| Eccola qui, con tutta la sua tristezza, un po' drammatica, "un po' acida, come sono le mie cose" (citazione da La Donna di Porto Pim). Spero vi piaccia nella sua semplicità.
A Stateira.
. E M P T Y .
Se mi sentissimi meno vuoto forse non ne avrei bisogno. Forse non sentirei la necessità impellente di ricacciarmi ancora una volta nel tuo letto.
Non ti divorerei con ferocia, non ti ferirei rudemente con i miei denti, non ti prenderei con forza sulla tastiera di questo letto come se non ci fosse un domani, come se dovessi consumarti, mentre mi nutro avidamente dei tuoi gemiti di piacere e mi disseto delle tue lacrime.
Sarebbe un assaporarsi piano, con dolcezza, un coprire con baci delicati ogni cicatrice, un ritmico dondolio di due corpi che si muovono in sintonia, senza alcuna infelicità nè violenza, senza incomprensioni e grida furiose.
Ma mi sento troppo vuoto di un amore che non ho mai ricevuto, di un amore per cui ho implorato, di un amore che mi hai crudelmente negato.
Allora almeno permettimi che mi prenda il tuo corpo con prepotenza, senza chiedere nè aspettare, come se mi fosse dovuto, come se tu non fossi altro che una bambola di pezza da fare mia a mio piacimento.
Tranquillo, dopo un po' non fa più male il dolore dei nostri amplessi laceranti, si confonde con il piacere della carne, il profumo del sesso, e si dissolve durante la notte.
Ed è proprio mentre dormi, sfiancato, che il mio, di dolore, raggiunge il suo culmine: osservo i segni dei miei morsi che deturpano la tua pelle candida, asciugo le tue guance rigate di sale con una delicatezza che non hai mai avuto modo di conoscere e, dopo aver sfiorato le tue labbra con le mie, sussurro impercettibilmente:
"Ti amo."
Un sussuro che Morfeo, geloso della tua bellezza, non vuole che tu senta, stringendoti fra le sue braccia.
Un sussurro carico di tristezza, rancore, ma anche amore, e la promessa di non lasciarti mai.
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Posted on 3/7/2008, 07:37
