Le passanti (Tributo a Fabrizio De Andrè)

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† Ran's Revenge †
view post Posted on 26/10/2008, 10:51




Un altro racconto scritto per un altro concorso. La potete trovare su questo sito http://www.trambus.com/games/parole2006.cf...eggi&iniziale=m
è ispirato a una canzone di De Andrè, il cui testo aggiungerò alla fine. Non so se la fine la possiate capire sul serio, il tutto dev'essere letto nel suo insieme, ma confido in voi! XD
Buona lettura (commenti e critiche sempre graditi!)


Le passanti (Tributo a F. De Andrè)




Ha i capelli castani e boccoli flessuosi.

Ha le labbra rosee e gli occhi belli.

Ha la pelle diafana e le mani fragili.

Ha il viso triste e la voce flebile.

Ha tutto quel che amo ed io la amo...così tanto...ma lei non può capire.



Sembriamo quasi estranei quando si comporta così.

Mi evita, mi ignora, mi sfugge.

Preferisce restar lì da sola, nell'angolo più appartato di questo scompartimento, senza prendermi in considerazione.

Guarda fuori dal finestrino, mi trascura.

In realtà so bene che dedicarsi al paesaggio che scorre via è solo un diversivo per non pensare.

Crede che io non la conosca. Crede che io non sappia interpretare quei suoi gesti.

Ma io la conosco, oh sì, la conosco bene...e lei neanche se ne rende conto.

Mi è bastato un attimo che già era mia.

I suoi pensieri caotici scivolano nella mia testa a radicar radici per farne un nido, si agitano e si affinano ai miei. Siamo così simili, perché non lo vuole ammettere?

La sua solitudine è la mia.

I boccoli castani le scivolano sul viso come foglie morte in autunno;

Cadono e danzano nella loro discesa;

Protettivi, le depurano la vista da ciò che non vuol vedere.


Le scosterei i capelli se il suo rannicchiarsi ulteriormente non mi facesse desistere.

Liberando un sospiro esasperato, mi rigiro sul mio posto. Neanche si volta quando apro la mia borsa.

Prendo il giornale, lo rigiro tra le mani, faccio più rumore possibile. Neanche si volta quando lo rimetto dentro.

In questi momenti, quando non vuole concedermi neanche un sorriso, cerco di immaginarlo come meglio lo ricordo.

Non è sempre facile e non è mai lo stesso.

Mantiene gli occhi persi nel paesaggio.

A volte i riflessi si confondono. Non distinguo il verde dei suoi occhi da quello della vegetazione che scorre al di fuori dello scompartimento.

Le labbra sono di un rosso così intenso da apparire più un inganno che un trucco.

Sono labbra morbide le sue, di quelle che vorresti sfiorare la notte, quando le lenzuola non ti scaldano.


Quella bocca flessa in un sorriso è qualcosa di solo mio. Quel sorriso lo immagino solo io e intrappolato resta in questo mondo unicamente per me, per il mio piacere e la mia estasi.

Resta qui, non sfugge, eppure si allontana. Cerco di rapirle gli occhi e si allontana.

È così irritante quando si comporta così, sembra quasi una bambina. Se la baciassi ora, urlerebbe?

Crede ancora di essere un’incompresa. Si tortura le labbra con i denti, costantemente in attesa...di cosa poi, non lo sa neanche lei.

Quelle cosce di perla sgusciano fuori dalla gonna a mostrare le gambe affusolate.

Quella pelle diafana la ricorderai quando non sarà al tuo fianco.

Chiederai una carezza fragile alle sue mani esili.

Chiederai...e sarà duro il rifiuto pronunciato dal silenzio.

Insieme al suo sorriso, cerco di trascinare a me il pensiero dei suoi tocchi leggeri sul mio viso...non è semplice e aspetto poco prima di desistere.

Il silenzio imperversa già da tanto di quel tempo che, quando appoggia la testa al finestrino e inizia a cantilenare, la sua voce lieve mi rimbomba nella testa.

Nei gesti appena accennati e mai realmente realizzati il suo viso si impregna d'amarezza.

Neanche esito nel pensare che sia solo una mia impressione ma mi convinco che ogni cosa intorno a noi, se potesse, me ne darebbe ragione.

La sua voce poi me né da conferma. Mentre mi entra dentro sento il cuore pulsarmi come una piaga. Lo sento cadere, precipitare, per ritrovarlo poi ancora al suo posto all'accenno di una nuova pulsazione.


Cercando di ritrovare la sua stessa compostezza, emulo i suoi gesti, appoggio la testa al finestrino, come lei, porto una ciocca di capelli dietro all'orecchio, come lei, mi guardo intorno, mi faccio piccolo, sul mio sedile.

Quando inizia a piangere però non so più che fare. Non ne sono capace io, non piango.

A volte penso che se avessi almeno la metà di quella sua perfezione così particolare, sarei un uomo migliore.

Le lacrime le bagnano le ciglia come rugiada, e sarebbe pura quanto questa se il trucco sciolto non le definisse i lineamenti di nero. Quando si porta una mano al viso per ripulirsi, però, posso solo imitarla. Non ho lacrime da asciugare io.

Il treno rallenta e si ferma. Si è fatto tardi ormai. Si alza, si abbottona il cappotto.

È la sua fermata, non la mia.

Sta per andare via e io non la fermo. Non posso.

Alzandosi, mi passa accanto. 'Buon giorno' dice, con quella gentilezza di cui sono a conoscenza unicamente io. Il rumore dei suoi tacchi risuona nel vagone vuoto.

Non la seguo. Potrei arrivare tardi in ufficio. Stringo la presa sulla mia ventiquattrore, dicendo addio, silenziosamente, al mio amore dagli occhi verdi e dalle labbra carnose, che per pochi attimi mi ha tenuto compagnia in questo treno freddo. Un amore durato poco più d'una fermata di treno.

Rubo un attimo al tempo, prima di dimenticarla. C'è un nuovo amore ancora da provare.

Ed è quel che vedo mentre la luce del sole mi impigrisce la mente. Mi ci dedico oziosamente, come ad un sogno.

La donna che ora sale sul treno ha i capelli neri come l'ebano.

La donna che ora mi si siede affianco ha la pelle bronzea come il sole.

La donna che ora amo ha gli occhi profondi come il buio.

La donna che amo ha tutto quel che amo...ma lei non può capire...e neanche voi.



SPOILER (click to view)
Le passanti, Fabrizio De Andrè


Io dedico questa canzone
ad ogni donna pensata come amore
in un attimo di libertà
a quella conosciuta appena
non c'era tempo e valeva la pena
di perderci un secolo in più.

A quella quasi da immaginare
tanto di fretta l'hai vista passare
dal balcone a un segreto più in là
e ti piace ricordarne il sorriso
che non ti ha fatto e che tu le hai deciso
in un vuoto di felicità.

Alla compagna di viaggio
i suoi occhi il più bel paesaggio
fan sembrare più corto il cammino
e magari sei l'unico a capirla
e la fai scendere senza seguirla
senza averle sfiorato la mano.

A quelle che sono già prese
e che vivendo delle ore deluse
con un uomo ormai troppo cambiato
ti hanno lasciato, inutile pazzia,
vedere il fondo della malinconia
di un avvenire disperato.

Immagini care per qualche istante
sarete presto una folla distante
scavalcate da un ricordo più vicino
per poco che la felicità ritorni
è molto raro che ci si ricordi
degli episodi del cammino.

Ma se la vita smette di aiutarti
è più difficile dimenticarti
di quelle felicità intraviste
dei baci che non si è osato dare
delle occasioni lasciate ad aspettare
degli occhi mai più rivisti.

Allora nei momenti di solitudine
quando il rimpianto diventa abitudine,
una maniera di viversi insieme,
si piangono le labbra assenti
di tutte le belle passanti
che non siamo riusciti a trattenere.





 
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nemu
view post Posted on 18/9/2009, 10:32




wow bellisima
 
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~Cupio Dissolvi
view post Posted on 3/10/2009, 11:21




Complimenti...Estremamente realistica.
Se hai dei progetti riguardo la scrittura dovresti continuare a coltivarli.
Buona fortuna.

Edited by ~Cupio Dissolvi - 3/10/2009, 23:46
 
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2 replies since 26/10/2008, 10:51   95 views
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