| 05.11.003
Sirius Black, durante il suo settimo anno ad Hogwarts. Le avventure, gli amori, le paure e le passioni di uno dei personaggi più dolci della Rowling.
Nota 1: Userò tutti i nomi e cognomi di persona della versione inglese. Mi direte: perché i nomi in inglese? Semplice. Mi piacciono di più in inglese. Grazie per la pazienza! ^__^! Per chi non li conosce, basta farmelo sapere e gi dirò di chi sto parlando, okay?
Nota 2: La filastrocca del Cappello Parlante l’ho ripresa dal Primo Libro. Abbiate pietà di me, ma non sapevo proprio che metterci, se no!! ^^;;;;!!
Nota 3: Il Rughetto (e poi capirete cos’è) l’ho inventato io e dalla descrizione vi renderete conto che somiglia molto a uno shar- pei, quei cani tutti rugosi che sono davvero bellissimi! So che il nome è scemo però è l’unico che mi è venuto in mente! ^^;;!
Nota 4: Qui appare anche Lucius Malfoy. Chi ha letto il quinto libro sa che Lucius ha 41 anni mentre Severus, Sirius e Remus ne hanno 36. Ora, visto che Sirius & Company sono al settimo anno, Lucius, essendo più grande, dovrebbe già aver finito la scuola. Effettivamente sarebbe così, ma a me Lucius serve a scuola in quell’anno per un determinato scopo. Chiudete un occhio, okay? ^__-!
Nota 5: Per me Sirius non è morto! Che cavolo di morte sarebbe, quella? Ma fatemi il piacere!
Nota 6: Cercherò di essere fedele ai libri il più possibile, ma a volte ci saranno delle discordanze per esigenze di copione.
Nota 7: Questa è una nota che vi servirà più avanti, per capire bene certi atteggiamenti che terrà Sirius. Per me Sirius è una persona istintiva, passionale e tormentata. Non è una persona uscita indenne dalle difficoltà della vita e queste cose lo hanno reso impetuoso nei sentimenti e nelle sensazioni. Non sempre ragiona prima di agire e questo lo porta spesso a sbagliare. Potrà sembrare assurdo il suo comportamento, in alcune circostanze, ma credo sia il più adatto a lui. Credo che Sirius sia il tipo che se una cosa è sua è sua e di nessun altro. E’ protettivo e possessivo con tutto ciò che ama ed è emotivo. E’ un personaggio dalla sensibilità complessa. A volte le sue azioni sembreranno senza senso o addirittura fuori di testa, ma credo che il Sirius della Rowling sia così. Una persona meravigliosamente complessa.
Nota 8: Per quanto Snape mi stia poco simpatico, cercherò di renderlo più umano possibile. Farò uno sforzo enorme nel cercare di renderlo almeno un po’ simpatico… cercate di apprezzare lo sforzo anche se non so fino a che punto ho raggiunto il mio scopo.
Nota 9: Dei capitoli forse vi sembreranno troppo corti o troppo lunghi ma è per la storia. Non posso interrompere o inziare una cosa e poi fermarla a metà. Quindi non linciatemi!
Nota finale: So che vi ho rotto un casino con tutte queste note, e vi giuro che questa è l’ultima, ma queste cose dovevo specificarle e vi prego di tenerle sempre a mente nello svolgersi della storia. Bene… la storia… è una storia che avevo in mente da parecchio e che mi è costato molto scrivere. La mia idea iniziale era decisamente diversa da quella che è risultata alla fine, ma mi sono impegnata, mettendoci tutto l’impegno possibile per fare una buona storia che non annoi nessuno e che vi faccia un po’ sognare e divertire come ha fatto sognare e divertire me. Ho cercato di giostrare bene tutti i personaggi e di rendere il tutto il più realistico possibile. So che probabilmente non a tutti piacerà questo, e non me ne stupisco di certo, ma vorrei che comunque mi faceste sapere le vostre opinioni perché la fatica che ho fatto per scrivere questa fan fiction credo non la farò mai più. E’ una storia a cui tengo tantissimo perché è il relativo della mia idea su Sirius e Remus e se non ci fossero state tante persone care ad aiutarmi e sostenermi, credo che questa fan fiction non sarebbe mai stata completata. Per questo voglio ringraziare Joji87, Akari, Aerlin e ki_chan. Grazie di cuore a tutte voi per il sostegno che mi avete dato, che mi date e che spero mi darete sempre. E un pensiero anche a Miyu- 87 che, anche se l’ho fatta svenire per lei sa cosa, mi ha dato la carica con le sue sclerate. Grazie tesoro, sei unica. A voi è dedicata la fan fiction e spero che il pensiero vi sia gradito. Grazie ancora di tutto.
Il Settimo Anno di Sirius Black
Slanif^^
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Capitolo 1°
I Repentini Cambi di Umore di Sirius Black
Sirius Black non era mai stato simile ai suoi compagni di corso.
Né per l’aspetto, né per l’educazione, la simpatia o quant’altro.
L’unica cosa che lo accomunava agli altri era il fatto che anche lui, come gli altri, era innamorato.
Insomma, chi più chi meno tutti i suoi compagni si erano innamorati almeno una volta.
E finalmente era successo anche a lui, all’età di sedici anni, quasi diciassette… ma nonostante stesse per frequentare il settimo ed ultimo anno ad Hogwarts, era rimasto sempre lo stesso: era alto, slanciato, con un corpo da atleta. I grandi occhi blu erano sempre vivi e vitali e nonostante i suoi sedici anni, la faccia allegra e il sorriso provocatorio da burlone della Scuola che lo rendeva forse un po’ più grande, lui rimaneva sempre un sedicenne alle prese con i suoi drammi sentimentali. I capelli neri, tagliati scalati che gli sfioravano le spalle, erano rilegati in un codino spettinato. La camicia blu notte ricadeva morbida e larga sulla pelle bronzea e le gambe lunghe e affusolate erano fasciate da morbidi pantaloni di velluto nero. Pantaloni che rendevano le sue gambe ancora più lunghe.
Sedeva con le gambe accavallate sul suo grande letto a baldacchino mentre davanti a lui pergamene e libri gli facevano da contorno.
Ovviamente stava studiando e la piuma in bocca faceva chiaramente intendere che non ci stava capendo niente.
Forse era l’atmosfera, o forse era il difficile tema assegnatogli dal Professore di Pozioni, fatto sta che decise di rinunciare facendo volare il tutto via dal letto in modo che lui potesse stendersi e rilassarsi.
Chiuse gli occhi dopo aver posato la testa sul cuscino coperto da una leggera seta azzurra.
Gli vennero in mente i suoi compagni di avventura con i quali formava il gruppo dei Quattro Maradeus.
Gli mancavano da impazzire.
Gli mancava James Potter con la sua faccia da schiaffi e la sua simpatia. Gli mancava la sua vitalità e il divertimento nel prendere in giro quegli stupidi Slytherin, tra i quali i maggiori succubi erano Lucius Malfoy e Severus Snape. Gli mancava la sua imbranataggine nel cercare di conquistare Lily Evans, la ragazza per la quale sbavava da tre anni. Gli mancava il suo odioso tic di buttarsi indietro i capelli per temerli spettinati. Il suo giocare di continuo con il Boccino d’Oro per far vedere quanto fosse bravo…
E poi gli mancava Peter Pettigrew. Il piccolo, imbranato, petulante e rompiscatole Peter Pettigrew. Non gli era mai piaciuto molto, ma forse il fatto che fosse così solo lo aveva aiutato ad accettarlo nel gruppo. Certo, come detto era petulante e viscido. Era un approfittatore, ad essere precisi, ma Sirius sapeva che il piccolo topo non lo faceva intenzionalmente ma solo perché lui era così e basta. Perché aveva questo carattere irritante di suo, non perché si atteggiava come faceva James.
E poi gli mancava Remus J Lupin… Il suo Remus Lupin. Gli mancavano quegli occhi d’ambra sempre così tristi e quei capelli castani che volavano leggeri ad una folata di vento. Gli mancava il suo bellissimo sorriso tanto raro. Gli mancava il suo viso imbronciato e quello sguardo intenso e magnetico che gli rivolgeva. Gli mancava quella complicità che era nata tra loro in quegli anni. Gli mancava la dolcezza e la forza nascosti sotto l’aria pacata e tranquilla di chi ha tutto sotto controllo. Gli mancava la sua indifferenza verso i loro atteggiamenti stupidi quando prendevano di mira uno Slytherin e come se ne stava in disparte a guardarli attraverso una copertina di un libro senza dire niente ma guardandoli così male che il suo sguardo valeva più di mille parole.
E poi gli mancavano le loro corse notturne, nelle fredde notti di luna piena, quando Remus si tramutava in lupo mannaro e loro in un topo, un cervo e un grosso cane nero.
Ecco, queste cose gli mancavano più di tutte durante l’estate. Durante l’estate passata a casa di genitori isterici che credevano nel lavoro di Lord Voldemort. Non che fossero Death Eaters, questo no, però in compenso se la prendevano con lui perché era amico di Muggles, perché non credeva in Voldemort e perché riteneva il suo algido fratellino assai poco intelligente.
Non c’è bisogno di dire, infatti, che Regulus Black, fratello minore di Sirius Black, era il cocco di mamma e papà!
Non che Sirius odiasse Regulus, era pur sempre suo fratello, per l’amor del cielo!, ma anche suo fratello aveva le stesse idee dei loro genitori e quindi divergenti con le sue.
Sbuffò.
Non aveva voglia di pensare a queste cose. Tanto i suoi parenti ignoravano lui e lui ignorava loro. Quindi il problema non sorgeva.
L’unica cosa che doveva occupare la sua mente, si disse, era l’imminente ritorno ad Hogwarts per frequentare il settimo ed ultimo anno. Ecco, doveva concentrarsi su questo e sul modo più divertente di passare l’anno.
Ma di questo non doveva preoccuparsi.
Con i suoi amici l’anno sarebbe passato in un batter d’occhio.
Purtroppo, si disse.
Sì, purtroppo, perché dopo la fine della Scuola, si sarebbe ritrovato inevitabilmente solo. E anche se i suoi amici gli fossero rimasti vicini, non avrebbero più avuto modo di essere in contatto ogni giorno e di divertirsi e consolarsi a vicenda, come facevano ora.
Inevitabilmente, si sarebbero un po’ divisi…
“Signorino Sirius, la cena è pronta” sentì la voce di Kreacher, l’Elfo Domestico, fuori dalla porta. Quindi decise di alzarsi e di uscire dalla stanza. Vide il logoro Elfo Domestico camminare curvo su se stesso mentre si contorceva la veste tra le dita magre e lunghe più del necessario. Il naso grande come una pallina da tennis colava mentre il piccolo e ricurvo Elfo borbottava a se stesso frasi sconnesse che Sirius sapeva benissimo erano rimbrotti verso di lui.
Arrivarono nella sala da pranzo, prima di entrare, si sciolse i capelli e li sistemò alla meglio con le mani. Lasciò il laccio nelle mani di Kreacher ed entrò nella grande sala dove, nella parete più grande, era appeso il grande arazzo con disegnata tutta la discendenza della famiglia Black.
Il ragazzo sbuffò stranito vedendo l’arazzo.
Aveva sempre detestato quello stupido pezzo di stoffa.
I migliori della famiglia Black, quelli che credevano DAVVERO nella Magia e nel suo relativo fare del bene, non venivano segnalati nell’albero genealogico, oppure le piccole foto venivano bruciate come se fossero spazzatura, come se fossero parassiti fastidiosi da eliminare a tutti i costi; mentre le persone maligne che credevano in Voldemort erano segnalate con tutti gli onori.
“Buona sera, Sirius” la voce fredda del padre interruppe i suoi pensieri.
“Buona sera a voi” rispose il ragazzo sedendosi al suo posto.
Osservò i suoi famigliari.
La madre, seduta alla sua destra a capotavola, vestiva con uno sfarzoso vestito rosa pieno di pizzi e merletti. I capelli castani erano rilegati in una alta cipolla molto simile a quella della Professoressa McGonagall, la loro Insegnate di Trasfigurazione nonché Vicepreside. Gli occhi della donna erano blu come quelli del figlio e la bocca carnosa sempre atteggiata a un sorriso falso e studiato.
Di circostanza.
La schiena, perfettamente dritta, mostrava il petto pieno e la pancia piatta. La mani dalle dita lunghe erano ricoperte da fini guanti bianchi molto simili a centrini.
Insomma, un soprammobile incredibilmente decorato.
E poi il suo sguardo andò dall’atro capo del tavolo, alla sua sinistra, all’altro capotavola, dove sedeva suo padre.
Sedeva come la madre, perfettamente eretto e con lo sguardo verde attento e concentrato. I capelli neri, un po’ brizzolati, ricadevano morbidi all’indietro e la pelle chiara risplendeva sotto le lenti degli occhiali. La giacca verde scuro e i pantaloni dello stesso colore erano di velluto e a Sirius fece venire in mente un enorme bottiglia simile a quella che servivano con dentro la Butterbeer.
E poi il suo sguardo cadde di fronte a lui, sul suo perfetto fratellino.
Lo osservò.
Per chi non li conosceva, mai avrebbero detto che erano fratelli!
Non potevano essere più diversi.
Regulus era piccolo e magro, con la pelle bianca come porcellana e gli occhi verde bottiglia. I capelli, castani come quelli della madre, erano mossi e lunghi fino alle spalle e il naso era piccolo e alla francese.
Insomma, l’opposto di Sirius.
Totalmente l’opposto.
“Hai finito i compiti, Sirius?” chiese la madre con voce melliflua e fastidiosamente acuta.
“Sì, mamma” mentì lui.
Ovviamente non era cero. Né aveva ancora tantissimi, se non addirittura tutti, da fare, ma voleva evitare ogni possibile litigio con i genitori. Non aveva affatto voglia di sentirsi dire che non era bello e bravo come il fratello che, già al sesto anno ad Hogwarts, aveva ottenuto più G.U.F.O. di lui (cosa non vera che si era inventata la madre ma che Sirius non aveva ribattuto onde evitare un urlo acuto e fastidioso della donna).
“Bene, bravo” disse il padre con calma ma con sempre una nota di fermezza “Hai già fatto i bagagli per la partenza di domani?” chiese ancora il padre.
“Devo solo mettere qualcosa nel baule, ma il grosso è fatto” rispose il ragazzo con sicurezza anche se sapeva perfettamente di non aver neanche cominciato a fare i bagagli.
“Bene. Meglio così” disse la madre per poi sbattere le mani e sui loro piatti apparve tutto quello che una cena di alto lignaggio avrebbe richiesto.
“Sirius, come è il sesto anno, a Hogwarts?” chiese ad un tratto Regulus rialzando il viso dal piatto pieno di ogni ben di Dio.
“Niente di che, molto più difficile il quinto. Ma poi tanto tu che lo chiedi a fare, stai sempre sopra i libri! Povero secchione che si perde la vita!” sbottò Sirius con aria sarcastica.
Aveva detto di voler evitare ogni scontro…
Con il suo comportamento non aveva di certo adempito ai suoi propositi, però…
Non poteva starsene zitto!!
Era più forte di lui!!
Quel deficiente di suo fratello, bravo secchione che non era altro, gli andava a chiedere com’era il sesto anno, con quella faccia da schiaffi di chi ha deciso di incastrarti ad ogni costo e lui ci era caduto come un pollo, e lo sapeva bene, ma non si era potuto evitare di sbottare quella frase perché era vero. Suo fratello era uno stupido secchione. E a lui giravano paurosamente le palle a guardare quella faccia canzonatoria.
Era stato stupido a rispondergli in quel modo, lo sapeva bene, ma in quel momento l’unica cosa che desiderava era andarsene di lì il prima possibile!
“Sirius!!” lo sgridò la madre “Ti sembra questo il modo di rivolgerti a tuo fratello??”
“Scusa, mamma. Ma ho solo detto la verità” si difese Sirius.
E vide la madre diventare rossa come il pomodoro cotto che aveva nel piatto, gli occhi ridurglisi a due fessure e la bocca le cominciò a tremare in maniera preoccupante.
“Vai subito in camera tua! Non voglio rivedere la tua faccia fino a domani mattina!!” disse la donna alzandosi in piedi di scatto e puntando l’indice contro il figlio con faccia furente.
“Con piacere. Non vedevo l’ora!” disse Sirius lanciando il tovagliolo sul tavolo facendo cadere il suo bicchiere e alzandosi di scatto facendo cadere anche la sedia.
Si diresse a passo spedito verso la porta mentre con la coda dell’occhio vedeva il fratello sorridere maligno.
Bravo Regulus, pensò Sirius, hai ottenuto ciò che volevi! E anche io!
Con uno scatto chiuse la porta che procurò un rumore sordo che riempì la casa.
Si diresse verso le scale e le salì sbatacchiando con gli stivali.
Sapeva bene che ai suoi genitori dava tremendamente fastidio… e per questo era più che felice di farlo!
Si sentiva stufo, frustrato e amareggiato. Non vedeva l’ora di andarsene da lì e tornare a Hogwarts.
Si rilassò pensando che mancava solo una notte e che la mattina dopo, alle 11, sarebbe stato sul treno che lo avrebbe portato alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts insieme ai suoi amici più cari a scherzare e a raccontarsi come erano trascorse le vacanze.
Arrivato nella sua stanza prese il suo baule e lo aprì buttandoci dentro alla rinfusa tutta la sua roba.
Quando ebbe finito lo chiuse con uno scatto e lo tirò giù dal letto mentre un ticchettio fastidioso batteva alla finestra.
Piove anche, adesso!, pensò sbuffando Sirius.
Voltò lo sguardo verso la finestra per vedere la pioggia, cosa che non gli era mai piaciuta perché lo costringeva a stare al chiuso e lui ODIAVA stare al chiuso, ma si accorse che il ticchettio insistente non era dato dalla pioggia bensì da un gufo molto arruffato e molto arrabbiato che beccava con insistenza e frenesia il vetro della finestra per richiamare la sua attenzione.
Il ragazzo si precipitò alla finestra e l’aprì mentre il gufo entrava dopo avergli beccato un dito.
“Ahi!” gemette Sirius tenendosi il dito colpito.
Ma poi il dolore gli passò pensando alla lettera.
Chi poteva essere? Forse i suoi amici? Ma che motivo avevano di scrivergli se si sarebbero poi rivisti il giorno seguente? Comunque era inutile interrogarsi, bastava andare dal gufo e prendergli la lettera che era appesa sulla sua zampa; quindi decise di compiere i suoi propositi e slegò la lettera dalla zampa dell’animale che volò subito via.
Aprì con riluttanza la lettera e lesse:
“Caro Sirius,
sono Remus. Volevo solo scriverti per dirti che non mi troverete al Binario 9 ¾, quest’anno, quindi non preoccupatevi e partite tranquilli. Forse non verrò fino a metà anno, forse non ci verrò affatto. Ti starai chiedendo perché. Per il semplice fatto che i vicini hanno scoperto che sono un lupo mannaro e io e mia madre dobbiamo cambiare casa. Quindi io rimarrò con lei per cercare un appartamento e un nuovo lavoro. Non me la sento di lasciarla sola, scusa. Purtroppo i vicini hanno sentito i miei gemiti dalla cantina e si sono insospettiti e hanno chiesto a degli Investigatori di indagare e quando hanno scoperto la verità ci hanno minacciato dicendo che se non ce ne fossimo andati, ci avrebbero denunciato al Ministero. Quindi ora dobbiamo cercarci un nuovo appartamento. Chiedi scusa anche agli altri e digli che li ringrazio per la loro amicizia. E ringrazio anche te per essermi sempre stato vicino, Sirius. Grazie davvero di cuore. Saluta tutti e chiedi di non rintracciarmi. Sarò io a farmi vivo quando avrò il tempo per farlo.
Con affetto,
Remus”
A Sirius prese un colpo.
Rilesse almeno 10 volte la breve lettera come se sperasse che le parole e la calligrafia (inconfondibilmente di Remus) cambiassero, ma questo non avvenne.
Perché doveva succedere tutto questo??
Povero Remus e povera Signora Lupin…
Sirius sentì di odiare i vecchi vicini della famiglia Lupin per averli minacciati di andarsene al più presto.
Tutte le sfortune alla famiglia Lupin! Prima la scomparsa prematura del padre per cercare di difendere Remus dal lupo mannaro e poi la maledizione che colse Remus e il continuo cambiare casa e lavoro per la Signora Lupin.
Ma stavolta non sarebbe stato a guardare. Era stufo della sua impotenza.
“ANDREA!! Vieni qui immediatamente!” urlò con tutto il fiato che aveva in gola.
“Ordini, signorino” disse l’uomo entrando e inginocchiandosi subito con la testa china.
Indossava una divisa nera e i capelli neri erano tenuti fermi da un laccio mentre il viso era coperto da una maschera nera.
“Ho un lavoro per te, Andrea” disse Sirius.
Edited by Tezuji - 10/9/2006, 23:56
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