Ok, allora.
Questa è la mia fic di Harry Potter.
Diciamo che è dal 2002 che ci lavoro sopra - non scrivendola, ovviamente (XD se no dovrebbe avere 378549367432 capitoli °°'). Bhe, ma non sto qui ad annoiarvi. Questa è diciamo la versione 0.2, spero abbia più fortuna della 0.1 e di avere più tempo per seguirla.
Il rating è NC17/rosso/comevoletechiamarlo ed è ovviamente SLASH. I parings sono vari ed eventuali (anche se io l'ho sempre pensata come un'Harry/Draco, ecco perchè è qui).
Copre entrambe le generazioni, per cui sia quella di James che quella di Harry.Segue il canon fino a Goblet of Fire.
Dispone di varie side.
Bhe, mo iniziamo
.
Partenza
=TRIMURTI=
-siamo-
The Eternal Triangle.
---- Daily ChronicleNon è tutto oro quel che luccica.
Vero.
Ma è vero anche il contrario.
Non è tutto non-oro quello che non luccica.
Che poi il senso sarebbe lo stesso.
Guarda bene negli occhi di una persona prima di lanciare sentenze a destra e a manca.
E se io guardo i suoi occhi chiari, vedo quelli di un demone che sogna.
Deve averci guardato anche lui, perché vedo che capisce. Lui lo capisce come pochi qui dentro.
Deve aver guardato anche nei miei, perché non fa come gli altri, che mi si fiondano sopra o se ne stanno a diversi metri di distanza. No.
Lui percorre il bordo del mio spazio privato e si siede sul ciglio; sa esattamente quanto sono lunghi i suoi aculei. Non sa quanto apprezzo questo. O forse sì.
Solo due di loro ci sono arrivati, a dove mettersi. Lui è uno. L'altro è diverso; l'altro non mi ha guardato. Pareva già lo sapesse per istinto.
Nessun altro si è preso la briga di guardarmi. I suoi occhi chiari non si soffermano su di me più di tanto. Ma i suoi occhi scuri mi osservano, e capiscono. E l’altro, l’altro guarda e sa.
E io? Io guardo, ma cosa capisco?
Guardo i suoi occhi scuri, ma cosa vedo?
E' un secondo demone che sogna, oppure è il riflesso del primo che mi confonde?
...
Penso che qui mi troverò bene.
Era anche ora.
+ TRIMURTI -siamo- +Prima Tappa
=PERSONE NORMALI=
-siamo-
And was Jerusalem builded here
among these dark Satanic mills?
--- W.Blake, "The Land of Dreams"Pioveva.
Meglio, diluviava.
La pioggia cadeva incessantemente sugli studenti, che correvano disperati sul binario 9 e ¾, cercando di salire sul treno con i bagagli il più in fretta possibile; come spesso succede in quei casi, però, tutta la confusione che ne scaturì non fece che aggravare la situazione, con scontri, ostruzioni e problemi vari.
‘Cominciamo bene!’, esclamò un ragazzino dai capelli neri, già seduto sull’Hogwarts Express, guardando il cielo plumbeo, fuori dal finestrino. ‘Non siamo nemmeno partiti che la mia proverbiale sfiga già colpisce!’, rise, per poi lasciarsi cadere all’indietro sullo schienale del sedile, sbuffando.
‘Proverbiale sfiga? Ricordami di starti il più distante possibile, in futuro.’, rispose un altro ragazzo, mettendo la testa dentro, oltre la porta aperta. ‘Per ora, comunque, temo dovrò stare qui con te. Gli altri posti sono già occupati.’
Il primo lo osservò attentamente: doveva avere all’incirca la sua età; era piuttosto basso, con i capelli scuri spettinati e due enormi occhi neri, sottolineati dal paio di occhiali dalle lenti rotonde che portava.
‘Eh, grazie, bell’appoggio. Comunque, prego, fa come se fossi a casa tua. Oh, a proposito, io sono Sirius. Sirius Black.’
‘Mh... James Potter. Anche tu in prima?’, chiese il nuovo arrivato sorridendo educatamente.
‘Senza dubbio.’, rise Sirius. ‘E aspetta che arrivi. Ve la rovescio da cima a fondo, questa scuola.’
‘Prego?’, chiese l’altro divertito, sollevando scetticamente un sopracciglio.
‘Devi sapere, caro il mio James Potter, che hai davanti a te il miglior Complottatore Di Scherzi & Affini Ai Danni Del Prossimo che la storia ricordi. Aspetta che ci metta piede, ad Howgtarts, e poi vedi cosa ti combino. Sentirai presto parlare di me -- anche se mi starai a distanza!’, proclamò con fervore Sirius, stringendo il pugno della mano destra e sollevandolo verso l’alto.
James finì di sistemare il proprio bagaglio e si sedette nel posto davanti a Sirius, mentre un sorrisetto poco affidabile gli spuntava in volto.
‘Interessante. Comunque, guarda che si chiama Hogwarts.’
‘Whoops. Va be’, che differenza fa? Sentirai parlar di me lo stesso.’, tagliò corto l’altro, agitando una mano.
‘Mh... Di origini Muggle, suppongo?’, chiese James, sorridendo divertito.
‘Yup, l’hai detto! Mi è arrivata la lettera di invito qui a scuola solo un mese fa. Mh... Che mi dici di questa... Howgarts, allora?’, annuì Sirius, dimostrandosi molto interessato e probabilmente anche un po’ preoccupato.
‘Che dovrei dirti? Non che ne sappia molto. Comunque, direi che la sola cosa di cui dovremmo preoccuparci noi per ora è la Cerimonia dello Smistamento.’
‘Che sarebbe? Illuminami.’, non appena Sirius disse questo, si sentì un enorme boato e lo scompartimento venne inondato di luce.
‘Quel fulmine ti ha preso in parola...’ ridacchiò James, ‘Pare proprio che porti sfiga. Va bhe... Comunque, ci sono 4 Casate ad Hogwarts. Tutti gli studenti sono sorteggiati in una di queste quattro, anche se non ho ancora capito bene perché; comunque, le Casate prendono nome dai quattro Fondatori, Helga Hufflepuff, Godric Gryffindor, Salazar Slytherin e Rowena Ravenclaw.’
‘E che differenza fa?’
‘Non ne vedo l’utilità, ma avranno i loro motivi. Forse è solo per il Quiddich. Comunque, girano voci sulle caratteristiche di ciascuna casa... In Hufflepuff ci stanno quelli non propriamente brillanti. In Gryffindor, quelli che agiscono senza pensare. In Ravenclaw, i sapientoni. In Slytherin, quelli che farebbero di tutto per il potere... Comunque, questo è un modo educato di esporre la situazione.’
‘E quelli... Come dire... Normali... Dove stanno?’, chiese Sirius, deglutendo nervosamente.
‘Non ne ho la più pallida idea. Comunque, gira anche un’altra versione, secondo la quale, in Gryffindor vanno quelli coraggiosi, in Hufflepuff quelli pazienti, in Slytherin quelli concentrati sui loro obiettivi, e in Ravenclaw quelli particolarmente intelligenti e studiosi.’, proseguì James, agitando una mano con fare sapiente.
‘Conosci una qualsiasi versione che includa una Casata per Persone Normali?’, chiese Sirius, sporgendosi in avanti.
‘No. Ma, comunque, non eri il miglior Complottatore Di Scherzi & Affini Ai Danni Del Prossimo che la storia ricordi? Non mi sembra molto “normale”, per così dire.’, ridacchiò James.
‘Sì, ok, ma non c’è nessuna Casa per Complottatori Di Scherzi & Affini, dunque, la prima cosa che mi viene in mente è una Casa per Persone Normali. ... Ma forse voi maghi non siete abituati alle Persone Normali?’, continuò Sirius, agitando una mano.
‘Non saprei dirti. So solo che tutti quelli che hanno studiato ad Hogwarts erano in una delle quattro Casate. E comunque mi sembravano Persone abbastanza Normali, almeno quelli che conosco io.’, rispose James, iniziando a seguire più seriamente il discorso.
‘Scusate. Posso sedermi qui con voi? E’ tutto occupato, altrimenti.’
I due si girarono in direzione della voce che si era intromessa nella discussione: la domanda era venuta da un ragazzino in piedi sulla porta dello scompartimento. Era di altezza media, con i capelli castano-chiari e gli occhi color miele, e li guardava insicuro.
‘Eh, prego, prego.’ rispose Sirius, facendo un ampio gesto con una mano. ‘Qua c’è posto e sfiga per tutti.’
‘Ehrr... Grazie, userò solo il primo, se non vi dispiace. Di sfiga ne ho già abbastanza da solo.’, ridacchiò il nuovo venuto, acquistando un po’ di sicurezza e avanzando con il proprio baule.
‘Sei una Persona Normale?’, continuò Sirius, con fare ironicamente sapiente, ma il nuovo arrivato non la prese molto bene. Irrigidendosi bruscamente, sbottò: ‘Pe... Che razza di domanda è?’
‘Stavamo pensando che tra le quattro Casate di Hogwarts non ce n’è nemmeno una per le Persone Normali. Allora supponevo che se trovassimo abbastanza Persone Normali potremmo chiedere di aprire una quinta Casata, giusto per noi.’, rispose Sirius, senza accorgersi della reazione dell’altro, mentre James ridacchiava.
‘Ah...Cosa intendi esattamente con Persona Normale?’
‘Bhe, una persona che ha un carattere non troppo bizzarro... No, aspetta, io HO un carattere bizzarro... Altra definizione... Insomma, una persona che non rientri in una delle quattro categorie delle Casate di Hogwarts, indipendentemente dalle varie versioni. Sì?’, annuì convinto Sirius.
‘Ah... Mh, sì, allora sono una Persona Normale - almeno spero.’, sorrise timidamente l’altro, sempre fermo in mezzo allo scompartimento.
‘E quale sarebbe il tuo nome, Persona Normale? Comunque, io sono James Potter e questo è Sirius Black.’, rise James.
‘Remus. Remus Lupin.’, sorrise l’altro, un attimo più rilassato, mentre si sedeva di fianco a lui. ‘Piacere.’
‘Il piacere è tutto nostro, Remus. Comunque, adesso che abbiamo stabilito che siamo tre Persone Normali, direi che possiamo vedere se magari riusciamo ad avere una Casata tutta per noi.’, dichiarò James.
‘Da quello che ho capito, anche tu vieni da una famiglia di maghi, sì?’, chiese Sirius rivolto a Remus.
‘Sì.’, rispose lui semplicemente.
Nel frattempo all’esterno il rumore si faceva crescente: ragazzi che si affrettavano su e giù per i corridoi, urla, pianti, e via dicendo, tuoni compresi. Mentre i nostri tre erano impegnati a spiegare (o capire, dipende da chi) cosa fosse il Quiddich, la porta si aprì silenziosamente e un quarto ragazzo entrò nello scompartimento. Gli altri si girarono e si trovarono davanti a quella che difficilmente si sarebbe potuta definire una Persona Normale.
A parte la notevole altezza, due cose colpivano particolarmente nel suo aspetto: il volto, pallido come un fantasma, e il contrasto che questo aveva con gli occhi e i capelli lunghi, entrambi nero corvino. Ciò senza considerare lo sguardo fisso e opaco.
‘Fuori fanno rumore. Rimango qui.’, disse il nuovo venuto con voce atona, per poi girarsi e pronunciare qualche parola sotto voce. Immediatamente il fracasso proveniente dall’esterno cessò.
‘P... Prego.’, rispose Sirius, incerto su cosa dire.
Il quarto ragazzo si sedette vicino alla porta, nell’ultimo sedile, e s’immerse nella lettura di un grosso tomo dalla copertina scura, sulla quale si leggeva sbiadita la parola ‘Moste’.
Era più che evidente che il nuovo venuto Non Voleva Essere Disturbato.
Ci fu un lungo silenzio nello scompartimento, mentre le tre Persone Normali si guardavano, non sapendo esattamente come comportarsi.
‘Mh...’, cominciò poi Sirius, ‘Come ti chiami?’
Silenzio.
Poi: ‘Snape’.
‘Oh... Nome o cognome?’, continuò Sirius non sapendo se essere più sollevato per aver ricevuto risposta, oppure se preoccuparsi ulteriormente per il tipo di risposta.
‘Cognome, ovviamente.’, gli disse James. ‘Gli Snape sono un’antica famiglia nobiliare.’
‘Ops, scusa, non lo sapevo... E di nome, invece, che fai?’
Silenzio. Snape Senza-Nome continuava a leggere, senza curarsi dei presenti.
Fu James a prendere in mano la situazione, a quel punto. ‘Comunque’, disse, ‘io sono James Potter. Questo è Sirius Black, e lui è Remus Lupin.’
Ci fu un attimo di pausa. ‘Severus. Severus Snape.’, rispose il ragazzo, senza guardarli.
‘Piacere.’, rispose Remus sorridendo. Sirius si spostò di un sedile e si avvicinò a Snape.
‘Che leggi?’, chiese sporgendosi verso di lui.
‘Sirius.’, lo richiamò James, con voce ferma.
‘Sì?’
‘Torna qua.’
‘Eh?’, chiese perplesso Black, ma fece comunque come gli era stato detto. ‘Che c’è?’, chiese quindi sotto voce. ‘Cannibali, gli Snape?’
‘No. Ma non disturbarlo. Non è educato.’, rispose James, con voce così seria che evidentemente c’era qualcos’altro di più problematico, ma di cui non voleva parlare.
‘Non è educato?!? Ma... Non stavo facendo niente di male!!’, protestò Sirius scandalizzato.
‘Lascia perdere. Avrà un motivo per starsene là a leggere. Stavamo comunque parlando di Quiddich, no? Allora, che squadra ti ispira di più?’
(/) (\)
La traversata in barca, per arrivare al castello, relativamente non fu una passeggiata. Questo non solo perché continuava ininterrottamente a diluviare, ma anche per il forte vento che creava cavalloni su tutta la superficie del lago. Nemmeno Severus Snape, che fino a quel momento aveva tenuto imperterrito il naso nel suo libro, riusciva più a leggere, sull’imbarcazione che ondeggiava pericolosamente.
‘ “E non andare in barca a vela quando piove”!!!!’, urlò Sirius, disperato, con tutto il fiato che aveva nei polmoni, anche se non si capiva bene a chi, e anche se, comunque, con tutto il vento che c’era, nessuno l’avrebbe sentito.
‘Cos’era quello?’, chiese James cercando di farsi capire sopra il rumore assordante.
‘Un consiglio da parte di Wendy!!!’, rispose Sirius. ‘Lo sapevo che dovevo seguirlo! E io non so nemmeno volare!!’
‘Ma che sta blaterando?!’, urlò Remus a James.
‘Non ne ho la più pallida idea! Comunque, dove diavolo è questa scuola?!’, rispose il ragazzo, cercando di asciugarsi gli occhiali.
Severus Snape a questo punto disse qualcosa, ma nessuno lo capì.
‘Che hai detto?!?’, gli urlò James.
‘Ho detto...’, replicò l’altro, ‘.... che dovrebbe essere sulla collina sopra il lago!’
‘Cosa, è sulla collina?’, chiese Remus.
‘Hogwarts, che se no?!’, replicò Snape.
‘Ma questo lago ce l’ha una fine sì o no?!?!’, urlò di nuovo Sirius agitando un pugno e continuando a rivolgersi a qualcuno di non meglio identificato, ma che sembrava essere al di sopra delle loro teste.
(/) (\)
Fu un gruppo di studenti estremamente bagnati, quello che arrivò alle porte del castello di Hogwarts, la sera del primo settembre 1971. Nonostante le speranze di alcuni di loro, a nessuno venne proposta una Quinta Casata, per cui, un po’ perplessi ma comunque eccitati, vennero condotti nella Sala Grande per essere smistati in una delle altre quattro.
‘Cos’è che dobbiamo fare qua?’, chiese Sirius a James, mentre un cappello su uno sgabello stava cantando.
‘Non lo so. Aspettare, credo.’, rispose quest’ultimo, mentre cercava di gocciolare il meno possibile sul pavimento.
‘Abbot, Luis’, chiamò una professoressa, in piedi di fianco allo sgabello.
Il ragazzo in questione si avvicinò, prese in mano il cappello, che finalmente aveva smesso di cantare, e se lo mise in testa. Dopo un paio di secondi, da un buco nell’indumento uscì un urlo: ‘RAVENCLAW!’
‘Black, Sirius’
Sirius deglutì visibilmente, per poi avviarsi molto lentamente verso lo sgabello e indossare il cappello.
‘Mhh...’, sentì una voce vicino al suo orecchio. ‘Vediamo un po’, dove posso metterti? Saresti adatto a un paio di Casate differenti...’
‘Che ne dici di una Casata per Persone Normali?’, chiese il ragazzo, speranzoso.
‘Qua sono tutte persone normali.’, gli rispose il cappello (il cappello?).
‘Eh, ci credo proprio! A me sembrano un branco di psicopatici prodotti in scala. Uno è un gruppo di idioti che si fanno calpestare...’
‘Mh... Niente Hufflepuff.’
‘... in un’altra casa ci stanno i sapientoni pieni di loro stessi...’, continuò Sirius imperterrito, contento di aver trovato qualcuno che stesse a sentire la sua teoria. Chissà che magari non finisse davvero in una Quinta Casata per Persone Normali. Bastava convincere il cappello.
‘Niente Ravenclaw... credo.’
‘Poi ci sono quelli che si fanno ammazzare per il gusto di fare qualcosa che uno con un minimo di cervello non farebbe mai...’
‘Niente Gryffindor.’
‘E poi... Aspetta un attimo, che facevano quelli della quarta Casata?’
‘Molto bene, vada per SLYTHERIN!’
‘Argh! No! Sono una Persona Normale io!!!’, protestò Sirius saltando in piedi.
‘Niente da fare. Avanti il prossimo, prego.’, rispose con tono professionale il cappello.
E Sirius strisciò depresso verso la tavola che applaudiva, senza nemmeno ricordarsi che caratteristiche avesse, si sedette ignorando tutti quelli intorno, e si concentrò sul Sorteggio degli altri.
Era il turno di ‘Evans, Lily’
‘GRYFFINDOR!’
‘Longbottom, Frank’
‘GRYFFINDOR!’
‘Lornick, Annah’
‘HUFFLEPUFF!’
‘Lupin, Remus’
Sirius si sporse dalla sedia per cercare di vedere meglio, e incrociò le dita.
‘SLYTHERIN!’
Fu un Remus con un espressione piuttosto cupa, quello che arrivò alla tavola della propria nuova Casata, ma Sirius era troppo occupato ad essere al settimo cielo per rendersene conto.
‘Meno male che siamo nella stessa Casata!’, esclamò, afferrando per un braccio l’amico e tirandolo verso la sedia di fianco alla propria.
‘Mh... Sì... Sì.’, replicò Remus, con voce poco convinta, sedendosi.
‘Madettes, Jonathan’
‘RAVENCLAW!’, Sirius ascoltava distrattamente gli altri Sorteggi, senza badare troppo a chi veniva chiamato, mentre i nomi gli entravano per un orecchio e uscivano dall’altro.
‘Malfoy, Lucius’
‘SLYTHERIN!’
‘Melt, Laura’
‘GRYFFINDOR!’
‘Potter, James’
Sirius a quel punto incrociò le dita. Remus incrociò le dita. Anche James incrociò le dita.
Evidentemente tutto questo incrociarsi di dita fu abbastanza per vincere la proverbiale sfiga di Sirius. O, forse, fu proprio la proverbiale sfiga di Sirius che, dopo un paio di minuti, mise James in ‘SLYTHERIN!’
Poco però ne sapeva il suddetto Black al momento, ondepercui egli si limitò a fare una breve danza della felicità per accogliere il suo nuovo amico alla propria tavola. Ma anche James non sembrava esattamente soddisfatto della scelta del cappello.
‘Rawen, Rose’.
‘HUFFLEPUFF’
‘Snape, Severus’
Sirius guardò Remus, perplesso. Remus guardò James, indeciso. James guardò Severus, fissandolo come avesse dovuto segnarlo a fuoco. Sirius guardò James, perplesso.
James continuava a fissare Severus che veniva smistato. Anche tutti i Ravenclaw sembravano molto interessati, e avevano espressioni dall’estatico allo speranzoso.
Remus guardò allora Sirius e Sirius ricambiò lo sguardo, entrambi indecisi. E incrociarono le dita.
‘SLYTHERIN!’
Le facce dei Ravenclaw caddero pietosamente e Severus Snape si avviò tranquillamente verso il tavolo degli Slytherin, si sedette, tirò il suo libro fuori da sotto il maglione dell’uniforme e continuò a leggere.
Con ‘Weasley, Jack’ l’elenco degli studenti era finalmente finito, uno strano tizio disse quattro parole senza senso dal tavolo dei professori e i piatti davanti agli studenti si riempirono di... qualsiasi cosa che potesse essere definita anche vagamente “cibo”.
(/) (\)
Non appena Sirius Black seppe dell’esistenza di una Foresta Proibita appena fuori Hogwarts, progettò di farne la propria seconda dimora, in barba al fatto che si chiamasse ‘Proibita’.
‘Anzi’, continuò estatico parlando con Remus e James, al suo fianco, ‘è proprio per questo che mi interessa!’
I tre stavano trotterellando dietro uno dei prefetti, che li stava portando ai loro dormitori; Severus Snape camminava con il naso nel suo libro (di nuovo), senza curarsi del resto del mondo.
Il prefetto si fermò di colpo davanti ad un muro e disse:
‘La password è “Dementor”.’
I mattoni davanti a loro si spostarono e li lasciarono entrare in un’ampia sala decorata in verde ed argento.
‘I dormitori dei ragazzi sono alla fine della rampa di scale di sinistra.’, continuò il prefetto. ‘Quelli delle ragazze sono a destra.’, e poi se ne andò.
Il dormitorio non era molto grande, e aveva spazio a sufficienza solo per cinque letti, nonché tutti i loro bagagli ordinatamente impilati nel mezzo. La cosa però non scoraggiò per nulla Sirius.
‘WOW!’, esclamò entrando. ‘Questo posto mi piace... Io prendo questo!’, e così dicendo si lanciò su un letto nell’angolo più distante dalla porta.
Remus prese invece quello nell’angolo opposto, a sinistra della porta, mentre James optò per uno tra Sirius e la porta, trovandosi così al centro della stanza.
Severus entrò, diede un’occhiata intorno, e senza dire nulla si sedette sul letto opposto a Sirius, in un angolo, lasciando così quello vuoto fra lui e Remus.
‘Chi ci sta su quel letto?’, chiese Sirius a quel punto, indicando l’ultimo.
‘Non so.’, rispose James, ma non sembrava particolarmente interessato all’argomento.
‘Idem’, aggiunse Remus, che si guardava nervosamente attorno, neanche se da un momento all’altro dovesse saltar fuori qualche bestia pericolosa da sotto un letto, e pareva pronto ad infilare la porta e scappare.
Anche Snape sembrava prender nota di tutti i particolari della stanza, guardandosi attorno attentamente.
‘Sev, ne sai qualcosa?’, chiese di nuovo Sirius.
Silenzio.
‘Yu-hu, Sev??’
Silenzio.
‘Severus Snape, degnati di rispondermi!!’, urlò Sirius innervosito.
Snape, colto di sorpresa mentre si guardava attorno, si girò di scatto verso la fonte del rumore.
‘Cosa?’, chiese subito.
‘Stavo parlando con te! Quanti altri Sev vedi qui dentro?’, rispose Sirius, non capendo come mai non l’avesse sentito.
‘Sev?’, ripetè Snape. ‘Cosa sarebbe un... sev?’
‘Ma... Bhe, scusa, ma Sev sei tu, no?’, rispose Sirius, come se fosse stata la cosa più ovvia del mondo.
Silenzio. La faccia dell’altro era perfettamente piatta; non aveva alzato nemmeno un sopracciglio.
‘Sev come Severus, no?! Mi pareva logico!’, concluse Sirius spazientito.
Snape si accigliò un attimo. ‘Sev...’, ripetè.
‘Ma che sono, il primo a cui viene in mente?’, chiese Sirius guardando James e Remus, che però non lo degnarono di uno sguardo. A questo punto anche lui iniziava ad essere nervoso.
‘Ragazzi, dico, ma che vi prende? Sembrate tutti in preda... Non so io nemmeno a cosa!! Che c’è che non va? Qualcosa sui dormitori di Hogwarts che non mi avete detto, sì? Che è?’, annuì Sirius, spronandoli a parlare.
‘Io...’, iniziò subito Remus, ‘Ecco, io.... Soffro di claustrofobia, sì. Sono molto claustrofobico.’
‘Ah... Mi dispiace.’, Sirius non sapeva che altro dire. ‘Aspetta un po’ e vedrai che ti abitui, almeno qui dentro...’
‘Sì, sì. Devo solo calmarmi un pochino.’, e così dicendo si sedette sul suo letto.
‘E tu James? Anche tu claustofobico?’
‘No, no... Solo...’, si fermò un attimo e li guardò. ‘Solo non so se sia stata una buona idea chiedere al cappello di mettermi in Slytherin.’, finì a bassa voce.
‘Questa poi!’, esclamò divertito Sirius, ma poi, guardando l’espressione abbacchiata di James, si fermò. ‘Che ha Slytherin che non va?’
‘Vedi, Sirius...’, cominciò James, ‘Tu non puoi saperlo perché sei di origini Muggle, ma Slytherin non ha proprio una buona reputazione.’
‘Pe... Perché?’
‘Perché, essendo la Casata in cui finiscono tutti coloro che sono interessati ad affermarsi e ad avere potere, è ovvio che la maggior parte dei Maghi Oscuri venga fuori da qui. Inoltre, il suo fondatore, Salazar Slytherin, è famoso per essersi distaccato dagli altri tre per incompatibilità ideologica.’, rispose Snape.
James lo fissò con uno strano sguardo.
‘EH?! State dicendo che siamo finiti nella Casata che sforna i Cattivi?! O per la miseria, questa mi mancava!.... Aspetta un attimo. Quel cappello idiota. Io non ho alcuna intenzione di dominare e/o distruggere il mondo, che diavolo ci faccio qui?!’, esplose Sirius balzando in piedi, furioso.
‘Gli Slytherin non sono tutti così. Solo che, generalmente, la gente si ricorda più facilmente di
quelli che lo sono, e inoltre questi ultimi sono una buona percentuale. Per cui nessuno ti
chiede di conquistare il mondo, ... ehr... ‘, continuò Snape.
‘Ah, bhe... Sicchè il problema è essenzialmente con l’esterno, meno male.’, sorrise allora Sirius, sollevato, sedendosi di nuovo.
‘Con.... L’esterno?’, chiese Remus, non capendo.
‘Ma sì, guarda. Io di certo non mi metto a fare il Cattivo. James non mi pare il tipo. Dico bene, James?’, annuì Black, agitando i capelli in tutte le direzioni.
‘Non vedo l’utilità di conquistare il mondo.’, rispose delicatamente l’interpellato.
‘Ecco, visto? A questo punto rimani tu, Remus, che (senza offesa) mi pari una persona un po’ troppo calma... Non venirmi a dire che sei un lupo travestito da agnello, vero?’
Remus saltò dieci centimetri per aria, ma poi si limitò a fare uno strano sorriso poco convinto.
‘E quanto a Sev... Bhe, penso che sia troppo impegnato a leggere per anche solo pensare di fare qualcos’altro, dico bene, eh, Sev?’, rise Sirius, con la tipica espressione “siamo due amiconi e ci capiamo al volo”.
Snape si accigliò di colpo.
‘Hai_qualche_problema_con_questo_?’, chiese lentamente. James oscillò nervosamente, ma rimase seduto. Remus adocchiò di nuovo la porta.
‘Nah!’, rispose Sirius, mancando completamente di registrare il tono di minaccia nella domanda. ‘Magari avessi la pazienza di stare così tanto sopra i libri! I miei sarebbero molto più contenti, perché così non avrei tempo di distruggere la casa!’, e scoppiò a ridere. ‘Adesso che abbiamo stabilito che siamo Persone Normali (anche se a primo impatto Sev non lo sembrava per niente), direi che la cosa è risolta. Quando siamo con gli altri Slytherin, basterà fare gruppo compatto e fargli capire chi comanda... Senza contare che esistono sempre gli altri tre quarti della scuola.’, terminò il ragazzo con aria soddisfatta, annuendo vistosamente.
‘Che ci considerano Persone Pericolose.’, notò James.
‘Oh, suvvia, non sarà così difficile far cambiar loro idea.’
‘Sì, comunque chi va a dirlo ai miei che sono finito in Slytherin?’, chiese l’altro, abbassando lo sguardo con aria sempre più triste.
Seguì un silenzio piuttosto nervoso.
‘Ehi, ragazzi... E’ davvero così brutta la situazione?’, chiese poi Sirius guardando per terra.
‘Bha, penso di no... Spero, almeno.’, concluse James, risollevando la testa e sorridendo in maniera un po’ forzata. ‘Comunque, posso sempre dirgli che sono in un’altra Casata. Per ora dovrebbe funzionare.’
‘Come mai un Potter in Slytherin, piuttosto?’, chiese Snape.
Il sorriso di James svanì all’istante e il ragazzo si accigliò, guardandolo non troppo bene. ‘Sirius e Remus erano già qui. Il cappello non sapeva se scegliere Gryffindor o Slytherin, e io impulsivamente gli ho detto il secondo.’, rispose poi freddamente.
‘Mi chiedo quali interessanti caratteristiche tu abbia per creare indecisione al cappello, comunque.’, abbozzò un sorrisetto maligno l’altro.
‘Non mi meraviglio che tu sia qui, invece, Snape.’
Silenzio. Teso.
‘Ok, ho perso il secondo collegamento. Che c’entra?’, chiese Sirius, rivolto a Remus, dato che gli altri sembravano troppo preoccupati a fulminarsi per badargli.
‘Gli Snape sono una famosa famiglia nobiliare. Materiale da Slytherin, o comunque da Ravenclaw. Generalmente, quelli in Ravenclaw fanno grandi cose. Doveva essere per quello che oggi tutti erano così attenti.’ rispose Remus.
‘Ed è proprio per questo che ho votato Slytherin. Non voglio passare i prossimi sette anni con un branco di idioti che mi corre dietro neanche avessi la Verità Rivelata in mano.’, concluse freddo Snape.
James continuò a fissarlo.
‘Sì, probabilmente hai ragione.’, disse poi, mentre la sua espressione si rilassava un po’.
‘Ecco! Ben fatto. Adesso siamo tutti amici, ondepercui faremo vedere a quelli lì fuori chi comanda. .... Rimane solo un ultimo problema, che ci riporta alla questione iniziale: chi dorme sul quinto letto?’, riprese allegramente Sirius, guardando gli altri e aspettando la tanto attesa risposta.
‘Non so. Chi altro è stato sorteggiato in Slytherin con noi?’, chiese Remus, guardando James, il quale scosse la testa, non ricordando nessuno.
‘Lucius Malfoy.’, rispose Snape per tutti.
James impallidì e Remus deglutì vistosamente, continuando ad adocchiare la porta.
‘Oddio. Che è questo? Uno che vuole dominare il mondo?!’, chiese Sirius allarmato.
‘Probabilmente sì.’ rispose James, non riuscendo a nascondere un mezzo sorriso per il modo di esprimersi del suo nuovo amico, nonostante la preoccupazione. ‘Comunque, che ne dici tu, Snape?’
‘Tut-tut. James, qui siamo tutte Persone Normali, per cui chiama Sev per nome.’, lo riprese Sirius, scuotendo il dito indice con fare da professore.
‘Mh... Sì, mh.... Severus.’, disse piano James, annuendo.
‘Visto? Non è difficile. Ma dicevamo di questo Lucifer?’, proseguì Sirius.
‘Lucius, non Lucifer. Lucius Malfoy, e, sì, viene da una famiglia in cui tutti hanno le mani nelle Arti Oscure.’, rispose Snape.
‘Bhe, può essere un problema, ma si può sempre ignorarlo.’, disse Sirius. ‘Siamo pur sempre quattro contro uno.’
‘Io vorrei solo poter leggere in pace.’, precisò Snape.
‘Ah. Sicchè siamo a questo punto? Ti rendi conto che stai ragionando esattamente come tutti quelli la fuori?!?’, Remus parve dimenticare di colpo la sua claustrofobia e balzò in piedi. ‘Ha una famiglia coinvolta nelle Arti Oscure, bene, allora, fuori! E’ proprio quello che tutti dicono quando incontrano uno Slytherin!! Non ha nemmeno diritto a una possibilità?!? Lo so bene che i Malfoy sono poco raccomandabili, ma da qui a rifiutarli tutti! Sono sicuro che è per questo che sono finiti tutti male!! La gente non da loro nemmeno una possibilità!!! Se non siamo solidali tra di noi, su chi possiamo contare?!?!’, il ragazzo rimase lì, in mezzo alla stanza, ansando, rosso in volto.
Sirius lo guardò con la bocca semiaperta. ‘Oh... Eh... Bhe... Scusa, ma, sai, voi sembravate così sicuri... Ehm, certo che voglio dargli una possibilità, quello che dicevo io era proprio in caso di emergenza, mh, lo sai? Sì, nel senso, non dobbiamo farci spaventare da lui, in fondo è solo uno, no?’, balbettò poi.
‘Non... Esattamente.’, si inserì James.
‘No?’, chiese Sirius preoccupato, alzando le sopracciglia, e immaginandosi quindici cloni di questo tizio ancora sconosciuto, che correvano per la scuola.
‘La sua famiglia è molto influente. E ricca. Ha parecchi alleati qui dentro. Tutti temono i Malfoy.’, spiegò l’altro ragazzo pazientemente.
‘Bene. Allora noi faremo gruppo a parte. Che io sia stramaledetto se mi faccio rovinare la vita da questo tizio!!’, proclamò ardentemente Sirius, di nuovo in piedi e con un pugno alzato al cielo.
‘Comunque, che mi dici di te, Sn... Severus?’, chiese James. ‘Tu non corri dietro a Malfoy? Pensavo gli Snape fossero nel suo giro di influenza.’
L’interpellato lo guardò negli occhi, senza espressione. ‘Sì, il padre di Malfoy e il mio girano negli stessi ambienti. Ma io voglio solo leggere in pace.’
James lo fissò con attenzione, quasi lo stesse sezionando lì su due piedi. ‘Capisco.’, aggiunse poi.
‘Mh, adesso però, dove diavolo è finito Malfoy?’, chiese Remus.
‘Chi se ne frega?’, sbadigliò Sirius. ‘Io voglio andare a dormire. Ne ho avuto abbastanza, per oggi.’
‘Concordo’, gli fece eco James.
In quel momento, però, la porta si aprì, facendo entrare un ragazzo pallido, magro, biondiccio, basso e con la faccia appuntita.
‘Buonasera.’, disse semplicemente, con un sorriso freddo e sicuro sulle labbra.
‘Malfoy.’, rispose Severus come saluto, e tornò ad immergersi nel suo libro.
‘Snape.’, annuii il nuovo arrivato.
Gli altri tre si guardarono.
‘Bhe, come ho già detto, io vado a dormire. Buonanotte.’ e così dicendo Sirius tirò le tende del suo letto e sparì.
‘Sì, anche io. Buonanotte.’, Remus lo seguì immediatamente.
‘ ‘Notte.’ rispose James, e, senza nemmeno lanciare un ultimo sguardo a Malfoy, chiuse le tende e si coricò.
Il ragazzino biondo rimase in piedi dov’era, il sorriso soddisfatto sulle sue labbra non volendone sapere di sparire.
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