica fu, in qualsiasi caso, un’eccezione. La società in quasi tutti i suoi momenti storici ha criticato o malvisto l’omosessualità considerandola una devianza, una malattia o addirittura un atto punibile giuridicamente. Ecco quali furono le reazioni di due grandi letterati del passato, immersi in società ancora lontane dal raggiungimento della tolleranza.

OSCAR WILDE

The Victorian Age


"I turned half way around and saw Dorian Gray for the first time. I knew that I had come face to face with someone whose mere personality was so fascinating that, if I allowed it to do so, it would absorb my whole nature, my whole soul, my very art itself".
We are in the Victoria age, the age of progress, of moral standards proposed by the middle-class society, a time of relative peace and economic stability. The middle-class people wanted to reach the perfection of the external appearance through hypocrite way to live, the idea of respectability distinguished the middle from the lower class. So respectability was a mixture of both, morality and hypocrisy, severity and conformity to social standards. In that reality, this quote, taken from Oscar Wilde's The Picture of Dorian Gray, brimming with homosexual undertones, was considered inappropriate, very inappropriate. If the society was obsessed to show their perfect and uncompromising morality, Oscar Wilde, at the opposite, was obsessed with the perfect image creating an image of himself.
Oscar Wilde: Literature: a way to express himself
Oscar Wilde was born in 1854 and led a normal childhood. After high school, Wilde attended Oxford College and he wrote “Vera” and “The Importance of Being Earnest”. He got married with Constance Lloyd on 1884. The couple had two children together. However, the marriage began to have problems after Wilde met Robert Ross. He forced Wilde to confront the homosexual tendencies. A whole new world opened for Wilde, and his only resource in which to express this new energy was through his literary works.
In 1888, Oscar Wilde published a set of fairy tales, The Happy Prince and Other Tales and The Young King. The fairy tales were perhaps the first time Wilde introduced homosexuality in his works. For example, in the story The Happy Prince, a male bird and a statue of a Prince fall in love. Although it could be seen only like a friendship but when the bird is going to leave for Egypt, the Prince says to him, "You must kiss me on the lips, for I love you". It appears that the bird and the Prince have a relationship more deep than friendship.
Wilde had been able to put some of his homosexuality into these stories, but he was left unsatisfied and began to write his novel, The Picture of Dorian Gray.
In 1891, Wilde met Alfred "Bosie" Douglas, son of the Marquis of Queensberry, for the first time (We can see them together in the photograph). Bosie's good looks and charm captivated Wilde and they began an homosexual relationship. This was the beginning of gradual decline of Wilde's career, marriage and personal life. After some years the Marquis discovered the affair that Bosie was having with Wilde, and stormed into Wilde's club, leaving a card that read, "To Oscar Wilde posing sodomite". Bosie hated his father and therefore used his influence over Wilde to convince him to sue the Marquis for libel. Oscar didn't stand a chance. The Marquis took the best lawyers and used Wilde's homosexuality, which was illegal at the time, against him. Wilde was sentenced to two years hard labour. This torturous relationship between Bosie and Wilde is reflected superbly in Wilde's “The Picture of Dorian Gray”.
“The picture of Dorian Gray”
The novel is about Dorian, who wishes that the painting his friend Basil Hallward paints of him will grow old instead of himself. Dorian's wish is granted and he maintains his beauty and youth for years, while the painting becomes old and ugly. However, the painting takes on a deeper meaning because it becomes a manifestation of his conscience. Each sin Dorian commits causes the painting to grow more and more grotesque. Perhaps Dorian would not have become so evil if not for the influence of his friend, Lord Henry. Lord Henry convinces Dorian to live his life with the main objective to please his senses and give no thought to moral consequences. It was even Lord Henry's influence that inspired Dorian to make the wish because Henry suggested that the most important thing in life was physical beauty.
This may represent Wilde's own struggle to choose between either a socially accepted lifestyle or the supposedly wrong lifestyle of homosexuality.
The characters were structured on Wilde's inner self. As Wilde explained, "Basil Hallward is what I think I am: Lord Henry what the world thinks of me: Dorian what I would like to be- in other ages perhaps". Wilde went on later to say that Hallward represents suffering and a sacrificed artist; Lord Henry symbolizes a cynical philosopher; Dorian is equivalent to a youthful aesthete-about-town, all aspects of Wilde's own self. Once Dorian realizes what the paint really is , he follows Lord Henry's theory of pleasure over morals, and lives his life with no consideration to the consequences of his actions. He manages to drive a girl to suicide, destroy the life of the girl's brother because his sister meant everything to him, and even to kill the only person who truly loved him, Basil. In the end, Dorian is so disgusted with his painting, and therefore his soul, he attempts to destroy it with a knife. Later that day, Dorian is found dead next to the painting of his beauty while his body is old.
The correspondence between the novel and the life.
We can see that the book, published in 1891, is a prophecy about what will happen to the author himself.
The first prophecy is the intense love that Basil feels for Dorian. This was the same feeling that Wilde felt for Bosie. Bosie had the same hold on Wilde that Dorian had on Basil. After Dorian discards Basil, Basil can no longer paint masterpieces. Similarly, as soon as Wilde goes to jail and is separated from Bosie, his writing suffered greatly. Because Dorian falls in love with Henry, his actions are totally controlled by Henry's decadent influence. In this instance, Lord Henry may represent Bosie (and maybe Robert Ross), and Dorian represents Wilde. After the two met, Wilde's life and conscience were utterly destroyed by Bosie in the same way that Lord Henry destroyed Dorian's life. Bosie seduced Wilde into a crazy style of living in the same way as Lord Henry convinced Dorian to abandon all moral consideration.
We can see even that Wilde estranged his wife and family and breaks the law for mere physical pleasure. In the end, Dorian is so disgusted with his painting, and therefore his soul, he destroys it. By the end of the novel, despite all of the torture Dorian has endured, Lord Henry remains unchanged. He expresses no remorse in having corrupted the purity that once existed in Dorian, and having destroyed his life. In Wilde's own life, Bosie also remained unchanged. He too never felt ashamed or sorrowful of the corruption of Wilde that he promoted. Dorian dies a bitter man, and this is perhaps the same way Wilde felt at the end of his lifetime. The novel acted as a window to allow the reader into Wilde's life, and be able to discover the hidden homosexuality and tragedy of his life.
The consequences of the novel in the Victorian society
When the novel was first introduced into the conservative Victorian society, it was referred to as "mawkish and nauseous," "unclean," "effeminate" and "contaminating". The people of this time period were not ready for this. The society did not like this book because it forced them to look inside themselves and face the imperfections that the Victorian era was struggling to conceal. This got in the way of the Victorian society's image of perfection. The people of the Victorian age were simply not ready to confront the fact that there were ideas and concepts out there that didn’t represent their image of perfection, but could not be ignored. Wilde's novel brought to light a revelation the Victorian society was trying to avoid. Wilde should have pressed this point more in his novel, however he lacked the courage that was necessary. Wilde feared self- revelation.
During his trials, Wilde's own homosexual undertones in his writings, particularly in his novel, were used against him and helped send him to jail. While in his cell, Wilde devoted much of his time to self- examination, and thus wrote a letter to Bosie, De Profundis, explaining why Wilde could never again see Bosie. Wilde greatly regretted the shame he had brought to himself and his family and made a vow never to see Bosie again.
He died alone wishing he could change the past and amend the mistakes he made. It is almost scary how much of a self-fulfilling prophesy Wilde's novel became.
Wilde was an extraordinary writer who used his homosexuality as leverage to take his writing to a higher level. This is something a good author will do, take something within himself or herself and use it to give meaning to their writing. His fear of self- revelation forced him to find other resources to channel his homosexuality into, and he chose his writing. He was ahead of his time in the aspect that he challenged the society that he lived in to explore regions of themselves that they were trying to hide. The Victorian society wanted to make him ashamed of the way he was born, forcing him to hide who he was, when he was, in fact, an amazing individual who cleared a path for others to follow.


Traduzione:

OSCAR WILDE

L’età Vittoriana



"Mi girai a metà e per la prima volta vidi Dorian Gray". Quando I nostri occhi si incontrarono mi sentii impallidire. Fui preso da una strana sensazione di terrore. Mi rendevo conto di trovarmi di fronte ad un uomo il cui semplice fascino personale era tale che, se mi fossi lasciato andare, se glielo avessi permesso, avrebbe assorbito in sé la mia vera natura, la mia vera anima, persino la mia arte.”

Siamo nell’età vittoriana, l’età del progresso, dei precetti morali proposti dalla società medio borghese, un’era di relativa pace e di stabilità economica. La borghesia voleva raggiungere la perfezione delle apparenze esterne, attraverso un modo ipocrita di vivere e l’idea di rispettabilità distingueva questa classe da quelle più basse. La rispettabilità era una mistura di entrambi, moralità e ipocrisia, severità e conformismo al modello sociale. In questa realtà si inserisce la citazione tratta dal romanzo di Oscar Wilde, “Il Ritratto di Dorian Gray”, pieno di riferimenti velati all’omosessualità. Esso era considerato decisamente inappropriato. Se da un lato la società era ossessionata nel mostrare la loro perfetta ed ineccepibile moralità, dall’altra parte, Oscar Wilde, era ossessionato dal crearsi una personalità completamente fuori dall’ordinario.

Letteratura: un modo per esprimere se stesso



Oscar Wilde nacque nel 1854 e trascorse un’infanzia tranquilla. Dopo le scuole superiori, Wilde si sposò con Costance Lloyd, nel 1884. Insieme ebbero due bambini. In ogni caso, il matrimonio cominciò ad avere problemi quando Wilde incontro Robert Ross. Egli lo spinse ad affrontare le proprie tendenze omosessuali. Un intero nuovo mondo si aprì a Wilde e l’unica risorsa con la quale poteva esprimere questa nuova energia, era attraverso i suoi lavori letterari.
Nel 1888 Wilde, pubblicò una serie di favole,”Il Principe Felice e Altri Racconti” e “Il Giovane Re”. Le favole furono probabilmente i primi lavori in cui Wilde introdusse l’omosessualità.
Per esempio, nella storia “Il Principe Felice”, un uccellino e la statua di un Principe si innamorano. Sebbene possa apparire come una semplice amicizia, nel momento in cui l’uccellino doveva partire per l’Egitto, il Principe gli disse: “Devi baciarmi sulle labbra, perché ti amo”. Sembrava palesemente che l’uccellino e il Principe, avessero una relazione che andava ben oltre la semplice amicizia.
Wilde riuscì ad inserire parte della sua omosessualità in queste storie, ma rimase insoddisfatto e scrisse “Il Ritratto Di Dorian Gray”.
Nel 1891, Wilde incontro Alfred “Bosie” Douglas, figlio del Marchese di Queensberry; per la prima volta, la bellezza e il fascino di “Bosie” conquistarono Wilde e iniziarono una relazione omosessuale.
Questo fu l’inizio del declino della carriera di Wilde, del suo matrimonio e della sua vita personale. Dopo alcuni anni, il Marchese, scoprì la relazione di “Bosie”; irruppe nel club di Wilde e lascio un biglietto, con scritto:”A Oscar Wilde, sodomita”.
Bosie odiava suo padre e usò la sua influenza su Wilde per convincerlo a citare il marchese per diffamazione. Oscar non aveva possibilità alcuna di vincere. Il marchese convocò i migliori avvocati di cui si potesse disporre; utilizzò l’omosessualità di Wilde, che era illegale a quei tempi, contro di lui.
Wilde fu condannato per due anni ai lavori forzati.
Questa complicata relazione tra Bosie e Wilde venne riflessa nel suo capolavoro “Il Ritratto Di Dorian Gray”.

Il Ritratto Di Dorian Gray



Il romanzo racconta di Dorian un giovane ragazzo che desiderò che il suo ritratto, dipinto da Basil Hallward, invecchiasse al suo posto. Il desiderio di Dorian venne esaudito, ed egli mantenne la sua bellezza e giovinezza per anni, mentre il dipinto invecchiava e si abbruttiva. Il ritratto celava un profondo significato in quanto era diventato una manifestazione della sua coscienza. Ogni volta che Dorian commetteva un peccato, il dipinto diventava sempre più deforme e grottesco.
Forse Dorian non sarebbe diventato così malvagio, senza l’influenza del suo amico, Lord Henry. Egli convinse Dorian a vivere una vita di sfrenati piaceri, senza fargli pensare le conseguenze morali delle sue azioni. Fu lo stesso Lord Henry a portare Dorian ad esprimere quel desiderio, facendogli credere che la cosa che contava di più nella vita fosse la bellezza esteriore.
Questo potrebbe rappresentare un qualcosa di più, ovvero la lotta interiore di Wilde che stava nello scegliere fra una vita regolare socialmente accettabile o la trasgressione dell’omosessualità.
I personaggi erano strutturati secondo la personalità di Wilde stesso. Egli infatti disse: “Basil Hallward è quello che penso di essere; Lord Henry quello che il mondo pensa di me; Dorian rappresenta quello che avrei voluto essere, magari in altri tempi”. Più tardi Wilde disse che Hallward rappresentava un sacrificato e sofferente artista, Lord Henry un filosofo cinico, mentre Dorian era l’equivalente della giovinezza e nella tipica figura dell’esteta, che erano tutti aspetti che si potevano ritrovare nel carattere di Wilde.

Non appena Dorian ebbe realizzato cosa fosse veramente il dipinto, seguì le teorie di Lord Henry riguardanti la ricerca del piacere, ben lontane dalla moralità dell’epoca, e visse la sua vita senza tener conto delle conseguenze delle sue azioni. Egli portò al suicidio una ragazza e distrusse la vita del fratello della stessa. Uccise infine anche l’unica persona che realmente l’aveva amato, Basil.
Al termine del romanzo, Dorian fu così disgustato dal dipinto e dalla sua anima, che cercò di squarciare la tela con un coltello; poco dopo egli fu trovato morto vicino al suo dipinto in cui era rappresentata la sua bellezza, mentre corpo di Dorian giaceva a terra, vecchio e disfatto.

La corrispondenza fra la vita e il romanzo



Possiamo vedere nel libro, pubblicato nel 1891, la profezia di ciò che accadde all’autore stesso.
La prima “profezia” è riconducibile all’intenso amore che Basil sente per Dorian. Questo è lo stesso sentimento che Wilde provava per Bosie. Quest’ultimo aveva lo stesso controllo su Wilde, che Dorian aveva su Basil. Dopo che Dorian ebbe allontanato Basil, quest’ultimo non poté più finire il suo capolavoro. Allo stesso modo quando Wilde andò in prigione e si separò da Bosie, i suoi scritti ne risentirono molto. Inoltre, dato che Dorian si era innamorato di Henry e le sue azioni erano completamente controllate dalla sua influenza negativa, Lord Henry poteva rappresentare Bosie e in Dorian si poteva scorgere Wilde. Dopo due incontri, la vita e la coscienza di Wilde furono completamente distrutti da Bosie e allo stesso modo Lord Henry aveva distrutto la vita di Dorian.
Possiamo anche vedere che Wilde portò avanti una relazione omosessuale staccandosi da sua moglie e dalla sua famiglia e infrangendo la legge per semplice piacere personale allo stesso modo in cui alla fine Dorian, disgustato dal ritratto e dalla sua anima, lo distrugge annientando se stesso.
Alla fine del romanzo, malgrado le torture sopportate da Dorian, Lord Henry non subì alcun cambiamento. Egli non espresse affatto rimorso per aver corrotto la purezza che un tempo Dorian possedeva e per aver distrutto la sua vita. E allo stesso modo Bosie non subì alcun cambiamento dopo aver travolto la vita di Oscar. Non mostrava né disdegno né dispiacere nell’aver portato Wilde a condurre una vita ben lontana dalla tranquillità familiare.
Il romanzo è quindi strutturato come una finestra, che permette al lettore di affacciarsi sulla vita di Wilde, ed essere in grado di scoprire l’omosessualità nascosta e la tragedia della sua vita.

Le conseguenze del romanzo nella società Vittoriana



Quando il romanzo fu pubblicato nella società Vittoriana conservatrice, venne definito come, ”sporco e nauseante”, “impuro”, “effeminato” e “contaminante”. La gente di quei tempi non era pronta per una tale novità. Alla società non piacque quel libro poiché forzava i lettori a guardare dentro se stessi l’imperfezione intrinseca che l’età Vittoriana tentava invano di contrastare. La gente era semplicemente impreparata ad affrontare discorsi e tematiche che avrebbero potuto scalfire l’idea di perfezione di quell’epoca, ma che comunque non potevano essere ignorate. Il romanzo di Wilde portava alle luce ciò che l’era Vittoriana cercava di nascondere. Oscar Wilde fece molta più pressione su questo punto nel libro che non nella vita reale, nella quale gli mancava in ogni caso il coraggio, spaventato dal dover rivelare se stesso.
Durante i suoi processi, le allusioni all’omosessualità nei suoi scritti, specialmente nel romanzo, furono utilizzati per mandarlo in prigione. Durante la sua permanenza in cella, Wilde trascorse molto tempo a riflettere su se stesso e a scrivere lettere a Bosie, spiegandogli perché non avrebbe più potuto rivederlo. Wilde si rammaricò molto per la vergogna portata a se stesso e alla sua famiglia e si fece una promessa; non rivedere mai più Bosie.
Morì da solo, desideroso di poter cambiare il suo passato e scusarsi per gli sbagli che aveva commesso. Fu quasi spaventato da quanto la profezia del romanzo si stesse verificando sulla propria pelle.
Wilde era uno straordinario scrittore che con la sua omosessualità, riuscì ad elevare i suoi scritti ad un livello del tutto nuovo. Questo è quello che un bravo autore riesce a fare, prendere qualcosa dal profondo di se stessi e usarlo per dare significato ai propri scritti. La sua paura rivelatrice lo costrinse a trovare un’altra risorsa per incanalare la sua omosessualità dentro di sé e cambiare il modo di scrivere. La società Vittoriana voleva portarlo a vergognarsi del modo in cui era nato, forzandolo a nascondere ciò che era, nel momento in cui di fatto era un incredibile individuo che indicò agli altri un sentiero da seguire.

UMBERTO SABA

Vita


Un altro grande uomo la cui sessualità fu fortemente condizionata da una società benpensante e perbenista fu Umberto Saba.
Umberto Saba nasce a Trieste nel 1883 da una madre ebrea che viene abbandonata dal marito. Questo abbandono colpisce fortemente Umberto che ne soffre crescendo tra conflitti familiari ed una infanzia segnata dalla malinconia e dalla mancanza della figura paterna.
Questa mancanza porta la madre ad affidare il bambino ad una nutrice, Peppa Sabbaz; Saba viene subito conquistato dalla sua figura gioiosa ed allegra la quale lo porta ad allontanarsi dalla figura della madre causando in lui il disagio di un’ambivalenza affettiva che lo tormenterà per tutta la vita.
La carriera scolastica è alquanto irregolare, abbandona il ginnasio e frequenta solo per poco tempo l'Imperiale Regia Accademia di commercio e nautica, interrompendola per impiegarsi in una azienda commerciale. Nel 1911 sposa Lina da cui avrà una figlia. Dopo la prima guerra mondiale apre a Trieste una piccola libreria antiquaria che gli consentirà di vivere modestamente e di dedicarsi alla produzione poetica. Nel 1921 compone Il Canzoniere e dopo qualche anno Preludi, Autobiografia e I prigioni ma sua fama sarà riconosciuta con i massimi consensi solo nell'ultimo dopoguerra.
Le leggi razziali lo costringono a lasciare l'Italia e dopo un soggiorno a Parigi ritorna nel nostro paese nascondendosi presso alcuni amici a Firenze e a Roma. Nel 1953 comincia la stesura di “Ernesto”.
Il 25 agosto del 1957 muore a Gorizia.

L’ “Ernesto” : una narrazione a sfondo autobiografico



Scritto fra il maggio e il settembre del 1953 e lasciato incompiuto (volutamente dall’autore che fin dalle prime righe aveva capito che non sarebbe mai stato né pubblicato né terminato in quanto racconto, per così dire “intimo” come lui stesso lo definisce), fu pubblicato dalla figlia due decenni dopo la morte del padre. Ernesto è il romanzo della vecchiaia e della malattia di Saba e narra le vicende di un sedicenne triestino, la proiezione autobiografica dell'adolescente protagonista, e con lui le vicende dì una maturazione sessuale e umana.
Nella Trieste di fine Ottocento, Ernesto è un giovane di quasi 17 anni, figlio di una donna intristita da tempo a causa dell’abbandono da parte del marito. Egli ama leggere e suonare il violino ed è impiegato nella ditta commerciale del signor Wilder. All'inizio del romanzo, Ernesto conosce «l'uomo», un bracciante ventottenne di cui non viene mai svelato il nome con il quale intreccia una relazione. L'uomo si innamora subito del ragazzo, il quale invece sembra sempre più distratto, manifestando un crescente distacco intellettuale ad anche un crescente turbamento interiore nato dalla controversa relazione. Il loro rapporto prescinde dalle differenze sociali, come quando, nel «Secondo episodio», in un dialetto triestino addolcito e agile, Ernesto racconta al compagno le beffe da lui organizzate ai danni del signor Wilder. Tuttavia, la "vergognosa" relazione, la figura materna, debolmente austera, e l’intero clima familiare, opprimono Ernesto costringendolo in una situazione da cui sente il bisogno di liberarsi. L'episodio del barbiere Bernardo, che senza immaginarne le conseguenze emotive rade la prima peluria al ragazzo, fa scattare l'impulso a una nuova maturazione: sarà così che Ernesto conoscerà anche la Tanda, una prostituta che lo inizierà all'amore eterosessuale. Il «Quarto episodio» è il centro del libro: Ernesto scopre che il suo principale ha assunto un nuovo praticante di contabilità e decide di causare il proprio licenziamento. Oltre all'orgoglio e all'insofferenza, lo spinge la volontà di sottrarsi agli sguardi dell'uomo e ai sensi di colpa che ne derivano. Tornato a casa, Ernesto è costretto a svelare la vera regione della sua "fuga" alla madre che, inaspettatamente, lo perdona. Qui compare il breve inserto intitolato «Quasi una conclusione», nel quale Saba attribuisce alla vecchiaia e alla stanchezza la probabile impossibilità di continuare la narrazione. Segue tuttavia un «Quinto episodio», che narra del concerto di un violinista durante il quale Ernesto conoscerà Ilio, un ragazzo di 15 anni dalla cui bellezza rimarrà soggiogato. Scivolando in questa nuova "deviazione" Ernesto riuscirà a ottenere la compagnia del ragazzo e così termina il libro.

La presenza di elementi autobiografici è ineliminabile. Basti pensare ad esempio alla situazione familiare di Ernesto e Saba. Il primo vive con una madre che, abbandonata dal marito, si rivela essere molto poco incline ad effusioni affettive verso il figlio che, come egli esprime chiaramente, ne sentiva fortemente la mancanza. Allo stesso modo Saba ha vissuto con sofferenza il proprio rapporto con la madre, anch’essa fredda e distaccata nei confronti del figlio. Inoltre persino l’esperienza della nutrice è stata provata da entrambi i personaggi e per entrambi i rivolti psicologici sono stati determinanti. Saba, come Ernesto, suonava il violino, una passione presto abbandonata a causa di una “mancanza d’orecchio” che entrambi denunciano, ma anche presto soppiantata dalla dedizione e predisposizione alla poesia. Persino il percorso scolastico e lavorativo risulta essere molto simile per l’uno e per l’altro. Questa innegabile corrispondenza autobiografica non può che rivelarsi anche nella sua componente omosessuale.

Ernesto e la poesia



In questa autobiografia si possono inoltre notare numerosi agganci e riferimenti anche alla sua opera in versi, il Canzoniere. Essa infatti ne condivide alcuni temi portando alla luce certi aspetti che nella sua poesia erano rimasti in ombra. Primo fra tutti il motivo psicologico-familiare dato dalla mancanza di una figura paterna positiva e i sentimenti ambigui (forse derivati, se seguiamo le tesi dei neo-freudiani, proprio da questa sua mancanza) per coetanei di bell’aspetto e lieti che costituiscono gli snodi fondamentali anche del Canzoniere e in generale della sua opera poetica. Nel “Piccolo Berto” ad esempio leggiamo: “Mio padre è stato per me l’”assassino”, | fino ai vent’anni che l’ho conosciuto”, esattamente come la madre ripeteva sempre ad Ernesto. Ma mentre nel romanzo l’interiorità dell’autore è espressa nero su bianco la poesia è ricca di reticenze ed allusioni che non ne permettono la comprensione. Inoltre molte figure e situazioni raccontate nell’Ernesto erano in precedenza già state messe in versi. Si può pensare alla poesia “A mia zia Regina” di cui riporto i primi versi: Non trova il primo mio vagito alcuna
Grazia, un sorriso dalla madre mia;
e deserta di padre era la cuna.
Tu sì v’accorri, in già stanca vecchiezza,
tu sola fata benefica e zia,
su me chinata con nuova dolcezza.
Difatti il canzoniere è abitato dal mito dell’infanzia, ed in esso Saba la esprime tutta, completa delle sue mancanze e dei suoi dolori. Nell’Ernesto viene compiuto il passo successivo: ad essere raccontata è soprattutto l’adolescenza dell’ormai vecchio Saba, anche se in alcune poesie del Canzoniere è possibile rinvenire altre similitudini col romanzo. Ne è esempio la poesia “La fonte” facente anch’essa parte del canzoniere. Essa esprime i complessi d’inferiorità del ragazzo che, sentendosi troppo alto, interpreta negativamente le risa delle fanciulle in fila alla fontana, credendole di scherno quando invece erano d’imbarazzato apprezzamento:
tutti gli sguardi eran per lui: d’un tratto
un fremito provò, come a contatto
indicibile, e più non bevve, il rosso
sangue tutto fuggì dalla sua faccia.
Suonò beffardo il coro
Delle giovani risa a quel pallore,
pur fu guardato amorosamente.
Questa probabilmente fu una reale esperienza vissuta da Saba in quanto ne troviamo un corrispettivo nell’Ernesto quando il ragazzo, dopo aver avuto un rapporto sessuale con una prostituta, assetato si reca ad una fonte attirando su di sé le medesime risatine nervose delle ragazze recatesi a prendere l’acqua.

Un romanzo come liberazione psicologica
( l’episodio della confessione )



Scritto negli ultimi anni della sua vita, il romanzo ebbe per Saba la funzione di una grande liberazione psicologica. L'istintività e il candore mostrati dal protagonista costituiscono la modalità con cui l'autore, ormai vecchio, confida le tendenze, altrimenti inconfessabili, di tutta la sua vita. Inserendo nel racconto commenti e ammonizioni all'immaginario lettore, Saba svela la continuità fra le decisive esperienze fisiche e sentimentali della propria adolescenza e i tanti enigmi delle sue opere. Ed è solo attraverso la sua attività letteraria che egli è riuscito ad esprimere pienamente se stesso, senza lasciare in ombra alcuna parte di sé. Si tratta come di una confessione, una sorta di richiesta di assoluzione, seppur vissuta con bonaria accettazione da parte dell’autore in un “libretto” in cui il sadismo viene rovesciato in comicità (l’episodio in cui l’uomo vuole picchiare il giovane ma alla fine avviene l’esatto contrario), mentre l’innocenza della sensualità si mostra in una chiarezza limpida e reale.
Alquanto significativo in questo senso risulta essere l’episodio della confessione di Ernesto alla madre in quanto, a mio parere, è possibile rivedere lo stesso processo di svelamento della propria interiorità che l’autore ha compiuto nello scrivere il romanzo.
La narrazione ha come punto centrale la confessione dell’esperienza omosessuale di Ernesto, difatti questo episodio si rivelerà essere un punto di svolta nella vita del protagonista in quanto segnerà una tappa fondamentale nella trasformazione interiore raccontata dal romanzo. Nel momento in cui egli si confida con la madre è come se le nuove “spinose” esperienze vissute dal ragazzo venissero alla luce, ponendosi sotto un occhio esterno in grado di giudicare e punire. Si tratta tuttavia di una confessione del tutto spontanea da parte di Ernesto che non viene costretto a parlare dalla madre ma segue un suo istinto dettato dall’impossibilità di mantenere ancora a lungo quel segreto. Ed è soprattutto in questo che vedo una corrispondenza con l’operazione di Saba stesso. Una liberazione, uno sfogo, ad una realtà che forse era stata troppo opprimente e troppo a lungo.


Bibliografia:
•Cesare L. Musatti : “Freud”, Universale Scientifica Boringhieri
• Sigmund Freud : “Psicoanalisi e sessualità”, Newton Compton Editori
•Jack Drescher : " Il "caso" omosessualità", KOS n.174 (marzo 2000), pp.60-65. Traduzione di Elena Fossati dell'originale "Psychoanalysis and homosexuality at the postmodern millennium".
• Matt Ridley : “Genoma”, Instar Libri
• Jean Le Bitoux : “Triangolo rosa”, Manni Editore
• Eva Cantarella : “L’ambiguo malanno”, Einaudi Scuola
• Giulio Guidorizzi : “La letteratura greca”, Einaudi Scuola
• Magda Santangelo : “L’omosessualità”, Xenia
• Spiazzi, Tavella : “Only Connect…” vol. E, Zanichelli
• Oscar Wilde : “The Picture Of Dorian Gray”
• Umberto Saba : “Ernesto”, Einaudi
• Anselmi, Fenocchio, Raimondi : “Tempi e immagini della letteratura” vol. 6, Mondadori

Edited by °Lily° - 25/6/2008, 20:28
 
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***Ina***
view post Posted on 26/6/2008, 12:47




sarò sincera...ho letto solo la copertina XD
scherzo...ho letto anche il ritratto di dorian gray :sisi:
bella l'idea di fare la tesina sull'omosessualità *_*
 
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in CocaCola veritas
view post Posted on 26/6/2008, 13:08




wow *O*

lily, sei un genio u_u

lo sai che *quando tra 3 anni toccherà a me* avevo pensato a fare una tesina del genere? O__O oscar wilde, l'omosessualità nell'antica grecia e renoir..? OçO
 
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°Lily°
view post Posted on 26/6/2008, 13:50




io lo avevo già deciso da 3 anni XD

Potrebbe sembrare che ho rubato l'idea alla mia co-founder, Laura che si è diplomata 2 anni fa. Tuttavia non è vero XD in pratica un giorno prima che si diplomasse stavamo parlando in msn e abbiamo detto:
Lei:"ho deciso di fare la tesina sull'omosessualità"

io: O.O

Lei: "Perchè?"

io: Perchè ci avevo pensato anche io

e bastaXD il nostro problema è che abbiamo la tendenza a leggerci nei reciproci cervelli ^^
E quindi quando è arrivato il mio momento anche io ho fatto l'amata tesina, facilitata perchè avevo la sua come modelloXD

che ne pensate della copertina? a me sembra un po' inquietante XD
 
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.hoL ~
view post Posted on 26/6/2008, 17:19




La copertina è fantastica.

Lily, l'ho letta tutta ed è assolutamente stupenda, ti giuro.

L'idea è magnifica e tu sei stata davvero brava *___*

Complimenti, davvero.
 
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† Ran's Revenge †
view post Posted on 26/6/2008, 17:39




grandiosa ** grandiosa tesina!!!!


per me tutti gli utenti del mischief dovrebbero fare la tesina partendo dal tema dell'omosessualità! è_é
 
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.:*Caline*:.
view post Posted on 26/6/2008, 18:38




CITAZIONE (.hoL ~ @ 26/6/2008, 18:19)
La copertina è fantastica.

Lily, l'ho letta tutta ed è assolutamente stupenda, ti giuro.

L'idea è magnifica e tu sei stata davvero brava *___*

Complimenti, davvero.

:quoto: :quoto: :quoto: :quoto: :quoto: :quoto:
 
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°Lily°
view post Posted on 28/6/2008, 10:44




CITAZIONE (.hoL ~ @ 26/6/2008, 18:19)
La copertina è fantastica.

Lily, l'ho letta tutta ed è assolutamente stupenda, ti giuro.

L'idea è magnifica e tu sei stata davvero brava *___*

Complimenti, davvero.

ehm... grazie ma non esageriamo daiXD
 
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† Ran's Revenge †
view post Posted on 28/6/2008, 12:23




vedi che ha ragione XD è stata una lettura interessantissima. le teorie di freud ad esempio non le conoscevo.

complimentoni!
 
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°Lily°
view post Posted on 29/6/2008, 10:15




ah ehm... okXD

cmq se volete fare anche voi la tesina sull'omosessualità saccheggiate pure^^ anche senza chiedermi, tanto per quel che me ne fregaXD
 
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.hoL ~
view post Posted on 29/6/2008, 13:03




Ahahahah XD Okey sarà fatto :P
 
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10 replies since 25/6/2008, 18:58   631 views
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