Dolohov, what else?, Severus - Antonin

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*Queen of Ice*
view post Posted on 29/11/2008, 12:13




Avevo promesso da tempi immemori questa Severus Piton - Antonin Dolohov, quest'ultimo personaggio davvero affascinante che abbiamo imparato ad apprezzare grazie alla ficcy "Le confessioni di Ofidia" di Mindina.

A lei va la dedica, che ha risvegliato in me la curiosità di approfondire gli aspetti di questo enigmatico Mangiamorte.

Ora parto con le dediche ù.ù

Alla Chicca, che con enorme pazienza mi sopporta tutti i giorni nei nostri deliri di scrittura creativa, oltre che a starmi sentire per i miei deliri quotidiani, ti adoro, amora ù.ù

A Mindina l'ho già detto prima :P

Alla mia omonima, of course, che è pazza quanto me, nonostante la giovane età (seee, chissà quanti anni di differenza poi XD) promette bene in quanto a follia muahahahha

A Valentina, che se anche non mi commenta le voglio bene lo stesso :P

A Femke, che ruola con me in improbabili situazioni tra Regulus e Lucius e ci divertiamo da matti muahahahha

A Irene, i cui commenti fanno sempre piacere!

E a tutte voi che leggerete di questo pairing di cui penso aver scritto solo io XDXDXD




Il brano scelto per questa shot è "The day that Never Come" dei mitici Metallica, di cui vi consiglio caldamente l'ascolto durante la lettura.
La canzone coincide solo a tratti nella mia mente, ma credo la troverete opportuna (spero XD)







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Dolohov, what else?







Born to push you around
You better just stay down
You pull away
He hits the flesh
You hit the ground
Mouths so full of lies
Tend to black your eyes
Just keep them closed
Keep praying
Just keep waiting



Quando guardo Antonin Dolohov mi chiedo se Dio esiste.
Perchè io mi chiedo dove era Dio quando questo spietato folle assassino è stato messo al mondo da una contadina di nome Anja, nella zona più infima di Novosibirsk, in Siberia.
Mi chiedo dove era Dio, quando il Diavolo si imprimeva nelle iridi azzurro ghiaccio di questo uomo, qui seduto davanti a me, in pregiati abiti di velluto rosso sangue.
Figlio di Anja la contadina e Alexiej Dolohov, facoltoso nobile di San Pietroburgo.
Mi chiedo dove era Dio, quando questo sadico cresceva tra gli stenti di una landa ghiacciata, cacciando la tigre bianca per mostrare il suo valore di adulto, e solo in seguito venire riconosciuto dal proprio padre e introdotto nel mondo delle buone maniere, il mondo degli attori e la falsità, una gabbia dorata nel quale avrebbe dovuto dimenticare persino il volto della propria madre e adeguarsi a diventare il damerino che è ora.
Eppure io, Severus Piton, se lo guardo provo solo pietà, ma penso che questo sia solo colpa del mio giovane cuore infatuato.
Mi chiedo sempre dove fosse Dio, quando Lord Voldemort, durante uno dei suoi viaggi alla ricerca di seguaci, passò in uno di quegli opulenti palazzi di una dinastia ormai in cedimento e trovò un giovane assetato di vendetta, piegandolo alla propria causa e facendolo diventare uno dei più intricati, folli, crudeli e sadici assassini di questa landa che chiamiamo Terra.
Eppure...
Eppure quando lo vidi per la prima volta, alto e imponente, fasciato nel suo abito da viaggio nero, che indicava palesemente la sua provenienza il mio cuore ebbe un fremito.
I suoi occhi di ghiaccio si posarono un solo istante e fin da subito mi marchiarono come suo.
Non riuscivo a guardarlo... l’azzurro delle sue iridi bruciava le mie retine, tanto era intenso e penetrante.
Le sue mani si muovevano eleganti, contornate dal fine pizzo della propria camicia, e nella mia testa io immaginavo quelle mani sul mio corpo, accarezzarmi i fianchi e artigliarmi le gambe.
Il suo viso perfetto, incorniciato da corti capelli neri perfettamente in ordine, era la tela sulla quale era dipinta una bocca così sensuale da produrre in me solo sogni lussuriosi.



Waiting for the one
The day that never comes
When you stand up and feel the warmth
but the sunshine never comes
No the sunshine never comes



Eppure la sua bocca non era un diamante così puro come pensavo. E’ l’antro delle menzogne più vili, sussurrante parole mendaci all’orecchio dell’Oscuro Signore.
Quanti di noi ho visto cadere per un solo suo capriccio?
Eppure so per certo che dalle sue labbra non è mai passato il mio nome, in quelle occasioni.
Si limita a fissarmi, schiudendo appena le labbra e passando i suoi occhi glaciali su tutto il mio corpo. Ci sono momenti che mi sento nudo di fronte a lui, pur indossando il pesante dei mantelli.
Mi chiedo dove fosse Dio quando l’ho visto uccidere per la prima volta. Augustus Rockwood gli faceva da complice, fedele compare come io con Lucius Malfoy.
Rockwood ama uccidere le sue vittime non con la magia, di cui è un pessimo veicolo, bensì con una più prosaica mazza.
Distrugge i crani delle sue vittime con un colpo secco, facendo scorrere sangue con la stessa facilità con cui emetterebbe uno starnuto.
Quel giorno fu la sorte dei fratelli Prewett. Ci vollero cinque mangiamorte per metterli in ginocchio, ma neppure Augustus ci riuscì a farli fuori a mazzate.
Poi venne lui.
Silenzioso come un principe dei ladri, si insinuò nel cerchio degli assassini e ridusse in cenere quelle povere anime.
Mi chiedo dove fosse Dio in quel momento. Sicuramente aveva la testa voltata.
Eppure...
Eppure il mio cuore batte per questo individuo, che anche in questo momento mi sta fissando, seduto vicino a MacNair, giocando a poker.
-Vieni a sederti qui, Sevniev.- mi apostrofa, storpiando il mio nome alla russa.
Quando lo sento parlare, con quel suo accento slavo, sento una fiammata tra le gambe, soprattutto quando si rivolge a me, molto, troppo di rado.



Push you cross that line
Just stay down this time
Hide in yourself
Crawl in yourself
You'll have your time
God I'll make them pay
Take it back one day
I'll end this day
I'll splatter color on this grave



Mi siedo al suo fianco, osservando le sue carte. Non mi chiede se voglio giocare, in ogni caso non ne sarei in grado.
Ha in mano quattro assi e continua a passare, bluffando in continuazione e accumulando soldi su soldi.
Vedo MacNair sudare dalla rabbia, mentre tenta di mettere assieme qualche carta decente.
Rosier, anche lui della partita, ha un’aria rilassata, convinto che Dolohov stia solo bluffando.
Ma non conosce l’astuzia di un siberiano che ha ucciso la tigre per diventare adulto...
Sono qui, vicino a lui, con un gomito appoggiato al tavolo verde e il mento nel palmo della mia mano.
Osservo la partita senza reale interesse, consapevole solo della sua presenza vicino a me, mentre le nostre cosce si sfiorano, separate solo dalla stoffa dei pantaloni.
Vado in fiamme a questo contatto.
Ancor più quando una delle sue mani si abbassa e inizia ad accarezzare con dolcezza la mia gamba.
Non è mai accaduto prima che mi toccasse o che mi parlasse per più di due minuti di fila e sommati insieme, i nostri minuti di conversazione da quando ci conosciamo non hanno mai superato il quarto d’ora nel complesso.
In fondo il mio lavoro è solo quello di stare ad insegnare ad Hogwarts, adattarmi a questo nuovo lavoro di professore, quando solo fino a meno di tre anni fa ero io lo studente.
Non so che compito svolga lui per l’Oscuro. Probabilmente è infiltrato ai piani alti del Ministero, con la sua avvenenza sfrontata.
Ma ora mi sta spiegando le regole del gioco a poker, tenendo le carte in una mano e accarezzando la mia coscia con l’altra, davanti a tutti e senza fare una piega.
Mi attira a sè, troppo vicino perchè io possa pensare coerentemente qualcosa di intelligente da rispondere.
All’improvviso la partita finisce e scopre le sue carte, lasciando gli altri giocatori con un pugno di mosche, urlanti di vendetta a quella cocente sconfitta.
Vedo Antonin rivolgere un elegante sorriso ad ognuno di loro e far su i suoi galeoni senza aggiungere altro.
-E’ stato un piacere, da.- dice con la sua voce calda. Poi mi fissa negli occhi e mi dice –Vieni Sevniev, accompagnami a portare questi деньги (soldi) alla Gringott.-
E io, desideroso solo di ascoltare il suono della sua voce, annuisco, seguendolo e portandolo alla banca, uscendo fuori da quella stanza lussuosa che i soldi razziati durante le scorribande dei fedeli di Voldemort hanno potuto comprare.
Arrivati alla Gringott lo osservo attentamente, mentre con un sorriso falso nasconde il disgusto alla vista dei goblin e deposita la forte somma vinta a carte.
Usciamo e io penso che ora se ne andrà, lasciandomi solo.
Ma mi stupisce.
-Sevniev... ti piacerebbe vedere la mia casa?- mi domanda, mentre quella bocca rossa si atteggia in un sorriso predatorio.
Intimidito lo guardo e annuisco, in fondo sono poco più di un ragazzo, nelle mani di un uomo che potrebbe facilmente spezzarmi come un ramo nel bosco.



Waiting for the one
The day that never comes
When you stand up and feel the warmth
but the sunshine never comes
No the sunshine never comes



Arriviamo nel suo appartamento, un lussuoso loft arredato da fini tappezzerie che ricordano i fasti dei palazzi dello zar.
Mi avvicino timoroso ad un tavolino, su cui troneggia imponente un samovàr d’argento.
-Vuoi un the?- mi chiede, avvicinandosi con passo elegante al samovàr e iniziando a far bollire l’acqua.
Non lo so neppure io, ma dopo qualche minuto mi ritrovo a sorseggiare un fantastico the al gelsomino e karkadè sulle sue gambe, e mentre beviamo io non riesco a staccare gli occhi dai suoi.
Non sono più due lastre ghiacciate, ma due pozze bollenti.
Lo vedo sorseggiare il liquido rossastro nelle nostre tazze e leccarsi fugacemente le labbra, subito dopo.
Riesco a sentire distintamente qualcosa in mezzo alle mie gambe tendersi con dolorosa impazienza e così capisco di provare un intenso desiderio per questo siberiano assassino e bugiardo.
Antonin appoggia la tazza e prende la mia, vuota, posandola su un tavolino vicino al divano. Le sue braccia ora mi stringono e le sue mani sono dove ho tanto sognato, ad accarezzare i miei fianchi.
Mi attira a sè e i miei lunghi capelli ci coprono mentre le nostre bocche si assaggiano ansiose. Mi sento in balia degli eventi, non ho più un minimo di controllo sulla situazione, ma c’è da chiedersi se mai lo ho avuto...
Le sue labbra scendono a baciarmi prima il mento, poi il collo. Si insinuano sulla camicia e più in basso, sulla casacca nera che indosso sempre.
I suoi denti slacciano i bottoncini uno ad uno, facendoli saltare con estrema sicurezza di sè, come se non avesse mai fatto altro nella vita.
-A.. aspetta...- sussurro, non appena la sua lingua inizia a giocare con i miei capezzoli inturgiditi e quelle mani che ho tanto desiderato si insinuano a slacciare i pantaloni di entrambi.
Sono inesperto e pare accorgersene.
-Tranquillo, Sevniev...- mi dice con la sua voce arrochita. –Non devi fare nulla... sei perfetto già così.-
Arrossisco a quel complimento, gettando indietro la testa e uggiolando come un cucciolo ferito non appena le sue dita si stringono intorno alla mia erezione bollente.
Mi fa sedere sul divano, inginocchiandosi di fronte a me. Mi stupisco della velocità con cui i miei vestiti spariscono, mentre faccio passare le mie mani sulle sue spalle larghe, a togliergli la giacca di velluto e la camicia di pizzo.
Rimango senza fiato nel sentire sotto il tocco delle mie dita il tendersi dei muscoli di Dolohov, la sua pelle è semplicemente perfetta...
Ancora lo sfioro e non posso trattenermi dal gemere vergognosamente il suo nome.
-Antonin...- mi scappa dalle labbra, mentre lo sento soffiare gentilmente sulla punta della mia erezione, provocandole un guizzo violento.
-Si, Sevniev?- mi chiede con il suo accento dell’Est, dando una leccata magnifica al mio membro congestionato.
Non resisto, devo urlare... devo gridare quanto mi piace...
Sorride nel sentire i miei gemiti, mentre lascia scivolare fuori la lingua e accarezzare pigramente tutta la lunghezza della mia asta.
Penso davvero che impazzirò se va avanti così... le mie fantasie più sfrenate si stanno avverando e io non riesco fare altro che gemere come una puttana, dannazione!
Mi inarco dolorosamente col bacino verso la sua bocca, obbligandolo a succhiarlo con più forza. Lo guardo pompare e nella mia testa esplodono mille lucine colorate, a quell’erotica immagine del mio membro nella sua bocca e i suoi occhi azzurri fissi nelle mie iridi nere.
Impazzirò sul serio... e lo sto facendo, per Merlino, l’orgasmo scoppia in me come un incendio in un bosco in un’estate torrida.
Il mio seme imbratta la sua bocca fatta apposta per questo, e lo sento distintamente... oh si... mi sta succhiando vigorosamente, lasciandomi su questo divano come un ammasso di gelatina tremolante e non posso fare altro che rimanere interdetto ed ansimante a fissarlo alzarsi e slacciarsi i pantaloni, posando la sua calda erezione sulle mie labbra.
Un gesto istintivo e la mia lingua scatta per lubrificare la sua punta turgida, ben sapendo che a breve realizzerò il mio vero sogno.


Love is a four letter word
And never spoken here
Love is a four letter word
Here in this prison
I suffer this no longer
I put it into



In breve tempo mi ritrovo piegato sul divano, completamente esposto e aperto ad ogni assalto di questo conturbante Mangiamorte.
La sua testa si china tra le mie natiche, penetrandomi con la lingua e usando il mio stesso seme come lubrificante. Mi sta facendo morire di desiderio.
Miagolo qualcosa di incoerente quando le sue dita mi violano per prepararmi.
Un dito.
Due dita.
Tre dita.
Mi sento aperto in due, ma so che il bello deve ancora arrivare.
Registro distrattamente la tappezzeria Liberty che orna le pareti, di fronte al mio naso, ma memorizzo bene nella mia testa la punta del suo membro che mi sfonda un secondo dopo.
Non è gentile, è rude, arrogante, prepotente. Non mi aspetto niente di meno da lui, è così che l’ho sognato la notte, nel mio letto solitario e vuoto ad Hogwarts.
-Ancora....- rantolo vergognosamente, mentre mi afferra i fianchi e lascia i segni delle sue dita sulla mia pelle bianchissima.
Mai nella mia vita ho provato qualcosa di così intensamente e sfacciatamente piacevole e perverso.
Afferrò con una mano la mia erezione di nuovo bollente, masturbandomi a tempo dei suoi affondi tra le mie gambe.
Lo sento mormorarmi all’orecchio parole in una lingua a me sconosciuta, non capisco cosa stia dicendo, ho il cervello in cortocircuito per le scosse di piacere che mi invadono.
Di nuovo sono io a venire, molto più tardi, rovinando per sempre il velluto del suo divano con gli schizzi del mio orgasmo, così feroce da farmi girare la testa senza pietà.
Percepisco la punta del suo membro ingrossarsi e i suoi movimenti farsi più rapidi, mentre ora mi sta sbattendo con forza, urlando qualcosa nella sua lingua non appena si riversa in me, selvaggiamente.
Ci lasciamo cadere, stanchi e ansimanti, sul divano in un poco elegante groviglio di braccia e gambe, decisamente poco consono all’aria aristocratica di Antonin e alla mia integrità di giovane insegnante.
Di nuovo mi guarda con quei laghi ghiacciati e avvicina la sua bocca alla mia, baciandomi con lenta passione.
Troppo tardi mi accorgo della bacchetta premuta alla mia gola, che gela in un solo istante tutti i miei pensieri. Non ho idea dove sia finita la mia, ma è evidente che sono finito in una trappola mortale, come un animale braccato.
-Pensa, Sevniev...- mormora la sua voce roca e che mi mette i brividi lo stesso. –Pensa... ho passato tutto questo tempo a studiarti, per eliminarti dalla mia strada. Potrei ucciderti ora, niet?-
Si passa la lingua sulle labbra, ancora sporche di me e io tremo a guardarlo, ho paura, mentre la sua bacchetta lacera quasi la pelle del mio collo.
-Eppure... non so perchè, non ci riesco ad ucciderti. Curioso per un assassino come me.-
Spalanco gli occhi nel vederlo gettare via la bacchetta sul tappeto e lenire la mia pelle ferita con un bacio umido, come a chiedermi scusa per avermi fatto male.
-Allora perchè non mi ammazzi?- riesco ad articolare a stento.
-E’ semplice, Severus.-
Dice il mio nome giusto, questa volta e sento che fa fatica a pronunciarlo.
-Io non voglio ucciderti. Я тебя люблю .....- sussurra di nuovo sulla mia bocca, trascinandomi in un nuovo, eccitante amplesso.
Continua a ripeterlo migliaia di volte mentre sono di nuovo sotto di lui e stavolta mi concedo un sorriso, perchè ho capito cosa ha detto.
E non ho più paura di lui.
E’ Dolohov, che altro?


This I swear!
This I swear!
The sun will shine
This I swear!
This I swear!
This I swear!



(Я тебя люблю --> Io ti amo)







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commentiniiiiii!! :fiqo:
 
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