[Giugno-Luglio 08]Presentazione lavori e Risultati

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† Ran's Revenge †
view post Posted on 23/7/2008, 00:35




Ecco qui i lavori presentati per il contest di fanfiction Giugno-Luglio!

Verranno valutati da Leotorda, Lily e Iulie.



Autore: | an is a rockstar.
Titolo: Pretty babies



Londra, Inghilterra
11 novembre 2000
01.53 pm


Tre ore. Erano passate solo tre ore e Draco stava già andando fuori di testa.
Lenticchia e la Granger, ecco chi doveva ringraziare per l'emicrania che minacciava di far esplodere il suo cervello. Se n'erano partiti per le Maldive - o qualche altra località tropicale e fantastica piena di sole e di mare - facendo ciao ciao a lui e a Harry con la manina, ed affidando loro - SORPRESA! - il figlioletto nato da sette mesi.
Draco ed Harry stavano insieme da quasi tre anni, e da un anno convivevano. Nonostante le litigate la loro era una vita splendida. E grazie tante, ogni discussione finiva con del sano sesso e Draco che al mattino, per farsi perdonare dal suo Harry - non sapendo di essersi già fatto a perdonare a sufficienza durante la notte - gli preparava una colazione con i fiocchi. Indossando il grembiule rosa da casalinga modello che il suo ragazzo amava vedergli addosso. A patto che fosse l'unico indumento a coprire il corpo diafano, ovvio.
Ed ora quella coppia di disgraziati aveva scaricato a casa loro quell'esserino singhiozzante, rovinando la quiete domestica.
Draco, seduto sulla sua poltroncina di velluto verde ( portata direttamente da Malfoy Manor ), si teneva la testa tra le mani, le dita affondate tra le ciocche bionde, e scuoteva la testa, borbottando sottovoce.
«E pensare che sono diventato un fottuto finocchio perchè non sopporto i bambini…»
Harry, in piedi davanti al camino accesso, teneva il piccolo tra le braccia e lo cullava dolcemente, sussurrandogli parole dolci.
Niente da fare, il piccolo Weasley non accennava a smettere di piangere disperatamente, rosso dallo sforzo. Tale e quale a Ronald, insomma.
«Draco, posso ricordarti che anche tu sei stato un neonato, molto tempo fa?»
«Non ero così tremendamente fastidioso. Questo…bambino - dio, non so nemmeno se definirlo tale - è un surrogato mignon di Lenticchia.»
«Draco…»
«Ok, di Ron. Ma questo non cambia le cose. Sembra che i Weasley siano nati per rovinarmi la vita.»
Draco si alzò dal divano e si diresse in cucina, aprendo il frigorifero senza realmente cercare qualcosa da bere.
Harry sospirò, e lo seguì, il fagottino piangente ancora tra le forti braccia.
«Avevano davvero bisogno di qualcuno che si prendesse cura di lui, mentre loro si prendevano una meritata vacanza.»
«Amore, illuminami: E perchè con tutta quella parentela a disposizione sono stati così carini da pensare a noi?» sbottò sarcasticamente Draco, lasciandosi cadere altrettanto teatralmente su una delle bianche sedia attorno al tavolo da pranzo.
Harry si sedette di fronte a lui, dall'altra parte del tavolo.
«Sono il suo padrino, Draco. E poi è solo per un giorno. Molly domani sarà libera tutta la giornata, e Hugo rimarrà da lei fino al loro ritorno.»
Draco sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
«Draco, te lo chiedo perfavore. Cerca di vedere i lati positivi. I bambini sono carini, e possiamo imparare molte cose nel caso…»
All'improvviso uno strano silenzio calò sulla cucina. Harry si interruppe, Draco si interruppe. Ora guardavano entrambi il bambino che - grazie al cielo - si era finalmente addormentato.
«Si è addormentato.»
«A quanto pare…»
«Shh. Non vorrai rischiare di svegliarlo, vero?» sussurrò Harry, posandosi un dito di fronte alla bocca e lanciando un'occhiata di traverso a Draco.
Il biondo si mise in piedi sussurrando un "no, percarità" e ridacchiando piano.
Sistemarono il piccolo Hugo in camera loro, sul grande letto posizionato esattamente sotto a due ampie finestre. Fuori pioveva - "siano maledetti Lenticchia e la Granger, loro e il loro fottuto sole" penso Draco - e il cielo era scuro, nonostante fossero solo le due del pomeriggio.
Due cuscini ai lati del neonato, per evitare che rotolasse giù dal letto - Draco non potè trattenersi dal ridere all'idea di una piccola palla di ciccia vestita di arancione che rotolava - et voilà. Finalmente erano liberi.
Draco si era già accoccolato sul divano bianco quando Harry lo raggiunse e si infilò con lui sotto la coperta di lana rosa scuro. La TV accesa e il caminetto acceso con il fuoco scoppiettante rendevano quel pomeriggio di novembre estremamente British. Come poteva essere altrimenti? Abitavano esattamente in centro Londra.
Harry avvolse il braccio attorno alle spalle di Draco, quando quest'ultimo poggiò la testa sulla sua spalla. Guardava la televisione senza realmente vederla, troppo concentrato sul profumo dello shampoo di Draco per pensare ad altro. Gli accarezzò una spalla dolcemente, da sopra il pullover grigio che il biondo indossava.
«Draco…detesti così tanto i bambini?»
Lo stupì con quella domanda così all'improvviso. Draco alzò la testa e lo guardò, aggrottando le sopracciglia in una tacita domanda. Si grattò pianò la nuca, pensieroso.
«Non è che li detesti. Solo…non riesco a sopportare che siano così viziati, ecco, così…capricciosi.»
Harry lo guardò sbalordito.
«Sei conscio di aver appena descritto te stesso, vero?»
Draco gli si avvicinò sino a sfiorare il naso diritto di Harry con il suo, più all'insù, e gli sfiorò dolcemente la guancia.
«Sì, ma io sono più bello.»
«Anche Hugo è bello, Draco. Tutti i bambini sono belli! Quel quelle guanciotte paffutelle e le braccine morbidose.» mimò due pizzicotti sulle guance con le mani.
«Tu vuoi un bambino Harry.» realizzò Draco, rizzando la schiena e guardando Harry negli occhi.
«Err…io…»
«Vuoi un bambino ed io non me ne sono mai accorto. Oh, Salazar!» si portò le mani alla bocca.
«Draco, non è una cosa così fattibile. Avere un bambino insomma…un'adozione…non è una cosa semplice da portare avanti. È un sogno, ecco tutto.»
«Harry…»
«Non dire niente Draco. Quando sarà tempo ne parleremo. E ora… - Harry afferrò dolcemente la nuca di Draco per baciarlo - …perchè non ci dedichiamo ad attività più interessanti che parlare?»
«Hai ragione. Parlare troppo non mi è mai piaciuto…» sorrise Draco, sulla bocca di Harry.
Le labbra si sfiorarono e i respiri si fusero…
E un pianto straziante squarciò il silenzio che si era venuto a creare.
«MERLINO!» sbottò Harry, abbandonando a malincuore Draco ed alzandosi dal divano per soccorrere il povero piccolo Hugo.
Draco mimò Harry che mimava il gesto di pizzicare le guance.
«Sono così carini, con quelle guanciotte paffutelle…» ridacchiò.
Quando Draco raggiunse Harry in camera da letto, lo trovò alle prese con una delle cose che detestava di più dei bambini.
Anzi, forse LA cosa che detestava più dei bambini.
Ebbene sì. Il pannolino. Un pannolino estremamente sporco, per di più.
«Salazar, che schifo!» Draco si strinse il naso tra le dita, aggrottando le sopracciglia.
«E lo dici a me?» rispose Harry, impegnato ad avvolgere il pannolino incriminato tra strisce e strisce di carta igenica. Finalmente lo gettò nel cestino e guardò Hugo piangente che aspettava di avere un pannolino nuovo.
Draco si avvicinò al fasciatoio ( prestato diligentemente da mamma Hermione ) e guardò nel piccolo cestino adagiato sul ripiano inferiore.
«Mi chiederai ancora perchè non mi piacciono i bambini?»
Harry lo guardò di sottecchi.
«Anche tu sporcavi il pannolino, da piccolo, Draco.»
«Non in quella maniera oscena! Si vede proprio che è figlio di Lent…Weasley. E poi, sono un Principe, io.»
«Certo, ma solo da quando arrivai io e ti baciai. Prima eri un piccolo rospo rinsecchito.»
«Fottiti Potter.»
«Il principino si è offeso? Riuscirò mai a farmi perdonare, povero plebeo che non sono altro?» scherzò Harry, portandosi teatralmente la mano al petto, mentre con l'altra gettava nel cestino la salviettina umidificata appena usata per pulire il culetto-da-produzione-industriale- del piccolo Weasley.
«Chissà…» rispose Draco, prima di girare sui tacchi e tornarsene in salotto, lasciando Harry alle prese con il cambio del pannolino.
La sera arrivò, finalmente, e con essa il momento della pappa.
Draco appollaiato su una sedia, Harry seduto sul bordo di un'altra, Hugo sul seggiolone. Tutti riuniti intorno al tavolo da pranzo.
«Fai aaaaah…» disse Harry al neonato, che non si fece pregare, e si pappò tutto il cucchiaio di omogeneizzati in una volta sola.
"Weasley…" sentì ridacchiare a Draco, mentre imboccava Hugo una seconda e una terza volta.
Draco guardava il bimbo e…sì, doveva ammettere che aveva davvero delle guance adorabili. E delle braccine morbidose. Si sentì sorridere e distolse subito lo sguardo dal piccolo, per evitare di intenerirsi come una femminuccia.
Ma Harry lo notò e, tra se e se, sorrise anche lui.
Come contagiato, anche Hugo prese a ridere, con quella risata tipica dei bimbi. Draco non potè trattenersi, e scoppiò a ridere. Anche Harry scoppiò a ridere.
Chi li avesse visti da fuori li avrebbe presi per matti, ma a loro non importava. In quel momento, l'unica cosa importante erano le risate, e un animaletto divora-omogeneizzati.
Draco si offrì di portare nuovamente a letto Hugo, prima dell'arrivo di Molly Weasley.
Harry ne fu piacevolmente colpito, e non fece obiezioni. Adagiò tra le braccia di Draco - un po' impacciato - il neonato, e con un bacio sulla fronte ad entrambi, si lasciò cadere sul divano, esausto.
Dopo aver rimboccato le coperte al piccolo Weasley e sistemato i cuscini su entrambi i lati, Draco si fermò a guardarlo. Il bimbo era in dormiveglia, e mugugnava versi da neonato.
Il ragazzo gli accarezzò una guancia e sorrise. Va bene, forse non detestava così tanto i bambini. E poi quello era il figlio di Weasley. Il suo bambino - anche se adottato - sarebbe stato più educato e più carino.
Gli posò delicatamente un bacio sulla fronte quando il bimbo - che probabilmente stava sognando - disse qualcosa che somigliava vagamente a "PA-PA".
«Ehi - sussurrò Draco - No! Puoi chiamarmi come vuoi ma Papà proprio no. Non vedi? Pelle perfetta, senza lentiggini. Capelli biondi e setosi, non rossi e stopposi. È chiaro che non sono il tuo papà, piccola palla di ciccia.»
Sorrise nuovamente e, quando si voltò per tornarsene in salotto, vide Harry che sorrideva, appoggiato allo stipite della porta.
«Harry. Da quanto sei qua?»
«Abbastanza per aver capito quanto sei dolce anche con gli altri, non solo con me.» E gli si avvicinò, cingendogli la vita con un braccio. Posò la guancia sulla sua testa, tra i capelli chiari.
«Harry?» sussurrò Draco, le mani appoggiate sul petto robusto del suo ragazzo. «Credo…credo di aver cambiato idea. Forse si può fare qualcosa, per quella storia sai…dell'adozione.»
Harry lo strinse di più, baciandogli la testa.
«Non hai idea di quanto tu mi abbia reso felice.»

Malè, Maldive
11 novembre 2000
06.53 pm


Lo splendido tramonto tropicale si rifletteva sul mare, creando un gioco di luci e riflessi quasi troppo bello per essere vero. Una coppia camminava sulla spiaggia, tenendosi la mano e sorseggiando cocktail di frutta, delle collane di fiori attorno al collo.
«Hermione…secondo te come se la stanno cavando con Hugo?»
La ragazza sorrise, stringendo la mano del marito e guardando il sole che tramontava all'orizzonte. Ricordò le parole di Harry a riguardo dei neonati, ed un certo discorso che il suo migliore amico avrebbe dovuto fare a Draco.
«Benissimo Ron…benissimo.»






Autore: Andy14
Titolo: Un normale giorno in famiglia



Harry chiuse la macchinetta del caffè, con un leggero scatto. Prese dal cassetto sottostante alla macchina del gas, l'apposito accendino, dando vita alla fiamma. Vi pose sopra la macchinetta, abbassando il fuoco. Si voltò verso il tavolo spoglio prendendo la tovaglia utilizzata la sera prima, dove ancora erano presenti i segni di pomodoro, lasciati dalla Potter più piccola .
Il moro sorrise, appoggiando sul tavolo sette bicchieri di plastica, colorati. Si appoggiò nuovamente alla macchina del gas, in attesa che il caffè fosse pronto. Dalla grande porta finestra, entrava luce e un leggero venticello.
Draco entrò in cucina, osservando l'altro assorto nei suoi pensieri. Gli si avvicinò, acquattandosi alle sue spalle, prima di abbracciarlo.
-Uno zellino per i tuoi pensieri?- mormorò nel suo orecchio.
-Finiresti sul lastrico in men che non si dica... Buon Giorno- Harry si girò nell'abbraccio, fronteggiando il biondo.
-Buon Giorno... Come mai così mattiniero?-
-Come se fosse una novità...-
-Nel senso; Visto che oggi hai il giorno libero, che ci fai già in piedi?-
-Se rimanevo a ormire, chi preparava la colazione?-
-Io...- I due si guadarono un attimo, scoppiando poi a ridere.
-Come mai ridete?- una ragazza dai lunghi capelli biondi, entrò nella stanza. Indossava un pigiama azzurro, composto da shrots e canottiera.
-Buon Giorno Lil... Che vuoi per colazione?- chiese Harry, togliendo la macchinetta dal fuoco, versando il contenuto in una piccola brocca.
-Il solito... Papà, mi serve un favore...-
-Harry, a tua figlia serve un favore...-
-E' mia figlia solo quando ti fa comodo eh, Draco Lucius Malfoy?- Harry appoggiò la brocca sul tavolo, mettendo le mani sui fianchi.
-No comment....-
-Sentite, queste diatribe tra genitori fatele in un altra occasione. A me serve un passaggio in città...-
-Ma esci ancora con occhi da pesce?- un ragazzo moro raggiunse gli altri, sedendosi accanto alla sorella.
-No- rispose fredda l'altra -Credeva che le streghe fossero capaci solo a trasfigurare chi gli rompeva le scatole in un rospo... ma che gli dice la testa! Non ce le insegnano queste cose a scuola!-
-Già... e con quell'altro... Sarcus...Nartus...-
-Marcus?-
-Si, quello lì...-
-Ma quale dici quello moro, o quello roscio?- si intromise il padre bruno
-Perché ce ne sono due?- chiese il ragazzo interessato
-Si, con uno ha rotto dopo una settimana e l'altro...bhè era...-
-Era finocchio! Mamma mia! Ci voleva tanto?- sbottò Draco
-Papà, non sarai mica geloso della sorella irritante?-
-James, smettila di ciarlare e mangia va!- Degli strani rumori distolsero l'attenzione dei presenti.
-Oh, credo che I gemelli siano in piedi...- disse Harry, appoggiando sul tavolo due scodelle, ed un piatto con del pane tostato.
-Si... ma da cosa lo hai capito, dal rumore o dal casino?- Draco ingoiò un nuovo sorso di caffè nero.
-Dal casino tesoro... Comunque Lil, dove andate tu e... come hai detto che si chiama?-
-Non l'ho detto. Comunque si chiama Aaron...-
-Aaron? Mhm.. It's very Irish! Wonderful!- il padre moro si sedette al tavolo battendo un pao di volte le mani.
-Meraviglioso? E tu me lo chiami meraviglioso? Dai ma ce la vedi nostra figlia con un Irlandese? Scapperebbe dopo neanche due minuti...-
-Hai ragione tesoro, gli Irlandesi non sono fatti per lei... Lily, perché non provi con qualcos'altro? Hai sentito papà.. ti farebbe scappare a gambe levate...-
-Harry, io non parlavo di lei, intendevo che il ragazzo sarebbe scappato...- lungo il tavolo si scatenò l'ilarità contagiando tutti, tranne Lily che, calma, continuava a girare il cucchiaio nella sua tazza di cereali.
-Sappiate che poi, quando diventerete vecchi, il pannolino ve lo cambio ogni dieci giorni...-
-Lil, credo che non basti il pannolino... qui ci vuole un pannolone...-
-Appunto ho detto ogni dieci giorni Jamey... così imparano...-
-Draco, credo che dovremmo iniziare a portare Maddie dalla nostra parte. Prevedo la vecchiaia come un inferno....-
-E ci credo! Ogni dieci giorni! Sei crudele!- disse Draco scandalizzato
-Chi è crudele?- una ragazzina mora entrò nella cucina. Indossava una salopette, sopra una camicetta a maniche corte, bianca.
-Buongiorno Maddie- esclamò il tavolo
-Buon giorno... papà ho fame- dichiarò la piccola, sedendosi tra Lily ed Harry.
-Si tesoro... cosa vuoi da mangiare?- chiese quest' ultimo.
-Pane tostato con la marmellata di fragole...-
-Il latte lo vuoi?- la bimba scosse la testa
-Lo sai che ti fa bene. Te lo scaldo un pò?-
-Uffi... ma non mi piace!-
-Tesoro... che ti dice sempre papà Draco?- chiese il biondo, avvicinandosi alla piccola sporgendosi dal tavolo.
-Non dire non mi piace, prima di assaggiare- rispose la bimba sicura
-Quindi ora devi un pochino di latte, e poi potrai mangiare il pane con la marmellata-
-Va bene...- acconsentì moggia, prendendo dalle mani del padre, un bicchiere, pieno per metà, di latte. Lo portò alle labbra, svuotandolo.
-Bleah! Non mi pace per niente!-
-Visto che sei stata brava, ora puoi mangiare il pane- disse Harry, porgendogliene una fetta
-Si!-
-Maddie, come si dice?- chiese Draco
-Grazie papà- disse, prima di addentare la colazione
-James, fammi un favore. Andresti a chiamare i tuoi fratelli? Digli che la colazione è pronta- chiese nuovamente il biondo, mentre Harry cercava altra marmellata in credenza.
-Ok- il ragazzo si alzò dalla sedia, affacciandosi dalla finestra -Al! Sam! Muovetevi a venire che la colazione è pronta!- strillò, ricevendo in risposta due grandi “Si!”
-Grazie... solo, potevi anche evitare che ti sentissero fino ad Hogsmeade!-
-Non hai specificato come avrei dovuto chiamarli...- si giustificò, continuando a mangiare.
-Buon giorno!- due ragazzi identici, tranne che per capelli, entrarono in cucina, sedendosi tra Draco e James.
-Buon giorno... Che stavate facendo fuori?- chiese Harry, porgendo ai due la brocca del latte. I gemelli si guardarono in faccia.
-Niente- risposero in coro
-E cosa sarebbe questo niente?- chiese Draco, sospettoso.
-Niente!- risposero, ancora
-Vedremo questo niente...- prima che il moro potesse finire la frase, il campanello suonò
-Come volevasi dimostrare... ma perché mi prendo le ferie se succede sempre di tutto!?-

-Salve signora Carmwell...- Harry si trovò davanti una signora anziana, son in mano un gatto completamente rosa -... oh.... Draco? Vieni un attimo qui...-
il biondo arrivò di corsa.
-Cosa... oh- esclamò vedendo il gatto.
-Ragazzi miei, io ho sopportato fin troppo! So che per due ragazzi è difficile gestire dei figli, ma questo è troppo! È la quarta volta n due settimane! Io sono stufa!- disse la donna.
-Signora, le prometto che non accadrà più- le disse Draco
-E' la stessa cosa che mi dice suo marito, ma non credo che funzioni!-
-Vedrà signora, non accadrà più- Harry chiuse la porta, guardando il marito.
-Alexander Severus Potter-Malfoy!- esclamò, mentre il biondo diceva -Simon Albus Potter-Malfoy!- I due gemelli entrarono nell'ingresso.
-E' stato lui!- dissero indicandosi, prima di scappare su per le scale.
-Io vado a cambiarmi. Maddie vieni insieme a me. Potresti vedere cose che non possiamo immaginarci...- le due ragazze salirono su per le scale.
-Non vi dispiace se io mi spaparanzo sul divano vero? Grazie papà!- James si diresse in salotto, buttandosi sul divano. I due adulti si guardarono negli occhi.
-Se vuoi resto a casa- disse Draco.
-No dai, credo di potermela cavare...-
-Non hai capito... io voglio restare a casa...- il biondo gli si avvicinò, strusciandoglisi contro.
-Oh, per questo... mhm non so... il capo non si arrabbierà?-
-Si ma... chi se ne frega ce lo metti?- Draco lo prese per mano, guidandolo su per le scale.
-Hey voi due! Cercate di fare poco rumore! C'è gente che vuole riposare!- esclamò James, venendo colpito, poi, con una ciabatta nera -Siete proprio rudi! Guardate che chiamo il telefono azzurro!- un altra ciabatta, si unì alla gemella -Ok sto zitto...-

Dopo un pò squillò il telefono.
-Pronto?- rispose James
-Pronto James?-
-Ciao zio Rem. Dimmi...-
-Sai mica che fine ha fatto tuo padre? Doveva essere qui mezz'ora fa...-
-Credo che papà non verrà oggi...-
-E perché mai? Sta male?-
-No sta... come dire... dirigendo un' operazione di “incastro”...- James chiuse la conversazione con un sorriso, mantre Maddie gli aveva rubato il telecomando, sintonizzandosi sul canale dei cartoni animati.
-Hey pulce! Ri dammi il telecomando!-
-No! Chi va a Roma perde la poltona!-
-Io vado al Campidoglio e la poltrona la rivoglio!-
-Specchio riflesso! Specchio riflesso!-
-James prendi le chiavi, così mi accompagni...-
-Lily, ma questo mica fa rima!-
-Mo te la faccio vedere io la rima!-
-Ma che c'hai le cose tue?-
-Potrebbe essere!-
-Ok, muoviamoci- I due ragazzi uscirono, così che la piccola Maddyson Narcissa Potter-Malfoy, poté guardare in pace i suoi amati cartoni; ignara di cosa stesse accadendo al piano d sopra... oddio, mica tanto ignara...




Autore: .hoL ~
Titolo: Forever or never




Ci sono amicizie che durano per sempre ed altre che sono destinate a non iniziare mai. Ho sempre creduto che quella con Harry Potter appartenesse alla seconda categoria, sin da quando rifiutò la mia mano, dieci anni fa. Ma la Guerra ha cambiato tante cose nella mia vita, e, come non mi aspettavo che le persone con cui sono cresciuto mi abbandonassero, una volta caduto in rovina, così mi sono stupito il giorno che Harry Potter ha bussato al grande portone del Malfoy Manor, chiedendo di vedermi.


Era fine luglio e la scomparsa dei Dissennatori aveva portato anche ad una mitigazione del clima. Quando Glipsy, l'elfo domestico, accompagnò Potter in camera mia, io ero disteso sul letto e leggevo Il Profeta della Domenica, alla pagina dello sport. Alzai lo sguardo e incontrai gli occhi di Potter. Non caddi dal letto solo perché era largo due piazze.

«Potter! Cos-cosa diavolo ci fai qui?».
«Malfoy. Mi aspettavo un po' più cortesia da un aristocratico come te». Tentò un sorriso, ma era palese che fosse nervoso e anche alquanto a disagio. Decisi di non infierire, nonostante la tentazione fosse forte, solo perché ero curioso di sapere cosa volesse da me, visto che non era più costretto a vedermi.

«Accomodati» gli dissi, e lui attraversò la camera e sedette sulla sedia della mia scrivania.
Rimanendo sul letto, mi voltai a fronteggiarlo.

«Malfoy. Sono venuto a riportarti una cosa».
Dalla tasca della larga giacca a vento che portava (e che di certo si era rifiutato di consegnare all'elfo dicendo che sarebbe andato via presto) estrasse un bastoncino di legno che riconobbi come la mia bacchetta, quella che mi aveva sottratto durante il suo breve soggiorno al Manor. Ricordando, compresi la sua insicurezza nel trovarsi lì.

«Ecco» disse «questa ti appartiene. Scusami se te la restituisco così tardi, avrei potuto farlo più di un mese fa, ma... avevo paura... di affrontarti».
Capii quanto gli fosse difficile ammettere una cosa del genere ma, nuovamente, non infierii.

C'era una strana atmosfera nella stanza, come una bolla che allontanava quello che era stato delle nostre vite prima di quel momento: niente Malfuretto, niente San Potter, eravamo solo due vittime di una Guerra troppo grande cui avevamo preso parte troppo presto. Mi venne naturale provare un sentimento di solidarietà verso Potter, che per un attimo fece a pugni col mio odio per lui.

«Non era necessario» dissi, freddamente. Ero imbarazzato nel vedere che Potter sembrava aver perso tutta la sua grinta: stava in bilico sulla sedia, come se volesse alzarsi e scappare al più presto, e non guardava me, ma sembrava molto interessato alle sue scarpe. Avrei voluto che uscisse dalla mia vita per sempre, e invece mi alzai e andai a prendere la bacchetta dalle sue mani. «Ma grazie» aggiunsi, sputando fuori quelle parole con altrettanta freddezza.

Lui alzò la testa e i nostri occhi si incontrarono.
«Per curiosità» chiese «come hai fatto senza, in questo mese?»
Mi sembrò doveroso rispondere: «Anche mio padre non aveva più la bacchetta. Siamo andati insieme a comprarne di nuove».

A quel punto si alzò, come se l'avessi congedato.
«Non ti disturbo oltre. Ci vediamo, Malfoy» disse, avviandosi verso la porta.
«Sì, Potter, ci vediamo».



E ci siamo rivisti, sì. Potter si è fatto risentire poco tempo dopo. Mi ha invitato a prendere un thè in Diagon Alley. Follemente, ho accettato.


«Malfoy» mi salutò, quando lo raggiunsi al bar di Fortebraccio. Mi chiesi come facesse a non preoccuparsi di tutta la gente che lo guardava con tanto d'occhi. Da quel che avevo letto, i giornalisti non gli davano pace, quindi sicuramente ce n'erano un paio appostati da quelle parti.

«Potter» risposi, e sedetti al tavolino.

Intervallammo chiacchiere nervose e formali ad imbarazzanti silenzi affogati nelle tazze da thè e quando Potter disse che doveva andare via fu un sollievo per me.

Tornando a casa mi chiesi: “Ma non si preoccupa di cosa dirà la gente dopo averci visto prendere il thè insieme conversando tranquillamente?”.



La volta successiva mi ha invitato ad una festicciola organizzata a casa sua da lui e i suoi amichetti da strapazzo, dove mi sono stupito alquanto di incontrare Blaise Zabini che amoreggiava senza pudore con Finnigan.


Fissai la gente che riempiva il salotto decorato dall'arazzo della famiglia di mia madre – che era stato coperto alla bell'e meglio con dei festoni colorati.

C'era molto da bere, così mi misi da parte con una bottiglia di vodka e mi versai un paio di generosi bicchieri. Dopotutto non ero in buoni rapporti con quelle persone e mi chiesi per l'ennesima volta perché – perché?! – avessi accettato l'invito.

Mi alzai dalla poltrona in cui ero sprofondato e mi diressi in bagno per sciacquarmi il viso.
Strabuzzai gli occhi quando, aprendo la porta, vidi la Granger che cambiava il pannolino ad un bimbo su un fasciatoio. Lei sorrise alla mia faccia shockata.

«Tu e Weasley vi siete dati da fare, vedo!» dissi.
«Oddio, no!» ridacchiò lei «Questo è il figlio di Remus Lupin e tua cugina Ninfadora. Harry è il suo padrino, se ne occupano lui e Andromeda. Lei si è trasferita qui. Poverina, è così sola adesso».

Non capivo perché mi stesse dicendo tutte quelle cose, ma annuii comunque, poi mi bagnai il viso accaldato e tornai nell'altra stanza.



Devo dire che comunque quella sera mi sono divertito. La Granger è stata abbastanza amichevole e tutti hanno cercato di farmi capire che le ostilità dovevano finire, ora che il Signore Oscuro era caduto. Io non ne ero così sicuro, ma cercai di non darlo a vedere: ero numericamente in svantaggio.

Solo Lenticchia mi è sembrato ancora apertamente ostile, in quell'occasione, ma non posso dargli torto, in realtà. Ha riso a crepapelle quando ho urlato di disgusto e sono caduto dalla poltrona. Ma che ci posso fare io?!: Paciock non ha mai imparato a tenere a bada il suo rospo, e a me quel coso fa schifo!

In ogni caso, io e Potter abbiamo continuato ad incontrarci. Persino mio padre è stato d'accordo: secondo lui non c'è modo migliore in cui i Malfoy possano rifarsi un nome che fare amicizia col Salvatore.

Poi c'è stata quella volta.


Avevo invitato Potter a bere qualcosa a casa mia e probabilmente poi saremmo andati a cena insieme. Succedeva spesso, ormai, e riuscivamo anche a parlare più tranquillamente. Certo, le conversazioni non erano proprio scioltissime, ma comunque migliori delle prime volte. Per lo più parlavamo di noi stessi e di quello che ci piaceva fare. Avevamo scoperto di avere un po' di cose in comune, per cui di solito le conversazioni vertevano su quelle.

Quella sera stavamo bevendo l'aperitivo seduti sul divano di uno dei saloni del Manor – non quello dove il Signore Oscuro ci faceva riunire, lì non ci ho più rimesso piede.

Io sedevo compostamente e tenevo perfettamente in equilibrio il mio bicchiere. Potter no. Potter aveva preso fin troppa confidenza con casa mia ed era stravaccato sul divano, appoggiato tra lo schienale e il bracciolo, con il bicchiere pericolosamente in bilico.

Okey, stavamo esagerando con gli aperitivi, probabilmente. Ma ci stavamo guadagnando in confidenza: l'alcool aiutava, eccome!, ad assottigliare quell'ancora persistente velo di disagio.

Anche io mi rilassai un po' di più, e finii per avvicinarmi un po' troppo a Potter. Notai le sue guance tingersi ancor più di rosso e lui irrigidirsi appena.

«Malfoy... io. Senti, c'è qualcosa che forse devi sapere» cominciò a borbottare il mio ospite.
«Ti ascolto» gli dissi, incoraggiante.
«Ecco vedi... ho insistito tanto per vederti, in questo periodo, perché era da un po' di tempo che pensavo a te...». S'interruppe ed io, che non capivo quel discorso dove andasse a parare, lo guardai interrogativo.
«Sì, bene, io, vedi. Vedi, Malfoy, ho pensato spesso alla sensazione che ho provato quando mi stringevi forte, su quella scopa, nella Stanza delle Necessità. A-all'inizio pensavo che fosse dovuta all'adrenalina, ma poi... ecco, dopo averti visto, quella sensazione si è ripresentata. Farfalle. Farfalle nello stomaco. E io...».
Stava borbottando il tutto al suo piede sinistro, ma finalmente cominciavo a capire.
«Potter, stai dicendo che quando sei con me senti le farfalle nello stomaco?».
Lui annuì. Non sapevo perché, ma non facevo la minima fatica a credergli e non lo trovavo così strano.

«Puoi cacciarmi di casa, adesso» mormorò, ancora rivolto al suo piede.
«Non lo farò» dissi, risoluto, sollevandogli il viso con la mano destra.
Mi accorsi che era stata una mossa avventata quando vidi il suo viso che si avvicinava al mio. Poi sentii le sue labbra sulle mie e la punta della sua lingua che chiedeva di entrare. L'accolsi. Ci baciammo. Io e Potter ci baciammo.


È stato in quel momento che ho capito come mai avevo continuato ad accettare i suoi inviti e ad invitarlo a mia volta: dal giorno che mi ha portato la bacchetta – e forse anche da prima – io avevo sperato che accadesse quello che è accaduto quella sera.

Probabilmente se una cosa del genere fosse successa ai tempi di Hogwarts l'avrei insultato fino alla morte, sbandierando per la scuola che Potter era un finocchio – poi Blaise mi avrebbe ucciso, ma poco importa, l'avrei fatto. È stato un bene che fossi finalmente maturato.

«Draco, amore, sei pronto?». La voce di Harry mi riscuote dai miei pensieri.

Do un'altra occhiata allo specchio di fronte a me e rispondo: «Sì, tesoro, prontissimo! Sto scendendo!». Mi infilo la giacca e mi avvio per le scale.

Oggi festeggiamo il nostro secondo anniversario e Harry mi porta fuori a cena. Sono molto emozionato, ma come al solito non lo do a vedere – tanto lui se ne accorge lo stesso.

Mi aspetta nell'ingresso, bello come il Sole – i capelli quasi in ordine, l'abbigliamento impeccabile, come gli ho insegnato io.

Usciamo dal cancelletto di casa e ci Smaterializziamo mano nella mano.

Harry ha prenotato nel nostro ristorante preferito, nella Londra Babbana. La prima volta che ci siamo stati è stata la sera del nostro primo bacio.

La serata passa tranquilla. Gli chiedo dove vorrebbe andare a Natale e lui propone di affittare un piccolo cottage di montagna solo per noi – neve, camino, Harry che mi vizia.

Ci attardiamo fino alla chiusura del ristorante. Sono andati tutti via. Io e Harry continuiamo a guardarci negli occhi, mano nella mano – le candele accese tra di noi.

Poi le luci si abbassano, l'atmosfera di fa ancora più romantica, e per qualche scherzo del Destino la nostra canzone si diffonde nel locale vuoto.

Mi accorgo che non è una coincidenza quando vedo Harry alzarsi dal suo posto e avvicinarsi a me.

S'inginocchia. Prende la mia mano tra le sue e la bacia leggermente. Poi mi guarda dritto negli occhi. Si schiarisce la voce. Le guance sono rosse come quella sera di due anni fa.

«Draco Malfoy. Sono passati due anni ormai, due anni in cui ho capito che non potrei fare a meno di te neanche volendo. Io ti amo, Draco. Ti amo tantissimo. E ora, qui, io chiedo la tua mano. Sposami, Draco. Sposami. Per favore».

Con gli occhi più lucidi del dovuto, rispondo che Sì, lo voglio sposare, lo voglio da sempre.


Forse l'amicizia con Harry Potter fa parte di quelle che sono destinate a non iniziare mai, ma di sicuro il nostro amore, quello, durerà per sempre.





Autore: † Ran's Revenge †
Titolo: Nobody loves no one




Era una melodia persa nella mente, di cui nessuno dei due riusciva a ricordare più il nome…
Solo una canzone…
Eppure c' erano ancora quelle parole che non li abbandonano…

Il mondo era in fiamme
e nessuno oltre a te poteva salvarmi
è strano come il desiderio rende pazze le persone
Non ho mai sognato che avrei incontrato qualcuno come te
e non ho mai sognato di conoscere qualcuno come te



E questo Draco lo trovava insopportabile…specie nel momento del loro addio, con quei ricordi troppo vivi da essere palpabili, così vivi… e morenti allo stendere delle dita…
Lì, davanti al pensatoio, di fronte ai ricordi, gli errori e le bugie... tralasciando l'amore, dimenticato in un angolo ad appassire... lì, insieme a quelle parole sospese nel vuoto delle memorie immortali...
Solo memorie...

- Draco, su! Vieni qui! Guarda!
- Harry, dannazione…che diavolo combini?
- Guarda! Non lo trovi meraviglioso?
- Cosa? Un’ aquilone?
- Certo!!! Io lo trovo splendido…libero…così libero...

Solo un’ invidia inespressa…
Negli occhi di Harry c’era qualcosa di inafferrabile per Draco, e in quella situazione qualcosa di indicibile per quanto fragile e poetica…
C’era , semplicemente, qualcosa di troppo pesante…

- Estremamente elegante …
- Sei sempre il solito finocchio…

E nell’infrangersi cristallino di una risata ormai lontana, il ricordo debolmente scompariva…per essere pianto… dimenticato…


-Avevo dimenticato quant’era bello il cielo quel giorno…
-Tante cose hai dimenticato Harry…e magari è meglio così…

Così era giusto che fosse…

-Non penso che ora abbia più molta importanza…

Così fu…

-No…non ne ha…

No, non voglio innamorarmi
…Questo mondo ti spezzerà unicamente il cuore…
No, non voglio innamorarmi
…Questo mondo ti spezzerà unicamente il cuore…
di te… di te
…questo mondo ti spezzerà unicamente il cuore…




Draco…tu mi ami?

Se in quel momento Draco avesse potuto scappare, sicuramente, l’avrebbe fatto…solo…non poteva…
Gli occhi di Harry erano chiodi su di lui che lo bloccavano lì, tra una porta, un ragazzo e una domanda alla quale non sapeva rispondere…

Beh…sei il mio ragazzo…
Non dirlo come se il tuo amore fosse scontato, perché non lo è…

Lasciarono che il silenzio scivolasse su di loro, senza fare niente per impedirlo…
Harry capì che, più dei sentimenti, erano le parole a mancare, perciò decise di ignorare la loro assenza lasciando che il discorso cadesse …incompleto…

Mi sarebbe piaciuto adottare un bambino…oh, Draco, non fare quella faccia…hai un’espressione terribile…sembri un rospo!
UN BAMBINO? HEY, NO! NON HO INTENZIONE, NELLA MIA VITA, DI PRENDERE NEANCHE UN PANNOLINO CON LE MIE MANI DELICATE!

Harry sorrise, con tutta la semplicità che il mondo potesse avere…

Non ti preoccupare Draco…non potrà mai accadere…non avrò figli.

Sorrise
Solo un sorriso…

Perché?… Perché non potrai?

Continuò a sorridere…senza rispondere…

Odio quando pensi che il domani non esiste…


E mentre i due riaffioravano dai ricordi di cui il pensatoio li aveva sommersi, Draco sentì nel petto quella frase, che aveva lo stesso suono della scuse…

-Avrei dovuto dirti ‘ Ti amo ’ quel giorno…

-Forse si…forse avresti dovuto…forse…

Che gioco malvagio da giocare
per farmi sentire cosi



Rimasero un minuto soli in loro stessi, chiudendo gli occhi di fronte ai pensieri che la mente ora gli poneva davanti…
E quei ‘se’ angoscianti, e quei ‘forse’ maledetti, radunati in quel momento…rivissuti e abbandonati in un oggetto…

Che cose malvagie da fare
per lasciarmi sognare di te



- Harry…fai ancora quell'incubi?
- Ogni giorno, Draco…

Nel silenzio della loro stanza, nella lenzuola disordinate e nell’aria calda, quel che Draco udiva era unicamente il battito di un cuore solo … che lento e soffocato restava lontano, con timidezza… Draco avrebbe dato tutto affinché fosse suo quel cuore, ma in fondo già sapeva che lo era…

- E ogni giorno ci sei tu a svegliarmi…

Draco avrebbe dato tutto affinché quelle bugie continuassero a cullarlo, ignorando ciecamente che, per il suo sogno, era lui l’incubo…

Che cose malvagie da dire
non ti sei mai sentito cosi



-Fai ancora quel’ incubi?
-Ogni giorno… e ogni giorno resto nel mio letto a sognare che qualcuno mi svegli…

Il sussurro di Harry era debole mentre specchiava gli occhi nell’acque del pensatoio…
Penso vagamente a cosa sarebbe accaduto se l’avesse distrutto…
Infrangendo ogni ricordo, ogni decisione presa fino ad allora, ogni rimpianto…
Abbracciando ogni sbaglio…

-Odio non poterti svegliare dall’incubo che sono…
-Lo odio anch’io… ma questo non significa che ho smesso di amarti…

Solo incubi… un inconsistente diradarsi del nulla, all’alba…

Che cose malvagie da fare
per farmi sognare di te




- “più dolce sarebbe la morte se il mio ultimo sguardo avesse come orizzonte il tuo volto e se fosse così, mille volte vorrei nascere per mille volte ancor morir ... ”*

Draco esitò...

- Come?

Harry si divertì a vederlo così, sperduto, confuso e, in fondo, anche imbarazzato... Non aveva capito, insomma, come poteva? Non sapeva neanche di che stava parlando...

- Niente... leggevo ad alta voce...

Lo vide rilassarsi...
Lo sapeva... lo sapeva bene che lui non amava quel tipo di sdolcinatezze... non ancora almeno, non era pronto...
evitò di pensare che, magari, non era innamorato... non voleva pensarci...

- Harry...piangi?

Neanche se n'era accorto...

- Si, è... davvero... molto commovente questo racconto...

- Non mi diverte ... non mi diverte più vederti piangere... non ne vale la pena...ti prometto che, con me, non piangerai più.

Ad Harry piacque.... piacque davvero quel rossore sulle sue guancie...
tanto quanto gli sarebbe piaciuto potergli credere....

Voglio innamorarmi
…Questo mondo ti spezzerà unicamente il cuore…
No, voglio innamorarmi
…Questo mondo ti spezzerà unicamente il cuore..
di te



Come in quel momento davanti al pensatoio…
Sarebbe piaciuto ad entrambi crederci…

“Il mondo era in fiamme
e nessuno oltre a te poteva salvarmi”



è una vecchia canzone che Harry, in qualche strano modo, ricollega a sua madre, a un abbraccio e a una notte calda…
Un ricordo perso per strada, che ha lasciato in lui solo delle sensazioni e quella canzone…

“è strano come il desiderio rende pazze le persone”



La notte non era ancora morta quando Draco aprì gli occhi…
Harry era appoggiato alla finestra, il viso alle stelle e tra le dita una sigaretta…Il fumo era un velo intorno al suo volto che rendeva la sua immagine un sogno sfocato nella mente di Draco, mentre la musica, una ninna nanna lasciva nelle loro orecchie…

“Non ho mai sognato che mi sarei innamorato di uno come te”



Nel suo letto, Draco non seppe quanti attimi furono passati…
Forse uno, forse cento…ma le parole erano eterne, troppo giuste…troppo vere…
E si lasciò cullare silenziosamente , cedendo al sonno e alle lusinghe di Morfeo che lo abbracciava con braccia più fredde di quanto fosse abituato…
Prima di tornare al sogno pensò, con vago dolore, che solo le braccia di Harry fossero abbastanza calde per il suo corpo gelido…

e non ho mai sognato che avrei perso qualcuno come te



-Non sapevo fossi sveglio quella notte…
-Neppure io…ho sempre creduto fosse stato un sogno…
-Draco…c’è un ultimo ricordo che vorrei rivedere…
-Di cosa si tratta?

Non c’era bisogno di nient’altro, negl’occhi di Harry il ricordo era più vivo di mai potesse essere nella realtà…

Solo un altro…maledetto…ricordo

-Ricordi…la farfalla di carta che mi hai regalato a San. Valentino?…

No, voglio innamorarmi



Il freddo era tagliente, si insinuava nelle vesti, fin sotto la pelle…
Il freddo era tagliente…e a nessuno importava…

- Harry?

E lui, sentendosi chiamare, portò i suoi occhi verdi su Draco…
Sorrideva…
“strano” pensò…

- Buon San. Valentino…

In contrasto coi guanti neri, tra le mani una farfalla bianca…carta…
“un origami” registrò la sua mente ancora confusa, prima che le sue braccia si allacciassero con foga al collo di Draco…prima ancora che la farfalla, già in volo, gli arrivasse tra le mani…

- Grazie…

In fondo era solo un flebile grazie…

- Harry…? Che succede?
- Niente…è tutto a posto…

Come se dovesse sciogliersi tra la rada neve di febbraio, Harry strinse Draco con tutta la forza che in quel momento gli era concessa…

- Dobbiamo rientrare…
- Solo…un altro po’…ti prego…

Poetica e macabra, triste e romantica, la farfalla ancora ai loro piedi, ignorata e lacerata da tanta passione…e il suo “Ti amo”, scritto tra le pieghe…nascosto…


Era semplicemente troppo da riuscire a sopportare…
Se rivisto, quel ricordo avrebbe distrutto Draco come la farfalla morta nel loro abbraccio…
Così…

-No, mi dispiace…non ricordo.

…preferì mentire.

Era la scelta giusta…continuò a ripeterselo.

…Questo mondo ti spezzerà unicamente il cuore…

-Non importa… tra poco lo dimenticherò anch’io…

Erano arrivati insieme a quella conclusione, tuttavia Draco ancora non sapeva dove avrebbe trovato la forza per impugnare la bacchetta… per alzare il braccio…per mormorare l’incantesimo…
Prima di allora non aveva mai immaginato quanta forza ci volesse anche solo per dire ‘addio’…solo un ‘addio’…eppure era lì…

-Draco…ti rendi conto che dopo…che dopo questo… quei ricordi non potrò più riaverli? Draco… io…non sarò più quello che conosci… è come…come se in questo momento tu mi uccidessi…

Entrambi sapevano che, prima o poi, sarebbe successo realmente…ma era per quello che lo stavano facendo…

Era crudele…era triste…era vero.

Non serviva il loro amore in quella guerra... era di troppo e non importava... non importava a nessuno...come del freddo in quella giornata di metà Febbraio.

-Lo so, Harry…credi che per me sia semplice? Ma è… la cosa giusta…

Solo un sospiro… poi nient’altro…

-Va bene…ma Draco…tu…mi dimenticherai?

No, voglio innamorarmi
…Questo mondo ti spezzerà unicamente il cuore…
di te



-No… non lo farò…

-Allora promettimi che quando tutto sarà finito… quando questa guerra sarà finita… tornerai da me e mi racconterai tutto…promettimelo!!!

Draco osservò un attimo Hermione e Ron che dal fondo della sala attendevano…

Solo uno sguardo…

-Promettimi che mi sveglierai ancora… da quest’incubo…

E a quel punto fu solo una bacchetta sulla tempia…solo un addio mai realmente detto …

Solo un arrivederci falso…

Lo sapevano tutti e due…Draco non aveva promesso…

-Buona notte, dolce principe*

Harry sorrise, conscio che, da qualche parte, un tragico racconto confuso, narrato in un tempo dimenticato, era un ricordo tangente …e non solo un sogno sfocato…

Quella fu l’ultima cosa che Draco vide di Harry: un sorriso.
Ne memorizzò ogni angolo, ogni bellezza e ogni difetto…ogni più ipocrita crepa di un sorriso logorato dai ricordi.

Poi…erano solo occhi vacui…

…Questo mondo ti spezzerà unicamente il cuore…



Hermione corse e poco ci volle che non cadesse nella foga di afferrare il braccio di Harry…

Eppure veniva ancora ignorata…ancora una volta

-Tu…chi sei?

Ancora una volta…Draco si sentì il dovere di rimanere…

Immobile, lì dove Harry lo scrutava…


No, io...
…Questo mondo ti spezzerà unicamente il cuore…



E così come Harry, anche Draco era in qualche modo morto…

-io…nessuno…

Così era…così era giusto che fosse…

Nessuno ama nessuno


-Allora…

Harry continuò, sorridendogli senza pietà…

Solo un sorriso…

-…perché piangi?

“Solo le tue lacrime sulle mie guance”




Fine





N.B.: Le frasi seguite da asterischi sono citazioni dell'Amleto

Edited by † Ran's Revenge † - 24/7/2008, 23:53
 
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