I triangoli Rosa, Il nazismo e l'omosessualità

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°LauraDumb°
view post Posted on 20/4/2006, 20:22





TRIANGOLI ROSA
LA PERSECUZIONE DEGLI OMOSESSUALI DURANTE IL REGIME NAZISTA




Scienza e Omosessualità

Se l'Europa del XVIII secolo è terreno fertile per i germi della Rivoluzione Francese, essa è anche la culla del razzismo moderno. La fede ottocentesca nella scienza, e in particolare nella scienza applicata allo studio dell'uomo, occupandosi della sessualità umana ne studia le 'devianze' e crea la categoria clinica dell'omosessualità e ne cerca un antidoto, una normalizzazione mediante la terapia: psichiatria e antropologia, giurisprudenza e letteratura, tutti si occupano di porre rimedio al male curabile dell'omosessualità e insieme di canonizzare la famiglia tradizionale. Dagli anni Cinquanta dell’Ottocento la medicina inizia ad occuparsi della sessualità e dell'omosessualità; il processo di medicalizzazione della questione compie un passo importante nel 1870, con la comparsa sulla rivista di neuro psichiatria "Archiv für Psychiatrie und Nervenkrankheiten" di un articolo in cui si parla di "sentimento sessuale contrario", visto come sintomo di una malattia nervosa. Tra fine Ottocento e inizio Novecento numerosi sono gli studi sulla sessualità, e all'inizio del XX secolo nasce l'espressione "scienze sessuali" ad indicare la nuova disciplina. Tra gli altri, si ricordano l'opera di Otto Weiniger che, in "Sesso e carattere", del 1903, sostiene il primato del maschio ariano, razionale, sulle donne; lo scienziato italiano Cesare Lombroso (1835-1909) cerca di dimostrare che l'omosessualità, congenita, si accompagna sempre ad altre patologie ("L’uomo delinquente", Torino, Bocca, 1878); si afferma la tesi della degenerazione - sostenuta anche da Richard von Krafft Ebing (1840-1902) in "Le psicopatie sessuali con speciale considerazione alla inversione sessuale", Torino, Bocca, 1889 - secondo la quale gli omosessuali sono geneticamente derivati da un filone evolutivo con geni degenerati, e la presunta differenza genetica comporterebbe una diversità dell'omosessuale non solo psicologicamente e moralmente, ma anche fisicamente. Anche la medicina, oltre alla Chiesa e alla polizia, pretende ora di occuparsi dell'omosessualità, intesa come una malattia da curare. Insieme alle spiegazioni dell'omosessualità come problema ereditario, medico, psichiatrico, si afferma la teoria dell'omofilia epidemica; la spiegazione epidemica distingue gli omosessuali attivi e passivi nella seduzione e nell'atto sessuale. Il controllo sociale cerca di occuparsi innanzitutto dell'omosessualità acquisita, a proposito della quale medici, antropologi, scienziati, studiosi delle malattie nervose, ritengono possibili cure e guarigione, mentre la cosiddetta omosessualità innata non appare curabile ma solo reprimibile. Un episodio di cronaca nera del 1924 – una serie di atroci delitti a sfondo omosessuale ad Hannover - porta al rafforzamento della teoria della degenerazione rispetto a quelle concorrenti della decadenza (l'omosessualità legata al declino sociale) e della seduzione (l'omosessualità intesa come corruzione).

La situazione in Germania tra ‘800 e ‘900

A cavallo tra Ottocento e Novecento, insieme alla diffusione di bar, locali, punti di ritrovo, in Germania si formano gruppi di amici omosessuali che possono incontrarsi più liberamente e che danno vita ai germi di un movimento omosessuale consapevole, volto a promuovere la parità di diritti. Un evento di particolare importanza per la presa di coscienza dell'opportunità di depenalizzare l'omosessualità è nel 1895 il processo inglese a Oscar Wilde (1854-1900), a seguito del quale la rivista socialdemocratica tedesca "Die Neue Zeit" scrive un articolo che non assolve gli omosessuali dall'accusa di malattia (pur escludendo il vizio), ma afferma comunque l'inadeguatezza del paragrafo 175. ["Un atto sessuale innaturale commesso tra persone di sesso maschile o da esseri umani con animali è punibile con la prigione. Può essere imposta la pena accessoria della perdita dei diritti civili"]. La società tedesca è tuttavia attraversata da profonde lacerazioni, e accanto ai sostenitori della tolleranza vi sono i ben più numerosi attaccanti dei costumi omosessuali. Nella crociata contro l'omosessualità si distinguono non solo medici e antropologi, ma anche movimenti reazionari e di destra, difensori della moralità e della famiglia tradizionale, e le chiese, quella protestante in primo luogo. E' soprattutto l’atteggiamento delle istituzioni ecclesiastiche a radicare nella popolazione l’avversione per l’omofilia e per l’omosessualità, e a far sì che la persecuzione di gay, lesbiche e transessuali avverrà con il silenzio o con il tacito consenso delle masse. La diversa posizione della chiesa nei confronti dell'eutanasia e della sterilizzazione - che ad ogni modo tocca anche molti omosessuali - comporterà invece una diffusa critica della politica razziale nazista che uccide o sterilizza decine di migliaia di persone; le critiche degli ecclesiastici si diffonderanno tra la popolazione tedesca tanto che i nazisti saranno costretti a ridimensionare, sino a concludere, il "programma T-4" designante lo sterminio di handicappati fisici, malati mentali, persone considerate inutili, asociali, pericolose. Ad ogni modo, le opposizioni al cosiddetto programma eutanasia non saranno mai politiche ma emotive, coinvolgendo esse legami familiari, affetti, solidarismo religioso verso i deboli per tradizione difesi dalle chiese.
Nella Germania uscita sconfitta dalla Prima Guerra Mondiale, la fragile democrazia di Weimar si trova dilaniata dall'inflazione, dalla disoccupazione, dalla crescita di movimenti nazionalisti e reazionari, dalle tensioni sociali; l'estrema destra cresce grazie al clima d'insicurezza e di paura diffuso tra la popolazione e tra i suoi primi bersagli, dopo comunisti ed ebrei, vi sono altri gruppi disprezzati quali gli omosessuali. Già nel 1921, un gruppo razzista attenta alla vita di Magnus Hirschfeld (fondatore del Comitato Scientifico Umanitario per l’abolizione dell’art. 175) all'uscita da una conferenza a Monaco; due anni dopo a Vienna Hirschfeld subisce un secondo attentato mentre giornali nazisti o simpatizzanti della destra estrema si scagliano contro locali ed esponenti omosessuali o transessuali. Per quanto riguarda invece l'opinione pubblica tedesca, una crescente avversione e paura nei confronti dei gay possono essere fatte risalire al 1924, grazie al fatto di cronaca di Hannover. I giornali, a partire da "Der Angriff" ("L’Attacco"), sfruttano la vicenda per fomentare le paure popolari e i pregiudizi antiomosessuali, mentre i nazisti si scagliano contro gay ed ebrei, e soprattutto contro il "Comitato Scientifico Umanitario" di Hirschfeld. Particolarmente attivo contro i gay è il giornale nazista "Völkischer Beobachter" ("Osservatore Popolare"); che grida allo scandalo quando, nel 1928, Hirschfeld viene invitato in una scuola superiore a parlare del suicidio giovanile. Lo stesso anno, il partito nazionalsocialista dichiara propri nemici gli omosessuali, accusandoli di diffondere il loro "male" nella società tedesca e di intaccare la sua sana mascolinità e la sua capacità riproduttiva.

Il nazismo degli esordi contro gli omosessuali

Dal 1925, i nazisti si inseriscono nel dibattito sulla riforma del codice penale e sull'abrogazione del paragrafo 175 che penalizza l’omosessualità, esprimendosi nettamente contro. Tuttavia, fino a quando le istituzioni democratiche tedesche resistono all’erosione dell'estrema destra, la politica nazista nei riguardi dell'omosessualità è priva di efficacia, come dimostrano sia la presenza di un dibattito parlamentare per l'abrogazione del paragrafo 175 (nonostante l'opposizione dello Nsdap, il "Partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi"), sia l'assenso espresso in tal senso nel 1929 dalla Commissione Penale del Reich. Come altri partiti di destra e sostenitori di valori borghesi, i nazisti interpretano l'omofilia nell'ottica della decadenza generale favorita dalla Repubblica di Weimar e considerano quindi l'omosessualità un'aberrazione sociale. Tuttavia, l'odio nazista nei confronti degli omosessuali è più forte di quanto non sia da parte di altre componenti sociali reazionarie: insieme all'antisemitismo, l'omofobia rientra infatti nella peculiare ideologia nazionalsocialista della purezza razziale: dunque, la sodomia non è più solo un crimine, ma un attentato alla preservazione della razza ariana. Un primo successo per i nazisti è già nel 1926 la promulgazione di una legge volta a proteggere la gioventù dalle pubblicazioni oscene: sono vietate numerose riviste lesbiche e gay e i loro autori e promotori costretti al silenzio. Tra gli altri, cessa le pubblicazioni "Die Freundin" ("L’amante donna"), mentre "Garçonne", un’altra rivista femminile, diviene di difficile reperimento. Nel 1930, il giornale ufficiale del partito nazista "Völkischer Beobachter" ("Osservatore Popolare") pubblica un articolo in cui indica esplicitamente il destino auspicato per gli omosessuali: la deportazione.

Le teorie naziste dell’omosessualità

Sotto il profilo dell’indagine scientifica, all’interno del nazismo si contrappongono diverse interpretazioni mediche dell’omosessualità. Tra quanti la considerano un problema medico, si distingue il dottore danese Carl Vaernet (1893-1965) - poi incaricato di svolgere esperimenti medici su cavie omosessuali nei lager - mentre il giurista Rudolf Klare propende per una spiegazione sociale epidemica. Le premesse ideologiche della persecuzione sono poste al convegno di Zurigo del 1934, organizzato dalla "Federazione Internazionale delle Organizzazioni Eugenetiche", proprio da Rudolf Klare - la cui tesi sarà poi esposta nel testo ufficiale nazista "Omosessualità e diritto penale", esito della sua tesi di dottorato del 1937. In occasione del convegno, Klare propone pene più severe e persino lo sterminio fisico, includendo per la prima volta tra gli omosessuali da perseguire anche le lesbiche, ignorate dall'articolo 175. A giustificazione della propria posizione, Klare affermerà poi nel suo libro che “ i degenerati devono essere eliminati per la purezza della razza".

Una politica opportunista

La politica nazista verso l'omosessualità è, ad ogni modo, spesso subordinata a considerazioni diverse e opposte al problema della moralità sessuale: quando sembra più opportuno, il Partito Nazionalsocialista attua una relativa tolleranza, ad esempio verso membri delle chiese e nei confronti dell'esercito, come nella "Hitlerjugend" (la "Gioventù Hitleriana"). Nell'ideologia nazista sono poi ambiguamente presenti alcuni aspetti omosessuali dei movimenti giovanili, quali il cameratismo, i legami con la natura, la forza fisica, l'esaltazione della bellezza corporea maschile e virile. Inoltre, all'interno delle file delle SA ("Sturm Abteilungen", i "Reparti d’Assalto", meglio noti come "camicie brune") ci sono molti omosessuali, che uniscono il cameratismo alla glorificazione della mascolinità; il loro capo Ernest Röhm (1887-1934), che ha aiutato Adolf Hitler (1889-1945) a conquistare il potere, è tra i più noti omosessuali eccellenti. Röhm è persino membro della "Lega per i Diritti Umani" - associazione patrocinante l’abrogazione del paragrafo 175 e portavoce dei gay tedeschi - e, quando i suoi nemici cercano di farlo cadere in disgrazia usando contro di lui le sue preferenze sessuali, Hitler lo difende in nome del rispetto della vita privata che nulla ha a che vedere con l'appartenenza a un gruppo di combattimento come le SA o con l'ideologia nazionalsocialista. Come a dire che morale nazista e preferenze sessuali non entrano in conflitto: lo dimostrerebbero anche la tolleranza verso l'attore e regista teatrale gay Gustaf Gründgens (1889-1963), protetto dal gerarca nazista Hermann Göring (1893-1946), e il fatto che in occasione delle Olimpiadi berlinesi del 1936 sia concessa la riapertura di alcuni bar omosessuali - anche se forse si tratta di una misura di facciata, tesa a mostrare agli ospiti stranieri una tolleranza che in realtà non esiste. Allo stesso tempo, la persecuzione di alcune personalità politicamente invise al regime può avvenire con il pretesto della loro omosessualità: accade a Werner von Fritsch (1880-1939), Comandante in Capo dell'Esercito e ostile alle SS (Schutz-Staffeln, squadre di protezione): egli si trova coinvolto nei giochi di potere e di alleanza tra generali in lotta per il comando delle Forze armate, subisce un complotto in cui viene accusato di aver avuto rapporti omosessuali ed è costretto a dimettersi; una successiva inchiesta pretesa dall'Esercito dimostrerà che si è trattato di un complotto della Gestapo, ma l'indagine sarà insabbiata, mentre l'esercito che ha sempre difeso von Fritsch sarà accontentato solo con il suo proscioglimento dall'accusa di omosessualità, senza però che egli sia reintegrato al comando.

L’Internamento nei Lager

Trattando dello sterminio fisico degli omosessuali, si impone una premessa: se innegabile è il fatto che i nazisti hanno teorizzato la diversità degli omosessuali, i pericoli di cui sarebbero portatori e la conseguente necessità di perseguirli penalmente, e se essi sono giunti all'uccisione di molti omosessuali, tuttavia lo sterminio è una conseguenza aberrante dell'odio razziale verso una forma di alterità che però, diversamente da quella ebraica, nell'ottica hitleriana non deve scomparire completamente e a qualsiasi costo. Anzi, essendo gli omosessuali tedeschi comunque degli ariani, i nazisti auspicano la loro 'rieducazione' alla eterosessualità, in modo da tornare a procreare per la nazione. Per questo motivo, lo sterminio dipende dalla brutalità e dall'erroneità (come nel caso degli esperimenti medici) dei metodi correttivi, ma non da un progetto intenzionale di eliminazione fisica - e difatti sono pochi gli omosessuali inviati nei campi di sterminio polacchi. E’ vero che la propaganda e la pubblicistica nazista hanno toni omofobici assai violenti e incitano all'eliminazione fisica degli omosessuali, ma nei fatti ogni sospettato che riesca a dimostrare la propria innocenza è rilasciato, e anche nei confronti degli omosessuali che hanno indubbiamente commesso il fatto per cui sono incriminati, o che offendendo la morale pubblica auspicata dal nazionalsocialismo non nascondono le proprie inclinazioni, le misure attuate sono punitive e correttive. Di fatto, comunque, l'eliminazione fisica si è verificata.

Le prime tappe dello sterminio

A voler individuare una data importante nel percorso che dalla persecuzione penale dell’omosessualità conduce allo sterminio, si potrebbe fare riferimento al 1936. E’ infatti in questo anno che Heinrich Himmler crea il "Reichszentrale zur Bekämpfung der Homosexualität und Abtreibung" ("Dipartimento della Sicurezza Federale per Combattere l’Aborto e l’Omosessualità") all’interno del Dipartimento di Polizia Criminale: Ufficio Speciale Sezione SD II-S. Nel decreto atto all’istituzione dell’Ufficio, si afferma la pericolosità dell'aborto e dell'omosessualità sia per la procreazione delle future generazioni tedesche, sia per la moralità della gioventù. Compito del nuovo ufficio creato da Himmler è registrare schede di criminali o di antisociali da inviare alla Polizia Criminale e alla Gestapo, che procedono poi più rapidamente possibile contro gli indagati, omosessuali compresi. L'Ufficio deve dunque registrare manifestazioni di omosessualità, travestiti, abortisti, produzione e commercializzazione di medicinali abortivi e di contraccettivi, schedare omosessuali o sospetti tali, comparare dati e cercare i nessi tra gli individui registrati. La sua banca dati, che conta solo nel 1940 ben 41.000 nomi, permette non solo di coordinare indagini, arresti e procedimenti penali, ma anche di fornire materiale umano richiesto da istituti di ricerca volti a curare l'omosessualità, quali l'"Istituto di Psichiatria Generale e di Psicologia Militare" all’Accademia di Medicina Militare di Berlino, l' "Istituto di Ricerca Psicologica e di Psicoterapia" a Berlino e la "Scuola di Insegnamento e di Ricerca per l’Ereditarietà Umana e la Politica Razziale" all’Università di Jena.

L’inasprimento delle pene

Nel 1937 le SS stimano nuovamente l'ammontare degli omosessuali tedeschi a quasi due milioni. In un famoso discorso indirizzato alle SS, tenutosi a Bad Tölz il 18 febbraio 1937, Heinrich Himmler spiega le ragioni della lotta nazista all'omosessualità e prevede lo sterminio per gli 'incurabili'. Dopo l'enciclica "Mit Brennender Sorge" (1937) di Pio XI contro le violazioni naziste del Concordato con la Chiesa cattolica, i nazisti si scagliano contro la Chiesa dando via all'arresto di preti gay. In un discorso dell'agosto 1941, Adolf Hitler dichiara che gli omosessuali sono criminali nemici della nazione, e che l'omosessualità è punibile con la morte; egli esprime poi particolare disappunto per l’estensione del fenomeno nella Gioventù Hitleriana e nelle forze di polizia. Tre mesi dopo, un nuovo decreto stabilisce che i membri delle SS o della "Wehrmacht" (esercito) scoperti in atteggiamenti omosessuali devono essere espulsi e processati. All'inizio del 1942 un ulteriore provvedimento definisce la procedura in caso di incriminazione per omosessualità: particolarmente dure le sanzioni per le SS, che incorrono nella pena capitale, dal momento che invece di macchiarsi di un crimine tale dovrebbero essere esempio per la nazione e vegliare sulla sua moralità. Dal 1941-42 le condanne legali e il carcere comminato in base al paragrafo 175 diminuiscono sensibilmente, perché la persecuzione diviene più diretta e invasiva: gli omosessuali o i sospetti tali sono inviati nei campi di concentramento. Va però ricordato che la detenzione nei lager inizia per gli omosessuali già nel 1934, a Dachau e a Oranienburg; a centinaia sono poi internati soprattutto a Sachsenhausen e a Buchenwald in occasione delle Olimpiadi di Berlino del 1936: la Germania deve apparire un Paese pulito e sano. Nel 1939 molti omosessuali sono deportati nel campo di concentramento di Mauthausen, in Austria. Negli anni successivi, gli omosessuali sono deportati anche a Auschwitz, Bergen-Belsen, Demblin, Dora, Emsland, Flossenbürg, Gross Rosen, Natzweiler, Nieborowitz, Neuengamme, Ravensbrück, Stuhm, Schirmeck e in molti altri campi e sottocampi.
Nel lager, i gay fanno parte dei prigionieri sistematicamente uccisi per il divertimento delle SS, che traggono soddisfazione non solo dal possesso del diritto di vita e di morte, ma anche dal potere di elargire la vita se i detenuti superano particolari prove, ovviamente impossibili, come trasportare pietre enormi. Nel campo di Sachsenhausen, una delle pene sadiche cui sono condannati i prigionieri gay consiste nel testare la durata di nuove suole sintetiche: i detenuti sono costretti a correre per una quarantina di chilometri ininterrottamente, pena le botte o essere sbranati dai cani che li inseguono affinché non si fermino; spesso corrono sino a cadere esausti a terra - cosa che comporta la morte certa. Tra il 1936 e il 1945 passano per Sachsenhausen circa 1.200 omosessuali; di questi tra il 1939 e il 1943 ne muoiono oltre 600. Non si conosce invece l'entità dei decessi in seguito a esperimenti medici volti a curarne l'omosessualità e alla castrazione.
Per alcuni omosessuali, la salvezza giunge attraverso lavori amministrativi o di chiesa, mentre altri cercano di sopravvivere elargendo favori sessuali ai "Kapò" in cambio di protezione - anche se corrono sempre il rischio di essere scoperti dalle guardie e sono sempre sottoposti ai mutevoli capricci dei loro protettori, che quando si stancano di loro li mandano a morte per scegliere altri favoriti.

Le categorie degli omosessuali secondo il nazismo

Insieme a testimoni di Geova e prigionieri politici, gli omosessuali sono i prigionieri ritenuti rieducabili attraverso il lavoro nei campi di concentramento: i nazisti credono infatti che, se non tutti, molti possano essere indotti a mutare inclinazione. Pertanto, i gay sono distinti in due categorie separate: gli irriducibili e gli occasionali. Lo sterminio può in teoria colpire solo la prima categoria, comunque irrecuperabile, mentre gli omosessuali occasionali devono lavorare ed essere "guariti" anche con l’obbligo a frequentare prigioniere di bordello (e di essere spiati da fessure nelle pareti per verificarne i 'progressi'), attraverso esperimenti medici volti a curarne la malattia, o con la castrazione - che secondo un decreto di Heinrich Himmler del maggio del 1939 può essere decisa anche senza consenso esplicito, dato che molti omosessuali hanno già negli anni precedenti acconsentito a sottoporsi a interventi in seguito ai quali sarebbero stati rilasciati. Gli omosessuali abituali, e i transessuali per primi, come degenerazione della razza ariana e pericolosi per la possibilità di contagiare la popolazione ritenuta sana subiscono maggiori violenze psicologiche e fisiche, da parte di medici come dalle SS e dai compagni di prigionia.

I triangoli rosa

Gli omosessuali inviati nei lager sono identificati in un primo tempo da bracciali gialli con una "A" al centro (che sta per "Arschficker", sodomita) o dalla scritta "175" e poi da uniformi contraddistinte da triangoli rosa. Nei campi di concentramento, come testimonia nella sua autobiografia il gerarca nazista Rudolf Höss (1900-1947), gli omosessuali sono o inviati in apposite baracche loro destinate (a Sachsenhausen sono isolati dagli altri prigionieri persino durante il lavoro), o mescolati agli altri internati, anche se questa soluzione viene se possibile evitata perché la devianza sessuale non si diffonda anche tra i prigionieri "sani". In entrambi i casi, la notte gli omosessuali devono dormire con le mani fuori dalle coperte e con la luce accesa, in modo che sia sempre possibile controllare che non si masturbino o non si incontrino tra di loro.

La mortalità degli omosessuali

Le vessazioni più dure e la mancanza di solidarietà dei compagni comportano negli omosessuali un tasso di suicidio e in genere di mortalità più alto che per altre categorie di detenuti e stimabile intorno al 60% - per avere un'idea comparativa, il tasso di mortalità dei prigionieri politici è circa il 41% e quello dei testimoni di Geova tocca il 35%. L'alta mortalità degli omosessuali dipende anche dalla circostanza per cui, sin dai primi mesi di governo, il nazismo ha sradicato la cultura omosessuale e le associazioni di gay e di lesbiche, impedendo il mantenimento di una coesione di gruppo. Dopo gli ebrei, il cui unico destino deciso dal nazismo è lo sterminio, gli omosessuali occupano il posto più basso della scala gerarchica dei prigionieri nei lager. Ad incrementare poi il tasso di mortalità degli omosessuali contribuiscono gli esperimenti medici; dall'osservazione del comportamento degli omosessuali costretti a frequentare prostitute, come accade a Ravensbrück, a vere e proprie torture fisiche.

I cosiddetti esperimenti

Alla categoria delle torture appartengono gli esperimenti condotti dal dottore danese Carl Vaernet che dal luglio del 1944 cerca di "curare" cavie umane gay impiantando loro ormoni di testosterone; su 40 persone operate il 13 settembre e l’8 dicembre, due muoiono subito e 11 in poche settimane. Nel suo laboratorio a Buchenwald, Vaernet conduce esperimenti sulla categoria degli incalliti (dal medico individuati nei transessuali). A dispetto delle previsioni ottimistiche del medico - leggibili anche nei rapporti da lui firmati - nell’80% dei casi le cavie umane muoiono dopo poche settimane dall’intervento chirurgico, come emerge da varie testimonianze di prigionieri, mentre il restante 20% non appare in alcun modo guarito e non sempre sopravvive, sebbene dichiari di sentirsi meglio nella speranza di essere rilasciato come promesso. Neppure sugli omosessuali sessualmente ambigui o recuperabili sul piano psicologico le cure di Vaernet hanno successo. Sempre a proposito di esperimenti, un caso a sé è costituito dalle castrazioni. Dal novembre 1942, un ordine segreto autorizza i comandanti dei campi di concentramento a ordinare la castrazione dei prigionieri anche in casi non previsti dalla legge: di fatto, viene legalizzata la castrazione forzata degli omosessuali. La castrazione degli omosessuali diviene una pratica diffusa; anche se non se ne conosce l'entità numerica è certo che i medici la preferiscono alla detenzione, ritenendola di maggiore efficacia terapeutica.

Oltre i confini tedeschi

Poco si conosce sul destino degli omosessuali nei Paesi conquistati dal Terzo Reich, dove non sempre viene applicata la legislazione vigente in Germania. Ad oggi, è nota la persecuzione di omosessuali nel Protettorato di Boemia e Moldavia, nel Governatorato di Polonia, nei Paesi Bassi e nelle parti annesse della Francia. Tuttavia, l'applicazione delle leggi tedesche in materia sessuale non è né univoca né facile: i Paesi occupati hanno tradizioni legislative assai difformi - Francia, Belgio e Italia non penalizzano atti omosessuali tra adulti consenzienti, sulla scia delle riforme egalitarie della Rivoluzione Francese, mentre Paesi anglosassoni come la Svezia condannano l’omofilia già prima dell’invasione nazista - e soprattutto, poiché l'intento hitleriano è preservare e rafforzare la razza ariana (con politiche di difesa della moralità e della famiglia), è importante punire e correggere l'omosessualità delle popolazioni ariane. In Austria dopo l'Annessione del 1938 vige la stessa legislazione della Germania e gli omosessuali austriaci sono equiparati a quelli tedeschi; in Polonia invece i nazisti decretano che eventuali atti omosessuali tra polacchi non danneggiano il sangue tedesco e quindi sono da valutare e penalizzare di caso in caso, anche se le SS hanno diritto arbitrario a comminare pene, compresi la deportazione in lager e la pena di morte.

La persecuzione dopo il 1945

Già gli Alleati che liberano i lager nazisti perpetrano paradossalmente un'ulteriore violenza nei confronti degli omosessuali, dato che non li considerano categoria a sé stante ma li classificano tra i criminali comuni. Gli anni di internamento nei campi non sono poi conteggiati come equivalenti al carcere, e quindi chi ha scontato già la pena o parte di essa nel lager è comunque destinato alla detenzione per gli anni previsti o restanti dalla condanna. Sebbene non siano più torturati o uccisi, gli omosessuali tedeschi subiscono discriminazioni e sono passibili di pene, in entrambe le Germanie, sino agli anni Sessanta.

Un lungo silenzio

Come ha affermato lo storico Klaus Müller, "parlare delle esperienze dei sopravvissuti omosessuali vuol dire quindi parlare del loro silenzio": oltre il 99% dei sopravvissuti non ha mai reso testimonianza, né probabilmente mai lo farà. Ad esempio Karl Lange (1915-), detenuto per sei anni nei carcere di Fuhlsbutter e poi in quello di Waldheim, dopo la guerra lavora per un anno e mezzo in una banca prima di venire licenziato, non appena i suoi superiori scoprono che è stato detenuto in base al paragrafo 175. Anche il sopravvissuto Heinz F. afferma nel film "Paragraph 175" di non aver mai raccontato, neppure alla madre e al fratello, la propria esperienza nei lager, durata oltre otto anni; la motivazione della sua reticenza è la vergogna, ma un certo peso riveste anche l'insofferenza della società che desidera solo dimenticare e non è disposta ad ascoltare i sopravvissuti, non solo omosessuali.

Il dibattito sull’omosessualità femminile

Di lesbismo si inizia a parlare, un po' in tutta Europa, dopo la pubblicazione di un romanzo inglese sulla storia di alcune lesbiche, "The Well of Loneliness" di Radclyffe Hall ("Il pozzo della solitudine", 1928), testo che scandalizza il perbenismo borghese più di precedenti libri che, non essendo stati censurati a differenza di questo, non avevano ricevuto altrettanta popolarità. Negli stessi anni la questione delle lesbiche interessa il parlamento tedesco. Le leggi antiomosessuali, prima e durante il nazismo, si riferiscono ai gay ma non alle lesbiche, che non subiscono una persecuzione sistematica, nonostante alcuni nazisti a partire dal giurista Rudolf Klare desiderino che il codice penale condanni nello specifico anche il lesbismo, nel timore che donne omosessuali seducano donne eterosessuali - e difatti la questione se inserire o meno il lesbismo nel paragrafo 175 continua ad essere dibattuta sino all’inizio della guerra. Tuttavia, di principio l'omosessualità femminile non è considerata una minaccia sociale o sessuale sia perché non è organizzata, sia soprattutto perché non entra in contraddizione, a differenza dell'omofilia maschile, con la procreazione che è nell'ideologia nazionalsocialista il vero scopo della famiglia - la penalizzazione dell'omosessualità, dice nel 1934 la Commissione per la riforma del Codice Penale, serve a preservare la fertilità e quindi non tocca le donne che sono sempre in grado di procreare.

Il perbenismo contro le donne

Il ruolo della donna, e in particolare della donna ariana, è infatti quello di badare alla casa e a crescere i figli, e anche le lesbiche possono farlo senza essere perseguitate, purché la loro condotta non sia scandalosa. Anche in ambito sessuale, la donna è 'per natura' sottomessa all’uomo e la morale non prevede né forme di emancipazione, né scelte libere - incluso il lesbismo. Per sfuggire la persecuzione della diversità e dell'autonomia femminile in campo anche sessuale, non poche donne ricorrono a matrimoni di comodo con eterosessuali o con omosessuali e conducono una doppia vita. Dal punto di vista nazista, le lesbiche sono meno numerose dei gay, in genere più discrete (si afferma anche che il vizio omosessuale non inficia il loro cervello, come invece accade agli uomini), non mettono in pericolo la purezza del sangue germanico quanto il comportamento immorale degli omosessuali uomini, tutte ragioni per cui la loro persecuzione avviene su scala minore e, nello stesso tempo, è meno visibile e riconoscibile.



(informazioni direttamente ricercate in rete)
 
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*+Ran Nekoi+*
view post Posted on 23/4/2006, 19:56




wow... interessante questo!

grande laura, magari prendo delli spunti per la tesina d'esame!


grazie grazie >.<
 
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1 replies since 20/4/2006, 20:22   152 views
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